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18/06/2023

Dalla No Tav al No Ponte in Sicilia al fango di Bologna: una grande giornata di lotta

Tre grandi mobilitazioni popolari di resistenza sui territori: dalla Val di Susa alla Sicilia passando per l’Emilia devastata dall’alluvione. Protagonismo popolare e alternative di sistema ci mettono la faccia. Ci si vede in piazza a Roma sabato 24 giugno.

Val di Susa/Maurienne. Il corteo No Tav

Una grande giornata di lotta No Tav come non se ne vedevano da tempo e con delle importanti novità che non poco preoccupano la lobby internazionale degli affari legata alle grandi opere pubbliche. Il primo dato, non trascurabile, è la pressione esercitata dalle popolazioni sui due lati delle Alpi. In Maurienne, una mobilitazione imponente ha percorso le strade della valle verso i cantieri geognostici scontrandosi con un imponente dispositivo di polizia, successivamente ha raggiunto la strada provinciale per poi provare a raggiungere l’autostrada, scontrandosi nuovamente con i 2000 gendarmi messi in campo per l’occasione. L'arteria principale è stata raggiunta in un secondo momento beffando la polizia e aggirando il blocco attraversando il fiume riuscendo così a fermare il traffico.
In Val di Susa i No Tav italiani diretti al corteo, respinti alla frontiera dal blocco della polizia italiana e francese, sono rientrati verso il cantiere dell’autoporto di San Didero. Anche qui, ore di gli idranti della polizia e un fitto lancio di lacrimogeni, hanno permesso la tenuta temporanea delle recinzioni.

Una mobilitazione, quella del 17 giugno, lanciata da tempo che, come dicevamo, ha fatto non poco innervosire e preoccupare i governi e TELT stessa (la società pubblica italo francese incaricata di progettare la nuova Torino Lione ad alta velocità). Il movimento francese Le Soulevement de la Terre ad inizio anno aveva infatti lanciato un grande appuntamento di ragionamento e prospettiva sul suo agire e sul futuro del territorio europeo tutto. Cambiamenti climatici, ambiente, grandi opere e risorse idriche. Un luogo simbolo, la ZAD a Notre Dame de Landes, da cui era partita la grande mobilitazione in difesa di Sainte Soline che tutti abbiamo imparato a conoscere anche per la durezza della battaglia campale che lì vi si era svolta. Da quei giorni, da quei ragionamenti nasce l’esigenza per questo movimento e per i No Tav della Val Maurienne di portare la lotta e l’attenzione di tutti verso lo scempio e la devastazione che i cantieri geognostici della Torino-Lione stanno portando alla loro terra. Da qui inizia la preparazione, le assemblee e gli incontri.

Da qui inizia a salire la preoccupazione dei governi, mai così in difficoltà verso questo progetto, vecchio, antieconomico e criticato sempre più da intere parti dell’establishment governativo soprattutto francese. Se da un lato infatti iniziano a venire a galla dubbi e capacità nei confronti di TELT, dall’altro cresce sempre più nelle popolazioni, soprattutto giovanili, la consapevolezza che solo attraverso la lotta si potrà cambiare il futuro della propria vita e della propria terra.

Viene così lanciata la mobilitazione e nell’ultima settimana si scatena l’ira scomposta dei governi che attraverso le prefetture locali italiane e francesi producono un innalzamento della tensione senza precedenti con l’obiettivo di depotenziare se non annullare del tutto la grande manifestazione internazionale e popolare del 17 giugno. E qui l’altra grande novità, il piano non funziona proprio per niente, anzi, si rivela un vero e proprio boomerang che porta al grande risultato odierno.

Da un lato viene interrotto il dialogo con gli organizzatori con delle banali scuse, poi a sorpresa due giorni prima del corteo viene diramata un’ordinanza prefettizia che impedisce la circolazione in diversi comuni della Val Maurienne. A sorpresa moltissimi e moltissime No Tav italiani/e ricevono al confine, chi giorni prima, chi il giorno stesso del corteo un “foglio di via” dal territorio francese, 5 pullman italiani vengono bloccati per ore al confine impedendogli di raggiungere la mobilitazione.

