La BDA, associazione degli industriali tedeschi (Confindustria, insomma), e la DGB, associazione dei sindacati tedeschi, hanno firmato una nota congiunta nella quale hanno espresso opposizione all’ipotesi di un embargo sul gas russo, paventando una deindustrializzazione della Germania.
In una dichiarazione congiunta all’agenzia Dpa, i presidenti delle due associazioni, Rainer Dulger (BDA) e Rainer Hoffmann (DGB), hanno sottolineato che le sanzioni dovrebbero essere mirate, esercitare pressione sul destinatario e prevenire il più possibile danni alla propria economia.
Secondo Dulger e Hoffman un blocco delle importazioni di gas russo avrebbe invece conseguenze molto più gravi per l’economia e il mercato del lavoro tedeschi che per la Russia.
“Un immediato embargo sul gas comporterà perdite di produzione, arresti della produzione, ulteriore deindustrializzazione e continue perdite di posti di lavoro”, avverte la nota. “Nei prossimi mesi avremo ancora molti problemi da risolvere. Non possiamo agire da una posizione di debolezza”, hanno concluso i due presidenti.
Il portavoce del governo tedesco, Wolfgang Buechner, aveva chiarito in precedenza che le autorità di Berlino si oppongono all’imposizione immediata di un embargo sulle forniture di petrolio e gas dalla Russia.
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha più volte sottolineato che il suo esecutivo sta seguendo una strategia di riduzione graduale della dipendenza dalle forniture energetiche russe.
A sua volta Robert Habeck, vicecancelliere e ministro dell’Economia, ha annunciato l’introduzione di un piano di emergenza in caso di cessazione dell’approvvigionamento energetico dalla Russia. Secondo le previsioni ufficiali del ministero guidato da Habeck, la Germania non potrà raggiungere la piena indipendenza dal gas russo prima dell’estate del 2024.
Il petrolio ai massimi da 3 settimane
I prezzi del petrolio sono saliti ai massimi da quasi tre settimane sui timori per l’offerta globale con l’aggravarsi della crisi in Ucraina che solleva la prospettiva di sanzioni più pesanti da parte dell’Occidente sul principale esportatore, la Russia.
I futures del Brent avanzano dello 0,73% a 112,51 dollari al barile, dopo aver toccato il massimo dal 30 marzo di 113,80 dollari.
I futures statunitensi del West Texas Intermediate sono saliti dello 0,69%, a 107,69 dollari al barile, dopo aver guadagnato fino a 108,55 dollari, il massimo dal 30 marzo.
Secondo gli analisti, la guerra tra Russia e Ucraina, senza segni di un cessate il fuoco, sta alimentando i timori di approvvigionamento, soprattutto perché la domanda dovrebbe aumentare con l’avvicinarsi della stagione di guida nell’emisfero nord.
Le previsioni per il mercato del petrolio sono favorevoli a una tendenza rialzista questa settimana con una limitata offerta aggiuntiva proveniente dai principali produttori di petrolio per compensare un flusso ridotto dalla Russia.
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