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27/06/2023

L’Occidente osserva ma non capisce molto su cosa è accaduto in Russia

Le reazioni occidentali agli avvenimenti in Russia rivelano un vischioso mix tra speranze e timori, tra voglia di cogliere l’opportunità e troppe incertezze per regolare i conti con la Russia. Le analisi appaiono molto più articolate negli Stati Uniti e molto superficiali nell’Unione Europea. Emerge il gap delle informazioni messe a disposizioni ai governi dalle diverse agenzie intelligence.

Negli Stati Uniti, secondo il quotidiano “Washington Post”, l’intelligence degli Usa avrebbe appreso già alla metà di giugno che Prigozhin stava preparando un’insurrezione in Russia. Per il “New York Times”, i servizi avrebbero informato la Casa Bianca, il dipartimento della Difesa e il Congresso degli Usa della rivolta del gruppo Wagner 24 ore prima del suo inizio.

Oggi il New York Times scrive che “la minaccia immediata è stata scongiurata. Ma nel processo, Putin ha perso molto della sua reputazione di assicurare la stabilità”. Il fatto che Prigozhin e le sue forze non siano stati puniti ha minato la reputazione del signor Putin come leader deciso che non avrebbe tollerato la slealtà. Uno degli aspetti più confusi della crisi, secondo il NYT è stato il motivo per cui Putin ha permesso che il conflitto pubblico di Prigozhin con il Ministero della Difesa russo si intensificasse per mesi senza affrontarlo. Prigozhin era stato sfacciatamente schietto nell’attaccare e sminuire la leadership dell’esercito russo. “Due persone vicine al Cremlino, parlando a condizione di anonimato per discutere questioni politiche delicate, hanno descritto la crisi come prima di tutto il prodotto di un sistema di governo disfunzionale che rasenta il caos, vividamente catturato nella parola russa bardak”.

A giudizio dell’Istituto per lo Studio della Guerra (Isw) i mercenari del Gruppo Wagner di Evgeny Prigozhin non sarebbero stati in grado di affrontare un conflitto armato con le truppe dell’esercito russo e occupare Mosca senza un ulteriore sostegno. Secondo fonti russe, scrive il centro studi statunitense, la prima colonna del Gruppo Wagner che ha iniziato a muoversi verso Mosca era composta da 350 pezzi di equipaggiamento, tra cui nove carri armati, quattro veicoli da combattimento Tiger, un sistema di lanciarazzi multipli Grad e un obice. Le altre tre colonne della Wagner che si muovevano verso Mosca avevano rispettivamente 375, 100 e 212 pezzi di equipaggiamento, la maggior parte dei quali erano camion non blindati, auto e autobus. Il think tank statunitense commenta di non poter confermare l’esatta composizione delle colonne della Wagner. Tuttavia, sottolinea, le notizie attuali suggeriscono che le forze di Prigozhin avrebbero avuto difficoltà ad occupare completamente Mosca o a condurre combattimenti prolungati con le Forze armate russe. Prigozhin, conclude il rapporto, potrebbe essere diventato più disponibile a trattare con Lukashenko quando le sue forze si avvicinavano a Mosca ed ha capito che il tempo stava per scadere per raccogliere il sostegno militare necessario per un potenziale conflitto armato con l’esercito russo.

L’Associated Press scrive che non è ancora chiaro cosa avrebbe significato per la guerra in Ucraina la fessura aperta dalla ribellione di 24 ore. Ma il risultato è che alcune delle migliori forze che combattevano per la Russia sono state ritirate dal campo di battaglia. La rapida avanzata in gran parte incontrastata delle forze Wagner ha anche messo in luce vulnerabilità nelle forze di sicurezza e militari della Russia. “Onestamente penso che Wagner probabilmente abbia fatto più danni alle forze aerospaziali russe nell’ultimo giorno di quanto abbia fatto l’offensiva ucraina nelle ultime tre settimane”, ha detto in un podcast Michael Kofman, direttore degli studi sulla Russia presso il think thank Center for Naval Analisys.

Nella loro fulminea avanzata, sabato le forze di Prigozhin hanno preso il controllo di due centri militari nel sud della Russia e si sono avvicinate a 200 chilometri (120 miglia) da Mosca prima di ritirarsi. “Eppure la ribellione è svanita rapidamente, in parte perché Prigozhin non aveva il sostegno che apparentemente si aspettava dai servizi di sicurezza russi”.

