Il paese che vuole “esportazione la democrazia e il rispetto dei diritti umani”, anche e soprattutto con la guerra, pare decisamente incapace di correggere il razzismo dei propri uomini in divisa.
Il 4 aprile a Grand Rapids, in Michigan, ma la polizia ha diffuso il filmato solo ora, un agente bianco ha ucciso un giovane afroamericano che aveva già immobilizzato a terra.
Le immagini, riprese da diverse telecamere, mostrano il 26enne Patrick Loyola a terra e un poliziotto bianco che lo bracca con la gamba sulla schiena. Fin lì la resistenza dell’ucciso si era limitata a non voler essere colpito con taser – la pistola elettrica teoricamente destinata ad evitare l’uso sconsiderato di armi da fuoco, ma anch’essa pericolosissima.
“Lascialo”, si sente urlare il poliziotto. “Lascia il taser”, ripete l’agente prima di estrarre la pistola e colpire il 26enne alla testa. Il ragazzo era stato fermato per normale un controllo stradale.
“Durante lo scontro l’agente ha sparato. Sarà trattato come chiunque altro“, afferma il capo della polizia Eric Winstrom senza rilasciare il nome dell’agente. “Se sarà incriminato riveleremo il nome“, aggiunge.
La diffusione del video è stata preceduta da una manifestazione davanti al commissariato della polizia. Centinaia di persone sono infatti scese in piazza per chiedere giustizia per Loyola cantando ‘Black Lives Matter‘ e ‘No justice, no peace‘.
La famiglia di Loyola è originaria del Congo, arrivata negli Usa nel 2014.
Di fronte alle immagini scioccanti, che gli sono state mostrate prima di renderle pubbliche, il padre di Loyola è rimasto gelato, “quasi svenuto” di fronte a suo figlio “sdraiato a terra con un agente sopra di lui che ha tirato fuori la pistola e gli ha sparato alla testa“, ha raccontato il pastore Israel Siku che ha accompagnato il papà del ragazzo alla polizia.
“È stata un’esecuzione“, ha commentato la famiglia. “Ancora una volta ci viene ricordato quanto velocemente l’interazione con la polizia può rivelarsi fatale per un afroamericano negli Stati Uniti“, afferma il legale dei diritti civili Benjamin Crump, l’avvocato che si è occupato del caso di George Floyd, il volto del movimento Black Lives Matter.
Qui siamo decisamente oltre quell’omicidio, perché non c’è neanche quel margine di errore di valutazione, da parte dell’agente.
È infatti possibile non rendersi pienamente conto che la pressione del ginocchio sul collo stia provocando la lenta morte dell’immobilizzato. Ma se si spara in testa, a bruciapelo, si sa che si sta uccidendo un essere umano. E si vuole fare proprio quello.
A quanto pare, i “valori dell’Occidente” sono una bella narrazione da vendere al mondo tramite media particolarmente servili. Ma non entrano in testa neanche a chi è incaricato, istituzionalmente, di renderli possibili.
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