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25/06/2023

Guerra in Ucraina - Il colpo di mano (o “di testa”) di Prigozhin contro Mosca

Doveva succedere prima o poi, ed è successo nel luogo forse più “appropriato” per un evento del genere. Al punto che la “controffensiva” Ucraina-Nato – fin qui impantanata senza alcun “successo” da poter rivendicare – potrebbe trovare il suo miglior alleato in quello che si vantava d’essere il “conquistatore di Bakhmut”.

Nella notte il capo del gruppo mercenario Wagner, Yevgeny Prigozhin, aveva annunciato che il suo esercito privato ha varcato il confine russo ed è entrato nella regione di Rostov, nel sud del Paese. “Abbiamo attraversato il confine di stato in tutti i luoghi. Le guardie di frontiera sono uscite e hanno abbracciato i nostri combattenti. Ora stiamo entrando a Rostov”.

Il “colpo” del mercenario-capo arriva dopo mesi di critiche ai vetrici militari russi (da Shoigu a Gherasimov) e richieste continua di maggiori rifornimenti o copertura aerea.

Ha dichiarato anche di aver abbattuto un elicottero dell’esercito russo regolare perché avrebbero bombardato i suoiu accampamenti.

Ha poi incitato tutti i russi ad unirsi a lui e a “marciare su Mosca” (anche questa non suona nuovissima, a noi italici). Ma ha anche incontrato i vertici militari presenti nella città di Rostov, primo centro russo importante al di là del confine formale con l’Ucraina (la regione del Donetsk si era autonomizzata fin dal 2014).

Vladimir Putin non sembra averla presa bene. In un discorso al paese Il presidente russo ha lanciato un appello invitando a evitare conflitti interni ha definito gli uomini della Wagner «eroi che hanno liberato il Donbass» ma ha anche definito «traditori» coloro che prendono le armi contro l’esercito. E ha dichiarato: «Siamo stati colpiti alle spalle, la reazione sarà dura».

“Le persone che adesso combattono sul fronte hanno ricevuto questa pugnalata alle spalle”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un discorso alla nazione. “Le azioni che hanno diviso la nostra unità sono, infatti, il rinnegamento del nostro popolo, dei nostri compagni d’armi che ora stanno combattendo al fronte, questa è una pugnalata alle spalle per il nostro Paese e il nostro popolo”.

L’esercito russo, pochi minuti prima, aveva annunciato che «garantirà l’incolumità» dei combattenti Wagner se si dissociano dal loro capo, Evgeny Prigozhin. «Siete stati indotti con l’inganno a partecipare all’impresa criminale di Prigozhin e trascinati ad un ammutinamento armato. Vi esortiamo a ragionare e contattare i rappresentanti del ministero della Difesa russo o le forze dell’ordine il prima possibile. Garantiamo la sicurezza di tutti», ha affermato il ministero in una nota rivolgendosi ai combattenti della Wagner e sostenendo che «molti dei vostri commilitoni si sono già resi conto del loro errore e hanno chiesto di rientrare nelle caserme».

La narrazione putiniana comincia ad essere abbastanza confusa, anche se sempre declinata secondo il cliché “grande russo”, ultra-nazionalista.

«Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. La guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere».

Difficile trovare qualche somiglianza tra i mercenari di Prigozhin e i bolscevichi, ma se ce la trovi significa che non hai per nulla le idee chiare...

La situazione sul campo resta confusa, anche perché è evidente che l’sercito ucraino e la Nato cercheranno immediatamente di sfruttare il “colpo di fortuna” per raggiungere qualche risultato militare, fin qui assente nonostante il ponderoso rifornimento di mezzi e consulenti Nato.

Evidente anche che sia Putin che Prigozhin (e soprattutto i suoi uomini) non hanno alcun interesse a far degenerare lo scontro sul piano militare, e quindi che siano in questo momento “friggendo” i telefoni e correndo i “pontieri”.

Vedremo nel corso delle ore se la situazione si complica o comincia a rientrare. E’ evidente però che sono state superate tutte le “linee rosse” che fin qui avevano retto.

