Un altro alleato storico degli Usa in America Latina sta dando il suo saluto allo Zio Sam. La Colombia di Gustavo Petro, eletto neo presidente, sta delineando le sue scelte di politica estera e interna in dissonanza alla consolidata subalternità del paese agli interessi Usa.
In un lungo servizio, l’agenzia Nova rammenta che “Con 200 anni di relazioni diplomatiche alle spalle, Bogotà è da tempo considerata da Washington capitale di riferimento nel Sud America su temi chiave come la lotta al traffico di droga, sviluppata anche grazie alla collaborazione strategica con il Comando sud (United States Southern Command). Inoltre, per anni, i due Paesi hanno fatto fronte unico opposto non solo a Cuba, ma anche agli altri governi ‘neo socialisti’ della regione, come Nicaragua e, soprattutto, il Venezuela”.
Ma, secondo il reportage di Nova, i passi mossi da Petro, in poco meno di due settimane di presidenza, spingono la Colombia su uno scenario diverso. “Il Paese riallaccia i rapporti diplomatici con Nicolas Maduro, disconoscendo nei fatti il leader oppositore ancora formalmente interlocutore Usa, ma – soprattutto – dando a Caracas modo di allentare ulteriormente l’isolamento politico e commerciale creato anche dalle sanzioni del Tesoro Usa”.
Inoltre Petro ha inviato una propria delegazione all’Avana per riallacciare i negoziati con l’Esercito di liberazione nazionale (ELN), la formazione guerrigliera più potente dopo la dissoluzione formale delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). L’ELN come gesto di buona volontà ha liberato 6 tra militari e poliziotti che teneva prigionieri.
Al tempo stesso, il governo ha dato il via a una rivoluzione nel sistema della difesa e della sicurezza: al ministero della Difesa va un magistrato divenuto celebre per le inchieste che hanno svelato le trame tra le Forze Armate, la guerriglia ideologica, i gruppi paramilitari e le bande criminali.
Un cambio pagina che si è tradotto da subito in un profondo rimpasto dei vertici militari, accendendo la curiosità sul futuro della cooperazione sulla Difesa con gli Usa.
Le decisioni presidenziali hanno portato a una nuova leadership delle Forze Armate composta dai generali Luis Carlos Córdoba Avendaño, Luis Mauricio Ospina, Helder Fernán Giraldo Bonilla, dal viceammiraglio José Joaquín Amézquita García e dal generale Henry Armando Sanabria Cely, nella polizia.
Resumen Latinoamericano afferma che con questa misura, il presidente ha escluso 55 generali dalla nuova leadership militare e di polizia. Si tratta della più grande ristrutturazione dello stato maggiore nella storia recente del Paese. Si vuole un corpo di ufficiali che non sia macchiato dal sangue degli umili massacrati e che non sia un gruppo di ladri.
L’intervento di Petro sui vertici militari è stato rapido. Per avere un’idea, Duque ha impiegato quattro mesi per applicare i suoi aggiustamenti militari per infiltrare le unità neonaziste uribiste nel dicembre 2018, mentre Petro ha deciso di fare questo intervento il sesto giorno della sua amministrazione.
Nella storia della Colombia non c’è mai stata una pulizia così massiccia di generali come quella che Petro ha fatto ieri con il suo ministro della Difesa.
Infine c’è la promessa di Petro di voler riscrivere il tema del contrasto ai narcotrafficanti, abbandonando la strategia “fallimentare” della “guerra alla droga” imposta dagli Usa. Un approccio inaugurato in Colombia a inizio anni ’70 con il contributo determinante degli Stati Uniti, che “ha rafforzato le mafie e indebolito gli Stati, ha portato gli Stati a commettere reati e ha fatto evaporare l’orizzonte della democrazia“.
“Vogliamo aspettare che un altro milione di latinoamericani venga assassinato o che arrivino a 200mila all’anno i morti per overdose negli Usa?”, ha detto Petro. La proposta è quella di cambiare la visione del consumo degli stupefacenti, passando da una visione di “lotta” a una di “prevenzione”.
Fonti: agenzia Nova, Resumen Latinoamericano
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