Interessante l’analisi di Brian Withmore dell’Atlantic Coucil secondo cui la guerra contro l’Ucraina “ha diviso l’élite russa in due fazioni: i falchi che vogliono solo la conquista di Kiev e una parata militare sui Khreshchatyk e cleptocrati che vogliono tornare al mondo precedente al 24 febbraio 2022. Nessuna di queste cose accadrà, quindi nessuno è felice. Di queste due fazioni, i falchi sono di gran lunga la minaccia più potente e più seria per il regime. Questo ha messo Putin in una posizione molto precaria, indipendentemente da come si risolve la ribellione di Prigozhin”.

In secondo luogo, per Withmore la ribellione di Prigozhin illustra anche i pericoli della “politica estera del capitale di rischio” di Putin, che esternalizza compiti chiave ad attori nominalmente del settore privato al di fuori della normale catena di comando. Il sistema russo non si basa sulle istituzioni ma su reti clientelari informali con Putin come arbitro supremo. Quando Putin è forte, questo approccio funziona, fino a un certo punto. Ma quando Putin è indebolito, può andare fuori controllo.

In terzo luogo, i krysha di Prigozhin in questo sistema informale sembrano abbandonarlo. Il generale Sergei Surovikin e il leader ceceno Ramzan Kadyrov lo hanno già sconfessato. È anche difficile immaginare un altro presunto alleato, il leader di Rosgvardia Viktor Zolotov, schierarsi con Prigozhin su Putin. Questo probabilmente spiega la ritirata tattica di Prigozhin. Ma anche se la crisi immediata viene risolta, la sua causa sottostante continuerà a indebolire il regime.

L’ ex direttore della CIA il generale David Petraeus intervistato dalla CNN ha avvertito il leader della fallita rivolta in Russia, Yevgeny Prigozhin, di “stare molto attento alle finestre aperte”. Il generale in pensione apparentemente si riferiva al numero di importanti personaggi russi che sono morti in circostanze poco chiare, comprese le cadute dalle finestre.

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In Europa la situazione che appare più imbarazzante, a seguito degli avvenimenti in Russia, si è rivelata quella della Germania sotto due aspetti.

Il primo e che il Bnd, ossia l’agenzia di intelligence esterna della Germania, è stata colta di sorpresa dalla rivolta del gruppo paramilitare Wagner in Russia. Secondo quanto appreso dal settimanale “Der Spiegel”, il Bnd ha riferito sull’insurrezione all’esecutivo tedesco per la prima volta nella mattinata del 24 giugno, quando i mercenari al comando di Evgeny Prigozhin avevano già occupato Rostov sul Don. Nella giornata del 23 giugno, deputati del Bundestag hanno preso parte a un rapporto riservato sulla situazione in Ucraina presso il ministero della Difesa di Berlino. Alla riunione erano presenti anche funzionari di alto rango del Bnd, che “non hanno detto una parola” su una possibile lotta per il potere in Russia.

Il secondo aspetto è il dato di fatto che ha visto come i servizi di intelligence tedeschi non fossero a conoscenza di importanti sviluppi in Russia e questa sarà la questione al centro della riunione odierna della commissione Esteri del Bundestag. Se confermata, sarebbe la terza occasione in cui il Bnd viene colto di sorpresa, dopo la riconquista di Kabul da parte dei talebani nel 2021 e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio dello scorso anno. In quella data, il direttore del Servizio federale per le informazioni, Bruno Kahl, si trovava a Kiev e dovette essere esfiltrato mentre la capitale dell’ex repubblica sovietica veniva bombardata dai reparti russi.

Il presidente francese Macron ha dichiarato in un’intervista che la ribellione armata condotta da Yevgeny Prigozhin e dal gruppo di mercenari Wagner rivela divisioni all’interno del governo russo. Il presidente Macron ha detto che “ho seguito gli eventi ora per ora, in collaborazione con i principali partner della Francia ... emergono le divisioni che esistono all’interno del regime russo, la fragilità sia dei suoi eserciti che delle sue forze ausiliarie come il gruppo wagneriano”. Macron ha ribadito l’importanza di sostenere lo sforzo bellico ucraino nell’evidente instabilità delle strutture di potere interne della Russia.

Il più ottuso e svelto a battere cassa, come al solito, è Josep Borrell, responsabile della politica estera dell’Unione Europea. “Questo è il momento di sostenere Kiev più di ogni altro momento ed è un bene che l’Epf (il cd fondo europeo per la pace, ndr) sia rimpinguato con altri 3,5 miliardi. La guerra sta incrinando la forza militare russa e sta mettendo in crisi il governo: ora una potenza nucleare come la Russia potrebbe affrontare un periodo d’instabilità e dobbiamo prendere in considerazione questo scenario”.

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