Eravamo stati facili profeti pochi mesi fa segnalando i pericolosi deliri di onnipotenza del governo ucraino. La conferma di questo serio problema che viene crescendo in Europa è rilevabile dall’ennesimo scontro diplomatico tra il governo di Kiev e la Santa Sede dopo le parole di Papa Francesco il quale, denunciando “la pazzia della guerra” e le sue vittime, aveva parlato anche di “quella povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca”.
Il pontefice si riferiva a Daria Dugina, la figlia di Aleksandr Dugin, il filosofo ultranazionalista russo. Quelle parole non erano state gradite dal governo ucraino, il cui ambasciatore alla Santa Sede, Andrii Yurash, ha subito definito “deludente” il discorso del Pontefice.
Ma il governo di Kiev non si è limitato ad una nota diplomatica ed ha rincarato la dose convocando il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, per esprimere a voce “la speranza che in futuro la Santa Sede eviti dichiarazioni ingiuste che causano la delusione nella società ucraina”.
La convocazione del rappresentante diplomatico del Vaticano è stata annunciata dal ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, nell’incontro a Kiev con Di Maio. “Abbiamo studiato attentamente la dichiarazione completa di Papa Francesco” sulla morte di Dugina e “abbiamo deciso di convocare il nunzio apostolico al ministero degli Esteri per esprimere il disappunto dell’Ucraina su queste parole”, ha dichiarato Kuleba.
Poi la nota del ministero ha chiarito i toni del faccia a faccia tra la diplomazia ucraina e quella della Santa Sede. “La decisione di Papa Francesco di menzionare nel contesto della guerra russo-ucraina la morte di un cittadino russo sul territorio della Russia, con la quale l’Ucraina non ha nulla a che fare, provoca incomprensioni”, si legge nella nota diffusa dal governo di Kiev dopo l’incontro.
Al nunzio apostolico “è stato detto che l’Ucraina è profondamente delusa dalle parole del Pontefice, che equiparano ingiustamente l’aggressore e la vittima”.
“Il ministero degli Esteri dell’Ucraina – si legge ancora – ha invece richiamato l’attenzione del nunzio apostolico sul fatto che, dall’inizio dell’invasione su vasta scala della Federazione Russa in Ucraina, il Pontefice non ha mai prestato particolare attenzione alle vittime specifiche della guerra, tra cui 376 bambini ucraini morti per mano degli occupanti russi”. Inutile sperare che dalle parti di Kiev si rammentino anche le decine di bambini morti sotto i bombardamenti ucraini nelle città e nei villaggi delle Repubbliche del Donbass.
In realtà il discorso del Papa includeva un passaggio su tutte le giovanissime vittime della guerra: “Penso ai bambini, tanti morti, poi tanti rifugiati – qui in Italia ce ne sono tanti – tanti feriti, tanti bambini ucraini e bambini russi che sono diventati orfani e l’orfanità non ha nazionalità, hanno perso il papà o la mamma, siano russi siano ucraini”.
Parole ritenute inaccettabili dalle autorità di Kiev da mesi investite da un vero e proprio delirio di onnipotenza alimentato dai paesi europei e della Nato, tanto da non permettere il riconoscimento di momenti di dolore o compassione per tutte le morti, anche quelle nelle file dei nemici. Un atteggiamento che fino ad oggi abbiamo visto praticare solo da un altro paese: Israele. Una conferma che la complicità del tutto acritica del mondo occidentale con alcuni paesi non può che produrre mostri, in Medio Oriente ma anche nel cuore dell’Europa.
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