A conti fatti, se volessimo stilare una classifica dei partiti italiani sulla base di un ipotetico range che si estenda tra i due estremi della nota dicotomia “sistema-antisistema”, il partito che, sulla base delle politiche perseguite e poi, una volta al governo, messe in atto con cristallina efficienza e senza colpo ferire, e che, dunque, risulta più saldamente ed utilmente collocato sul punto più estremo del range coincidente, peraltro, con un ultraliberismo sfrenato cui si è aggiunto, di recente, anche un granitico ed ostentatissimo oltranzismo atlantista e guerrafondaio, non possiamo che constatare che quel partito è, in tutta evidenza, il Partito Democratico.
E poi, non è affatto un caso che le porte girevoli del #PD, da decenni siano sempre aperte per quei sindacalisti di vertice che hanno servito fedelmente potere e padroni, i quali potranno così aggiungere alle pensioni d’oro da dirigenti sindacali apicali (in base ad una legge ad hoc del 1996) anche lo stipendio da parlamentare o da senatore. Tradizione consolidata da decenni di cui hanno ampiamente goduto i “pezzi grossi” di #Cgil , #Cisl e #Uil.
In cambio, hanno portato in dote al padronato i salari e gli stipendi più bassi d’Europa, il precariato di massa, la progressiva e sistematica distruzione dei diritti fondamentali dei lavoratori (che pure erano stati conquistati in decenni di dure lotte); 3-4 morti sul lavoro al giorno e 17.000 morti di lavoro e sul lavoro negli ultimi dieci anni; l’età pensionabile più alta di tutta la zona euro e, dulcis in fundo, pensioni da fame nera.
Più servi di così?
Di solito per arrivare a raggiungere questi risultati ci vuole, perlomeno, un colpo di Stato alla cilena o un golpe bianco tipo quello che avvenne in Italia alla fine degli anni Settanta.
Da noi, invece, basta una letterina proveniente da Bruxelles o dal Fondo Monetario Internazionale (il cui ex direttore agli affari fiscali, guarda caso, è stato candidato ora dal PD in un collegio blindato per andare a fare il senatore), oppure, una manovra finanziaria che faccia impennare lo spread per un lasso di tempo limitato, ed un governo tecnico come è successo anche per l’ultimo guidato da Mario Draghi.
Ovvero, un governo sostenuto da quasi tutti i partiti ma guidato in maniera autoritaria da un banchiere di rango internazionale ed in ottimi rapporti con i rapaci colossi della finanza mondiale.
Ma, soprattutto, sono necessari partiti e sindacati che avallino e collaborino, attivamente ed organicamente, alla macelleria sociale di turno, alle privatizzazioni selvagge, alle manovre finanziarie sempre più ferocemente antipopolari.
Una specialità tutta italiana.
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