Tutto questo però, genera una reazione per loro, i signori del Tav, inaspettata. Non solo non funziona, ma ancora più persone decidono di non sottostare a tutto questo, di schierarsi, di scegliere la loro terra e i loro compagni strada. Per chi ancora aveva dei dubbi, in Val Maurienne, in Francia, ora è tutto più chiaro. Da un lato chi devasta l’ambiente e pratica la violenza brutale della polizia, dall’altro chi in modo onesto, rischiando la propria vita difende l’ambiente. E poi ancora, dopo ore di attesa al confine i No Tav italiani che ritornano in Valsusa con un chiaro obiettivo. È una giornata di lotta e non ci si ferma. In contemporanea con la pressione dal lato francese inizia la pressione in Italia con un cantiere circondato, salvo per un giorno solo grazie alla brutalità degli idranti e dei lacrimogeni.

Mai come oggi l’opera vacilla ed è fragile, un gigante di carte e progetti dai piedi d’argilla. Ansimanti telecronache mainstream narrano in modo scomposto la giornata, non potendo tacere la potenza della mobilitazione. Un progetto del 1990 che dopo 30 anni ormai lancia attraverso le bocche dei politicanti e delle servili telecronache mirabolanti inaugurazioni tra altri 30 anni. Mai come ora fermarlo è possibile, fermarlo tocca a noi!

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Messina: il corteo No Ponte

Il movimento No Ponte si è rimesso in moto con una grande manifestazione a Messina. In piazza, insieme con gli storici esponenti che dai primi anni 2000 hanno animato il fronte del no al Ponte, c’era una nuova generazione di attivisti. Si è trattato del primo corteo di protesta da quando il governo ha fatto ripartire le procedure per la realizzazione del Ponte sullo Stretto.

Il popolo “No ponte” è tornato in piazza. Rumoroso, armato di bandiere, striscioni e di cori beffardi, soprattutto contro Salvini. Si è ritrovato in piazza, dopo anni in cui l’idea stessa del Ponte sullo Stretto sembrava finita in soffitta, per contrastare l’accelerazione impressa dal nuovo esecutivo. La manifestazione è partita da Torre Faro, ultima appendice di Messina a due passi dal “pilone”.

Alla manifestazione, organizzata dal Movimento No Ponte nelle componenti del comitato No ponte Capo Peloro, Invece del ponte, Rete No ponte Calabria e Spazio No ponte, hanno aderito partiti, movimenti, sindacati, associazioni e centri sociali da tutta la Sicilia ed anche dalla Calabria.

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Bologna. La marcia dei diecimila stivali di fango

Manifestazione a Bologna Alluvione, 10mila stivali verso la Regione: marcia popolare. Fermiamoli!

Ancora una volta, come per il 2 Giugno, si è portato fino alla Regione Emilia Romagna un po’ del fango spalato in questo mese da migliaia di volontari e volontarie mentre l’esercito era troppo occupato a fare le esercitazioni NATO in Sardegna e Bonaccini a farsi nominare commissario straordinario.

Abbiamo detto che le priorità devono essere ribaltate: vogliamo disarmo, messa in sicurezza dei territori e salario minimo, non l’agenda Meloni erede dell’agenda Draghi di guerra, cemento e austerità!

E mentre eravamo in piazza a Bologna, compagni e compagne da Nord a Sud si sono mobilitate contro le grandi opere inutili e a difesa dei nostri territori. Dalla manifestazione internazionale NOTAV al confine tra Italia e Francia, dove la repressione ha colpito ancora una volta provando a impedire l’arrivo dei pullman, alla mobilitazione in Sicilia contro il Ponte sullo Stretto.

Contro il partito unico del cemento e degli affari, ci vediamo sabato 24 Giugno a Roma!

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