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19/06/2023

Scaduta la prima rata dell’IMU. I privilegi della rendita immobiliare

Ci sono 25 milioni di italiani, proprietari di seconde case, seconde pertinenze, negozi, capannoni, alberghi o simili che in questi giorni hanno versato l’acconto Imu per il 2023. Il saldo, con la seconda rata, dovrà essere effettuato entro il 18 dicembre, in quanto quest’anno il 16 cadrà di sabato.

Secondo calcoli fatti della Uil, oltre 25,3 milioni di proprietari (il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati) verseranno in totale circa 11 miliardi di euro per l’acconto dell’Imu, mentre il gettito complessivo annuo sarà di 22,1 miliardi di euro (18,1 miliardi di euro andranno ai Comuni e 4 miliardi allo Stato).

Il costo medio complessivo dell’Imu calcolato su una seconda casa, situata in un capoluogo di provincia, sempre secondo le stime del sindacato, sarà di 1.074 euro medi (537 euro per l’acconto di giugno), con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi città.

Secondo un rapporto del 2019 dell’Agenzia delle Entrate, con riferimento alle sole abitazioni e pertinenze, si stima un valore della ricchezza patrimoniale immobiliare pari a circa 6.000 miliardi di euro (dati 2016).

In termini di numero di immobili, le unità immobiliari iscritte al Catasto Edilizio Urbano sono circa 77 milioni, di cui solo 66,5 con rendita catastale attribuita e complessivamente pari a 38 miliardi di euro. Ma come abbiamo visto sono 22 milioni quelle che, risultando come seconde case, dovranno pagare l’Imu.

Il maggior numero di unità immobiliari è rappresentato dalle abitazioni, pari a circa 36 milioni (55 per cento del totale con rendita), per una rendita catastale complessiva pari a oltre 18,8miliardi di euro (49,5per cento del totale).

La Confedilizia (ossia la Confindustria dei proprietari immobiliari) chiede “una graduale riduzione” dell’Imu per quest’anno, ovviamente starnazzando per “l’alta tassazione sulla casa” (in realtà non si paga su quella dove si abita, ma solo su quelle in più).

Con un esercizio contabile piuttosto azzardato, la Confedilizia afferma che l’imposta sugli immobili – se conteggiata dalla sua introduzione nel 2012 con il governo Monti – raggiungerà la cifra di oltre 270 miliardi di euro pagati in dieci anni, mentre se fosse rimasta l’Ici, nello stesso periodo di tempo non si sarebbero superati i 110 miliardi.

Adottando lo stesso criterio, l’Irpef pagata in dieci anni da lavoratori dipendenti e pensionati supera i 1200 miliardi, dieci volte di più di chi vive di rendite immobiliari.

La Confedilizia finge di ignorare che ancora oggi, nonostante la crisi, in Italia genera più valore l’affitto di un appartamento di 70 metri quadri in una grande città che non la retribuzione di un ricercatore o di un insegnante o di un operaio: un esempio inequivocabile dello spostamento di valore dal lavoro alla rendita di cui tanto si va parlando, ma che spesso sfugge a esemplificazioni pragmatiche.

Infatti il reddito proveniente da una casa affittata è tassato al 16-21% contro il 27% di aliquota media sui redditi da lavoro.

Questa mistificazione, che da sempre genera un fuoco di sbarramento contro le ipotesi di tassazione sui patrimoni, innesca una ingiustificata “mobilitazione diffusa dei tantissimi singoli proprietari che finisce inevitabilmente con il portare acqua al mulino delle poche ma grandi proprietà immobiliari. Attraverso l’azione mediatico-politica sull’istinto ferino della titolarità proprietaria è sempre attivabile una forza di interdizione a qualsiasi forma di tassazione del patrimonio come dimostra la vittoriosa virulenza della campagna contro l’IMU” (da Prigionieri del mattone, edizioni Armadillo, 2023)

“Il padrone di casa nell’atto della sua titolarità proprietaria muta antropologicamente, e con esso muta la sua visione del mondo e del suo futuro. Assediato nel suo fortino opponibile erga omnes cerca i suoi simili e costruisce con essi una rete invisibile di protezione contro la minaccia fiscale percepita come un attacco alla sua supposta libertà, già però ampiamente consegnata, attraverso il micidiale meccanismo del credito, al sistema finanziario”, è scritto in questo imperdibile libro presentato pochi giorni fa all’università di Roma.

Il popolo di proprietari delle case in cui abitano, confonde troppo spesso se stesso con la grande proprietà immobiliare che della rendita speculativa sugli immobili si arricchisce enormemente, mentre i proprietari della sola casa in cui abitano vengono risucchiati nel vortice dell’indebitamento con le banche (i mutui).

Alcuni autori, come P. Dardot e C. Laval, ci ricorda Prigionieri del mattone, hanno sottolineato come l’indebitamento cronico modelli la soggettività e stia diventando un vero e proprio stile di vita per centinaia di migliaia di individui. Anche grazie alla rivoluzione comunicativa degli ultimi vent’anni che ha facilitato la diffusione delle pratiche del consumo di massa il funzionamento del capitalismo contemporaneo si basa sempre più su nuove forme di assoggettamento della popolazione all’indebitamento generalizzato.

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