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28/08/2022

L’Italia non farà il vitello grasso da arrostire

di Guido Salerno Aletta

L'economia mondiale assomiglia ad un flipper: chi fugge impaurito dai pericoli di un baratro rischia di cadere in un altro peggiore.

I capitali abbandonano l'euro, che da un anno si svaluta rispetto al dollaro: sono stati attratti da tempo dai più alti tassi di interesse che si ottengono investendo sui titoli statunitensi, ed ora continuano ad abbandonare il Vecchio Continente nonostante l'economia americana abbia preso a vacillare pericolosamente, dopo essere già entrata tecnicamente in recessione.

"Il deficit federale americano si ingigantisce": è vero!

"Il saldo commerciale statunitense con l'estero continua a peggiorare": sì, lo si vede mensilmente!

"I dati del PMI degli USA vanno abbondantemente al di sotto di quota 50, in peggioramento rispetto alla previsioni!": purtroppo!

Ma tutto questo è sempre meglio delle prospettive terrorizzanti della crisi sociale, economica e politica che incombe sul Vecchio Continente per lo shock energetico innescato dapprima dalle decisioni sulla transizione ambientale e da sei mesi a questa parte dalla guerra in Ucraina.

La guerra dell'Ucraina per riconquistare il Donbass e la Crimea è ineluttabile, le sanzioni alla Russia sono ineliminabili. Ed è ininfluente che i danni subiti dall'Europa che mette le sanzioni, superino quelli inferti alla Russia.

Mentre in Europa i prezzi del gas continuano a salire, soprattutto quelli a termine, sospinti dalle negoziazioni sui futures alla Borsa di Amsterdam, dove operano operatori finanziari avvezzi ad ogni genere di speculazione, i governi cercano di rimediare a valle, con misure fiscali parziali e provvisorie: molte imprese cominciano a ridurre la produzione, ed in autunno si fermeranno.

Ci troviamo alle soglie di una prospettiva catastrofica: inflazione a doppia cifra, trainata dall'aumento dei prezzi dell'energia, e recessione economica. Non esiste un termine per descrivere quanto accadrà, perché anche quello storico di "stagflation" è ampiamente insufficiente. Si dovrebbe coniarne uno nuovo, che metta insieme l'inflazione che determina recessione: "infrecession"

I Governi europei non possono aumentare il deficit, dopo aver accumulato debiti pubblici colossali nel biennio di crisi pandemica.

La BCE cerca di aumentare i tassi: mentre ha teoricamente l'obiettivo di contrastare l'inflazione, ha praticamente il problema di controllare gli spread sui debiti pubblici: il programma TPI, che prevede il reimpiego della liquidità derivante dal turnover dei titoli in scadenza a favore di quelli più bersagliati, come quelli italiani, rischia di essere insufficiente.

Le scommesse al ribasso dei Fondi che hanno chiesto a prestito titoli italiani per oltre 38 miliardi di euro, sono la prova che è pronta la spallata all'euro.

L'Italia è il bersaglio perfetto per far saltare l'euro, ed assicurare così al dollaro per qualche altro decennio una dominanza che è diventata sempre più precaria: ci siamo colpevolizzati per decenni, ci siamo schiacciati supinamente su ogni richiesta di Bruxelles, abbiamo considerato il vincolo esterno come unica ancora di salvezza. Abbiamo sacrificato la produttività per la competitività, il mercato interno per il mercantilismo, la rendita finanziaria per il profitto d'impresa.

In Italia, abbiamo azzerato da ormai tre decenni gli investimenti pubblici infrastrutturali che aumentano la produttività generale per raggiungere il pareggio di bilancio, in un contesto di stagnazione perenne. Lo stesso hanno fatto le imprese, per tirare su i profitti solo tagliando i costi di gestione e del personale.

Non si tratta, ora, solo di resistere agli attacchi portati all'Italia.

Non basta opporsi alla speculazione finanziaria internazionale che punta strumentalmente al default dell'Italia per fare collassare l'euro a favore del dollaro.

L'Italia deve tornare a crescere, comunque sia: dentro o fuori dell'euro.

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