Del resto, se “privatizzi” anche la forza militare – fenomeno peraltro comune a tutta l’area “euro-atlantica” e ai suoi alleati storici (come Israele e Australia) – ricrei quel fenomeno alla lunga ingovernabile dei “capitani di ventura”.

Che inevitabilmente vengono tentati di trasformare la propria forza militare in potere politico personale, finendo o per essere promossi “nobili” al pari dei vecchi padroni oppure cancellati dalla faccia della terra.

La Russia, in quanto sistema capitalista sui generis, è proprio il posto adatto per vedere all’opera questa “reviviscenza” di antiche avventure. Anche se nel mondo moderno, tra alte tecnologie e armi nucleari, non sembrano avere il fiato sufficientemente lungo…

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Aggiornamentto delle 11.10

Agli automobilisti che percorrono una delle principali autostrade della Russia meridionale è stato consigliato di evitare il percorso, in seguito alle notizie secondo cui convogli di combattenti Wagner lo starebbero utilizzando.

L’avviso è stato pubblicato su Telegram dalla società Avtodor, che gestisce le autostrade russe. “Guidatori, attenzione. Scegliete i percorsi intorno alla M-4“, si leggeva nel messaggio.

La M-4 corre a nord da Rostov a Voronezh e a Mosca.

Il capo dei Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha affermato sabato di aver preso il controllo di strutture militari chiave a Rostov e Voronezh, impegnandosi a spostarsi a Mosca se il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e l’alto generale Valery Gerasimov non lo avessero incontrato.

In precedenza, l’agenzia di stampa ufficiale russa TASS ha riferito che il traffico è stato bloccato sull’autostrada M-4 dopo Rostov-sul-Don in direzione di Aksay.

“Tutte le auto che si muovono da Rostov-sul-Don verso Aksay sono state reindirizzate in città e i posti di blocco della polizia sono stati rafforzati”, ha riferito la TASS.

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Il testo integrale del discorso del presidente Putin, per gentile concessione di Slavyangrad.

Mi rivolgo ai cittadini della Russia, ai comandanti che ora combattono nelle loro posizioni di combattimento, respingendo gli attacchi del nemico e facendolo eroicamente – lo so, ho parlato di nuovo stasera con i comandanti di tutte le direzioni. Mi rivolgo anche a coloro che sono stati attirati in questa impresa criminale e spinti sulla strada del crimine più grave – l’ammutinamento armato – attraverso l’inganno o le minacce.

La Russia oggi sta combattendo una battaglia in salita per il suo futuro, respingendo l’aggressione dei neonazisti e dei loro padroni. Praticamente l’intera macchina militare, economica e informativa dell’Occidente è diretta contro di noi. Stiamo combattendo per la vita e la sicurezza del nostro popolo, per la nostra sovranità e indipendenza. Per il diritto di essere e rimanere la Russia, uno Stato con una storia millenaria.

Questa battaglia, in cui si decide il destino del nostro popolo, richiede l’unità di tutte le forze, l’unità, il consolidamento e la responsabilità. Quando tutto ciò che ci indebolisce, qualsiasi tipo di discordia, che i nostri nemici esterni possono usare e usano per minarci dall’interno, deve essere messo da parte.

Perciò le azioni che dividono la nostra unità sono, in sostanza, un’apostasia dal nostro popolo, dai nostri compagni d’arme che ora combattono in prima linea. È una pugnalata alle spalle del nostro Paese e del nostro popolo.

Questo è esattamente il colpo inferto alla Russia nel 1917, quando il Paese ha combattuto la Prima guerra mondiale. Ma la vittoria le fu rubata. Intrighi, battibecchi, politiche alle spalle dell’esercito e del popolo hanno provocato lo shock più grande, la distruzione dell’esercito e la disintegrazione dello Stato, la perdita di vasti territori. Il risultato fu la tragedia della guerra civile.

