La campagna elettorale in Brasile è iniziata formalmente martedì 15 agosto con Lula che ha visitato lo stabilimento automobilistico della Volkswagen nella cintura industriale di San Paolo, dove ha ricordato le sue origini di leader metalmeccanico, mentre Bolsonaro ha scelto di ricandidarsi a Juiz de Fora, la città del Minas Gerais dove è stato accoltellato nel 2018, un mese prima delle elezioni che lo hanno portato alla presidenza.
Il clima politico si va facendo sempre più pesante nel principale paese dell’America Latina.
Il presidente brasiliano di ultradestra Jair Bolsonaro sta ricorrendo a tutti i mezzi possibili per ottenere la rielezione: dalla minaccia di ignorare i risultati elettorali se non gli saranno favorevoli, a un colpo di Stato, a un bombardamento permanente di fake news da parte dei social network e dei media, fino a scatenare una guerra religiosa da parte del governo e delle chiese pentecostali per impedire la vittoria dell’ex presidente progressista Luiz Inacio Lula da Silva.
I candidati alla presidenza saranno dodici, tra cui quattro donne: Simone Tebet, del Movimento Democratico Brasiliano; Vera Lúcia Salgado, del Partito Socialista Operaio Unificato; Soraya Thronicke, di Unione Brasile; e Sofia Manzano, candidata del Partito Comunista Brasiliano.
Tuttavia, i due grandi favoriti sono l’ex presidente progressista Luiz Inácio Lula da Silva del Partito de Trabjadores e l’attuale leader dell’ultradestra e neopentacostale Jair Bolsonaro, che martedì ha dato il via a un’accesa fase finale di campagna elettorale, in cui il governo sta investendo milioni di dollari.
La campagna di Bolsonaro per la rielezione sta investendo nel pericoloso percorso di quella che viene definita “la Jihad di Bolsonaro”, la guerra religiosa, come parte della guerra totale condotta contro l’ex presidente Lula, afferma l’analista Jeferson Miola. Sabato 13, a Rio, Bolsonaro ha completato la sua undicesima partecipazione dell’anno alla Marcia per Gesù: un evento evangelico che si tiene ogni 20 giorni.
Nelle ultime settimane Bolsonaro ha ripreso le sue frequentazioni con i leader evangelici più settari, fondamentalisti e radicalizzati. La campagna di Bolsonaro ha anche intensificato la presenza del presidente e di sua moglie Michelle in cerimonie e funzioni evangeliche, in cui non mancano appelli incendiari.
La partecipazione di Bolsonaro alle attività evangeliche, così come alle lauree e alle decorazioni per la polizia e i militari, fa parte del suo programma principale. Questa singolare routine presidenziale funge da bussola che segnala la strategia della sua campagna.
Questa settimana è andato in onda un servizio sulla stazione radiofonica di Radio Globo sul come i pastori neopentecostali abbiano trasformato i culti in spazi di agitazione politica dove diffondono notizie false. Il più ripetuto è che ci sarà una massiccia chiusura di chiese se il “comunismo” vincerà con Lula.
Recenti sondaggi concordano sul fatto che il presidente di ultradestra ha con sé la maggioranza degli elettori evangelici, mentre Lula sta vincendo tra quelli cattolici.
L’agenzia Quaest ha pubblicato questa settimana un sondaggio in cui Lula ha il 45% delle intenzioni a livello generale contro il 33% del suo avversario in vista del primo turno del 2 ottobre, e in caso di ballottaggio l’ex presidente sarebbe eletto con il 51% contro il 38% di Bolsonaro. Ma lo stesso sondaggio avverte la crescita di Bolsonaro a Rio de Janeiro
Alcuni giorni fa è stato insediato il nuovo capo del tribunale elettorale, il giudice Alexandre de Moraes, sotto la cui giurisdizione si svolgeranno le elezioni in cui potranno votare 156 milioni di cittadini, un numero che supera le popolazioni di Messico e Venezuela messe insieme. Ma proprio contro de Moraes la destra sta montando una campagna demolitrice a causa di una inchiesta giudiziaria.
Il Supremo Tribunal Federal, il massimo organismo della giustizia del Paese, ha autorizzato le perquisizioni nelle case e il blocco ai profili social di otto imprenditori vicini al presidente Jair Bolsonaro. Gli uomini d’affari sono stati accusati di aver inneggiato a un possibile colpo di Stato per contrastare l’eventuale vittoria del leader dell’opposizione Luiz Inácio Lula da Silva alle elezioni presidenziali, in programma il prossimo 2 ottobre, sulla base di alcune rivelazioni del quotidiano online Metrópoles.
L’azione della polizia federale ai danni degli imprenditori è stata infatti avviata dopo che il giornale ha reso pubbliche una serie di affermazioni che gli imprenditori si sono scambiati su un gruppo Whatsapp.
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