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17/08/2022

Africa - Parigi contestata anche in Niger e Burkina Faso

Il giornale Le Monde annuncia che anche l’ultimo soldato francese dell’operazione Barkhane ha lasciato il Mali. L’operazione militare francese nel paese africano è durata 9 anni e si è conclusa in modo umiliante per l’ex potenza coloniale.

Lunedì 15 agosto, “l’ultimo distaccamento della forza Barkhane presente sul territorio maliano ha attraversato il confine tra il Mali e il Niger”, ha annunciato lo Stato Maggiore dell’esercito francese.

I primi soldati francesi erano stati dispiegati in Mali nel 2013 nell’ambito dell’operazione antiterrorismo “Serval”, diventata “Barkhane” l’anno successivo. Gli ultimi soldati, partiti lunedì, si trovavano nel campo di Gao, la principale base militare dell’operazione francese di 5.100 uomini nel Sahel, presente in Mali, Niger e Ciad.

Al di là delle parole formali, la fine dell’operazione Barkhane in Mali rappresenta uno “smacco” per la Francia.

La rivista africana Jeune Afrique riferisce che il 16 agosto, il ministro degli Esteri del Mali Abdoulaye Diop ha scritto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per chiedere una riunione d’emergenza sulla situazione nel suo Paese. Nella sua lettera il capo della diplomazia moltiplica le accuse contro la Francia e i suoi soldati – l’ultimo dei quali ha lasciato ufficialmente il territorio maliano il 15 agosto.

I rapporti tra il nuovo governo di Bamako e Parigi avevano cominciato a incrinarsi dopo i due colpi di stato che hanno portato i militari al governo del paese, condannati da Macron.

Poi la crisi diplomatica è salita di tono con la cacciata dell’ambasciatore francese dalla capitale del Mali, per incrinarsi definitivamente con le accuse portate dalla Francia della presenza in Mali dei contractors russi della Compagnia Wagner. È della settimana scorsa l’arrivo in Mali di armamenti russi, compresi aerei ed elicotteri. Si tratta di quattro aerei da addestramento avanzato e attacco L-39, un aereo da attacco Su-25, un elicottero Mi-24P, un elicottero da trasporto Mi-8 e un aereo da trasporto tattico Airbus C295.

Il Mali, così, ha rafforzato la sua forza aerea rivolgendosi alla Russia. I due paesi, proprio grazie alla ritirata della Francia, intendono rafforzare la cooperazione bilaterale in ambito commerciale, economico e in altri settori come quello militare. Secondo quanto riferito dal presidente maliano, in un colloqui con Putin è stato trovato anche un accordo per rifornire il Mali di cibo, fertilizzanti e carburante russo.

Il precedente regime maliano, cacciato dai golpisti, era accusato di inefficienza di fronte alla minaccia jihadista che da decenni infesta il paese. La giunta militare, tuttavia, sembra anch’essa incapace di mettere un argine all’avanzata del terrorismo che ormai ha il controllo di parte del territorio del paese che usa anche come base per espandere la sua azione nei paesi vicini, in particolare quelli del Golfo di Guinea.

Da settimane, infatti, il Mali sta affrontando una recrudescenza degli attacchi jihadisti. A tale proposito il rappresentante del comando francese della Operazione Barkhane a Gao, Yves Gastine, lasciando il paese si è detto preoccupato per il futuro del paese: “La partenza di Barkhane lascerà un vuoto”.

Lo stato maggiore francese, ha però rammentato attraverso una nota, che la Francia rimane impegnata militarmente nel Sahel, nel Golfo di Guinea e nella regione del Lago Ciad con tutti i partner impegnati nella stabilità e nella lotta al terrorismo.

La missione di 300 uomini che ha lasciato la base di Gao, ha attraversato il confine per riposizionarsi in Niger, rafforzandovi la presenza militare francese nel paese, dove ci sono anche militari italiani, tedeschi e di altri paesi della Ue.

Ma anche in Niger e Burkina Faso la presenza francese viene contestata da una coalizione di organizzazioni della società civile raggruppate sotto la sigla M62 che hanno fatto appello a manifestare domani nella capitale Niamey, proprio contro il ridispiegamento in Niger della forza Barkhane, per ribadire la loro contrarietà alla presenza di basi militari francesi nel paese.

All’inizio di agosto, quindici organizzazioni della società civile nigerina hanno lanciato un movimento chiamato “M62: Unione Sacra per la Salvaguardia della Sovranità e della Dignità del Popolo” per opporsi alla presenza militare francese in Niger. Hanno chiesto “una giornata di protesta attraverso l’organizzazione di una marcia pacifica seguita da un’assemblea mercoledì 17 agosto 2022 dalle ore 9 in tutto il territorio nazionale, in particolare in tutte le principali città, dipartimenti e regioni”.

La mobilitazione annunciata per il 17 in Niger è in linea con le dinamiche osservate nel vicino Burkina Faso con una manifestazione venerdì scorso nella capitale. Venerdì la polizia ha disperso con gas lacrimogeni i manifestanti che cercavano di riunirsi a Ouagadougou per protestare contro la presenza francese in Burkina Faso.

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