I russi uccisero i russi, i fratelli uccisero i loro fratelli e gli interessi lucrosi furono raccolti da ogni tipo di avventuriero politico e da forze straniere che divisero il Paese e lo fecero a pezzi.

Non permetteremo che questo accada di nuovo. Proteggeremo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni minaccia. Compreso il tradimento interno.

E quello che abbiamo affrontato è proprio il tradimento. Ambizioni eccessive e interessi acquisiti hanno portato al tradimento. Tradimento del loro Paese, del loro popolo e della causa per cui i combattenti e i comandanti di Wagner hanno combattuto e sono morti insieme alle nostre altre unità.

Gli eroi che hanno liberato Soledar e Artemovsk, città e villaggi del Donbass, hanno combattuto e dato la vita per la Novorossija, per l’unità del mondo russo. Il loro nome e la loro gloria sono stati traditi anche da coloro che stanno cercando di organizzare la ribellione, spingendo il Paese verso l’anarchia e il fratricidio. Alla sconfitta, in definitiva, e alla capitolazione.

Ripeto, qualsiasi disordine interno è una minaccia mortale per il nostro Stato, per noi come nazione. È un colpo alla Russia, al nostro popolo. E le nostre azioni per difendere la Patria da una tale minaccia saranno dure.

Tutti coloro che hanno deliberatamente scelto la via del tradimento, che hanno preparato un’insurrezione armata, che hanno scelto la via del ricatto e dei metodi terroristici, subiranno una punizione inevitabile, saranno chiamati a rispondere sia davanti alla legge che davanti al nostro popolo.

Le Forze Armate e le altre agenzie governative hanno ricevuto gli ordini necessari e sono state introdotte ulteriori misure antiterrorismo a Mosca, nella regione di Mosca e in diverse altre regioni. Saranno intraprese azioni decisive anche per stabilizzare la situazione a Rostov-on-Don. La situazione rimane complessa, con il lavoro delle autorità civili e militari di fatto bloccato.

Come Presidente della Russia e Comandante in capo, come cittadino della Russia, farò del mio meglio per difendere il Paese, per proteggere l’ordine costituzionale, la vita, la sicurezza e la libertà dei suoi cittadini.

Coloro che hanno organizzato e preparato la rivolta militare, che hanno alzato le armi contro i loro compagni d’arme, hanno tradito la Russia. E saranno chiamati a risponderne. E invito coloro che sono stati trascinati in questo crimine a non commettere un errore fatale e tragico, un errore irreversibile, e a fare l’unica scelta giusta: smettere di partecipare ad azioni criminali.

Credo che preserveremo e difenderemo ciò che ci è caro e sacro, e insieme alla nostra Madrepatria supereremo qualsiasi prova, diventeremo ancora più forti.

Da @Slavyangrad

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Il comunicato di Ghennadj Zuganov, segretario del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR)

Sostengo pienamente l’appello del Presidente alla massima unità in questi tempi pericolosi e impegnativi.

Ci sono incomprensioni di ogni tipo tra le persone, ma arriva un momento nella storia di ogni Stato e di ogni cittadino in cui dobbiamo mettere da parte tutte le nostre ambizioni e pretese e difendere il nostro Paese come lo abbiamo difeso nel 1941-1945.

C’erano anche coloro che si sentivano vittime di un torto – cosacchi, preti, kulaki – ma tutti si sono sollevati e hanno difeso il loro Paese.

Faccio appello a tutte le forze patriottiche di sinistra: dobbiamo unirci il più possibile e sostenere i ragazzi che stanno combattendo per la nostra patria, liberando l’Ucraina dai nazisti, dai banderisti e dai fascisti. Dobbiamo fermare coloro che, nonostante la situazione difficile per il Paese, hanno scelto la strada della provocazione.

Mi rivolgo direttamente ai soldati, ai comandanti e ai militari che sono stati coinvolti in questo conflitto.

Dobbiamo lottare contro il nazismo e il fascismo. E stare al gioco degli americani, degli anglosassoni e dei nemici della Russia è l’ultima cosa da fare.

Fonte

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