Dopo quelli ritrovati nella sede del Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement (un think thank di Washington) è stato scovato un nuovo blocco di documenti “classificati” cioè top secret, in possesso dell’attuale presidente Usa Joe Biden.
In questo secondo caso erano nel garage di una casa nel Delaware dello stesso Biden il quale ha giocato (ma forse non ha neanche il bisogno di giocarci, ndr) al “finto tonto”. “Le carte top secret trovate a Wilmington non erano in mezzo alla strada, erano al sicuro, in garage dove sono le mie Corvettes”, ha Biden detto ai giornalisti, assicurando piena collaborazione con il dipartimento di Giustizia
Ma l’ulteriore scoperta di documenti riservati al di fuori della loro sede istituzionale aumenta notevolmente l’imbarazzo della Casa Bianca e il pressing sul presidente in carica, soprattutto sul versante dell’offensiva repubblicana contro Biden, evocando un doppio standard dopo quello riservato all’ex presidente Trump in una vicenda simile.
Trump aveva subìto perquisizioni del Fbi nella sua villa di Mar-a-Lago, in Florida, dove teneva documenti segreti. Ora invoca dei raid analoghi del Fbi anche nelle abitazioni private di Biden.
Il primo blocco di circa 10 documenti “classificati” era stato rinvenuto nel vecchio ufficio di Joe Biden al Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement, un think tank di Washington che prende il suo nome dallo stesso presidente Usa. Le carte risalgono agli anni della sua vicepresidenza e sono state scovate nel novembre scorso.
Il procuratore generale Merrick Garland ha chiesto al collega di Chicago di desecretare i documenti, per poi essere consegnati agli archivi nazionali. La loro identificazione era avvenuta qualche giorno prima delle elezioni di midterm, ma non era stata resa pubblica per gli evidenti effetti sulle elezioni. Biden aveva utilizzato l’ufficio dalla metà del 2017 all’inizio della sua campagna presidenziale.
La revisione del Dipartimento di Giustizia ha lo scopo di aiutare il procuratore generale Merrick B. Garland a decidere se nominare un avvocato speciale, come quello che indaga sulla recalcitranza di Trump nel restituire tutti i documenti sensibili che conservava nella sua casa a Mar-a-Lago.
Secondo il News York Times l’inevitabile paragone del caso Trump con la vicenda Biden ha messo sotto pressione Garland, che a novembre ha deciso di affidare entrambe le indagini su Trump a un consigliere speciale, Jack Smith, per evitare accuse di vendetta politica nei confronti dell’ex presidente.
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