Il superamento del mondo unipolare ad egemonia statunitense è un processo lungo, contraddittorio, costellato di momenti di crisi e reazioni violente.
In gran parte è frutto delle scelte fatte nel corso degli ultimi 30 anni dall’Occidente neoliberista (la “delocalizzazione produttiva”, in caccia del costo del lavoro più basso, ha per esempio generato competitor in grado ora di fare a meno della tutela imperialistica).
Ma è anche decisamente ovvio che queste modificazioni oggettive stiano stimolando risposte consapevoli, progetti alternativi e concorrenti. Il superamento dell’unipolarismo verso un sistema multipolare – che ha l’indubbio problema di costruire una nuova governance globale – è vissuto dall’Occidente come un incubo, ma dal resto del mondo come un’opportunità. Che naturalmente è tale sia per nuove ambizioni imperiali, sia per ipotesi di liberazione.
Sarebbe bene cominciare a rendersene conto. Se non altro per non continuare a rinchiudere le prospettive di cambiamento sociale all’interno delle declinanti sorti dell’imperialismo neoliberista...
In gran parte è frutto delle scelte fatte nel corso degli ultimi 30 anni dall’Occidente neoliberista (la “delocalizzazione produttiva”, in caccia del costo del lavoro più basso, ha per esempio generato competitor in grado ora di fare a meno della tutela imperialistica).
Ma è anche decisamente ovvio che queste modificazioni oggettive stiano stimolando risposte consapevoli, progetti alternativi e concorrenti. Il superamento dell’unipolarismo verso un sistema multipolare – che ha l’indubbio problema di costruire una nuova governance globale – è vissuto dall’Occidente come un incubo, ma dal resto del mondo come un’opportunità. Che naturalmente è tale sia per nuove ambizioni imperiali, sia per ipotesi di liberazione.
Sarebbe bene cominciare a rendersene conto. Se non altro per non continuare a rinchiudere le prospettive di cambiamento sociale all’interno delle declinanti sorti dell’imperialismo neoliberista...
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La creazione di un nuovo sistema finanziario globale nel contesto del mondo multipolare è un processo “irreversibile”, ha affermato venerdì il vice ministro degli Esteri russo Alexander Pankin in un’intervista con la TASS.
Il vice ministro degli Esteri ha indicato che sono già stati creati “con successo” meccanismi bilaterali con diversi Paesi per effettuare pagamenti in valute nazionali alternative a quelle occidentali. In questo senso, ha sottolineato che è contemplata la possibilità di sostenere in rubli alcune categorie di articoli, anche in materia di energia e alimenti. In questo modo “si stanno gettando le basi di un sistema finanziario mondiale multipolare”, ha sottolineato Pankin.
A giugno, il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato che i paesi che fanno parte dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) stanno valutando la possibilità di creare una valuta internazionale di riserva sulla base delle loro rispettive monete. “Il sistema di messaggistica finanziaria della Russia è aperto per collegare le banche dei cinque paesi. L’espansione geografica del sistema di pagamento Mir russo è in corso”, ha affermato il presidente in quell’occasione.
Lo scorso 5 agosto Putin e il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, hanno concordato di stabilire parzialmente in rubli i pagamenti per le forniture di gas da Mosca.
Allontanarsi da un dollaro e da un euro “tossici”
D’altra parte, l’alto diplomatico ha indicato che Mosca si allontanerà dal dollaro e dall’euro – che ha definito “tossici” – nei progetti commerciali e di investimento con i suoi partner di fronte alla “crescente pressione geopolitica dell’Occidente collettivo”.
Secondo Pankin, il sistema finanziario esistente ha mostrato la sua “scarsa utilità” nel contesto del mondo multipolare, essendo diventato “uno strumento per raggiungere gli obiettivi politici di un gruppo di paesi”.
“È ovvio che nelle condizioni attuali l’Occidente intende continuare ad abusare della sua posizione privilegiata. È incoraggiante notare che molti paesi, che vedono queste sanzioni illegali e senza precedenti contro la Russia, hanno riflettuto sulla necessità di de-dollarizzare la propria attività economica estera nell’interesse della propria sovranità. Risulta che il compito è fattibile se c’è volontà politica”, ha affermato il viceministro degli Esteri.
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