La tragedia avvenuta in Grecia – con centinaia tra morti e dispersi per il ribaltamento di un peschereccio al largo delle coste del Peloponneso – è la conferma del razzismo dell’Unione Europea e del comportamento volutamente criminale dei governi europei.
Non si può fermare un dramma determinato dagli stessi paesi occidentali (attraverso guerre, sfruttamento delle risorse, connivenze con governi dittatoriali) con politiche respingenti, repressive ed escludenti.
È chiaro che ogni naufragio che si trasforma in tragedia diventa un monito a ciascun migrante che progetti la traversata del Mediterraneo, nonché una dimostrazione di forza da sfoggiare ai propri elettori. L’ennesima rappresentazione di un’Europa che difende il proprio fortino.
Ma la realtà è molto più grave di come viene raccontata: dall’Unicef apprendiamo che nei primi 4 mesi del 2023 gli arrivi in Europa sono stati quasi 60.000, di cui oltre 10.500 minori, in fuga da Medioriente, Nord Africa, Africa Sub-Sahariana, Asia Centrale e Meridionale.
Nel 2022 oltre 159.400 persone sono giunte in Europa in condizioni spesso disastrose; tra loro, ben 32.000 bambini o minori di 18 anni, cioè uno su cinque. A fine 2022, 132.815 tra rifugiati e migranti risultavano presenti in Italia, Grecia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria e Serbia – i paesi più colpiti dall’emergenza – di cui 47.392 bambini e adolescenti, 21.145 dei quali non accompagnati.
L’Italia è il primo paese d’arrivo in Europa: nel 2022 ha registrato oltre 105.100 nuovi arrivi, contro i 67.400 del 2021, il numero più alto dal 2017. Nei primi 4 mesi del 2023, gli arrivi sono stati già più di 41.800 – tra cui 7.100 minori, inclusi gli oltre 4.000 non accompagnati.
I numeri così elevati, nonostante i grandi pericoli della traversata in mare, ci dicono che è necessaria una diversa politica dell’accoglienza, ma soprattutto una diversa politica della cooperazione. Andare in Tunisia e chiedere al governo tunisino di fare il lavoro sporco al posto dell’Europa è a dir poco vergognoso!
Dietro questi numeri non è difficile comprendere come un sistema sociale basato sul profitto e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo riesca a trasformare un dramma in un’occasione di profitto.
Dal business dell’accoglienza, che vede anche qui le solite vergognose truffe e speculazioni, allo sfruttamento di migliaia di persone costrette ad accettare ogni forma di condizione lavorativa, in quanto la permanenza in Italia è legata ad uno straccio di contratto di lavoro.
Il 28 aprile a Roma una grande manifestazione ha ribadito la necessità della regolarizzazione di tutti i lavoratori migranti, proprio per uscire dalla logica del ricatto padronale e per permettere la rivendicazione del diritto di essere persona, cittadino, lavoratore.
Questi temi saranno al centro dell’assemblea nazionale del movimento “Non sulla nostra pelle”: diritto al lavoro e sul lavoro, cittadinanza, questioni di genere e politiche neocoloniali nei confronti dei paesi del sud del mondo.
Sarà a Napoli il 17 e 18 giugno presso l’Ex OPG che centinaia di migranti coscienti della propria condizione si confronteranno su come organizzare le lotte dei migranti in Italia, su come il protagonismo di migliaia di lavoratori migranti possa spazzare via lo sfruttamento, il razzismo, il pietismo e l’assistenzialismo per dare vita ad un percorso di affermazione dei diritti.
Un’occasione in più per rilanciare la manifestazione nazionale contro il governo Meloni del 24 giugno a Roma.
L’Unione Sindacale di Base con i propri delegati da varie regioni parteciperà e darà il proprio contributo all’assemblea.
A Napoli il 17 e il 18 giugno assemblea delle lotte migranti!
Il 24 a Roma la manifestazione contro il governo Meloni ed il razzismo europeo!
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