La mattina del 1 agosto di 30 anni fa, le lavoratrici e i lavoratori italiani scoprirono che non ci sarebbe più stata la “scala mobile” a far tenere il passo ai salari rispetto all’aumento dei prezzi. La scala mobile uguale per tutti e per tutte le categorie di lavoratori, era un meccanismo strappato con le lotte operaie a metà degli anni Settanta, che adeguava automaticamente i salari rispetto all’andamento del carovita.
Trenta anni fa, il 31 luglio 1992, i segretari generali di Cgil Cisl e Uil siglavano con il governo Amato e la Confindustria la cancellazione della scala mobile, condizione richiesta ai sindacati e imprescindibile per evitare le dimissioni di un governo imposto, fu solo il primo di una lunga lista, dal “vincolo esterno europeo” e dall’emergenza della crisi monetaria scatenata dalla speculazione sulla lira.
Da quel giorno i salari dei lavoratori italiani sono arretrati fino a divenire il fanalino di coda a livello europeo, con l’Italia unico Paese in cui si registra il segno meno nella crescita salariale.
Contro quell’accordo si scatenò una straordinaria stagione di lotte operaie e sindacali, la “stagione dei bulloni” venne definita, per l’accoglienza che i lavoratori riservarono ai segretari di CgilCislUil che andavano nelle piazze a cercare di spiegare l’inspiegabile, cioè che avevano accettato di tagliare per sempre i salari e gli stipendi per difendere il governo dei padroni e del Trattato di Maastricht.
L’assenza di un meccanismo di adeguamento dei salari e degli stipendi all’inflazione, ha prodotto un vero e proprio collasso della capacità di acquisto delle famiglie. Una ipoteca che con la ripresa incalzante dell’inflazione sta già minacciando pesantemente il potere d’acquisto delle retribuzioni e annuncia scenari ancora peggiori per l’autunno.
“Oggi come ieri i segretari di Cgil Cisl e Uil sono pronti a lanciare una ciambella di salvataggio ai padroni e alle politiche economiche dell’Unione Europea” – scrive in una nota l’Unione Sindacale di Base – “La repressione delle lotte, l’uso delle magistratura contro le avanguardie sindacali vanno lette anche in questo quadro di evidente necessità di ripresa delle lotte contro l’austerità. Oggi come ieri non staremo a guardare”.
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