Nella furiosa intemerata che la Meloni ha fatto nell’aula dei gruppi parlamentari contro il deputato Maggi e i cartelli che invitavano a mettere fine al proibizionismo sulle droghe leggere, la premier è saltata a piedi uniti su alcuni dettagli che andrebbero conosciuti decisamente meglio, se si vuole aprire nel Paese un dibattito decente su legalizzazione, proibizionismo e repressione del fenomeno delle droghe.
Innanzitutto occorre sapere che quello delle droghe in Italia è un mercato che “tira”, con un giro d’affari di decine di miliardi di euro: oltre 22,5 miliardi secondo uno studio dell’università di Tor Vergata. Si scende a 12,7 miliardi nelle rilevazioni dell’Istat, di cui circa la metà attribuibili al consumo di cocaina.
La platea di consumatori di droghe rilevata è stimata a 6,2 milioni, Di questi 4,5 milioni risultano consumatori di cannabis, 1,1 milioni di cocaina e 530mila di oppio e derivati, eroina compresa; ma in circolazione da tempo c’è anche il micidiale crack, economico e devastante.
Infine c’è l’allarme sulla diffusione di nuove sostanze, molte sconosciute e pericolose per la salute.
Se è la cannabis la droga più diffusa (il 32% dei 15-64enni l’hanno provata almeno una volta, poco più di 12,5 milioni di persone), al secondo posto c’è la cocaina: per la quale si stimano 3 milioni di italiani che l’hanno usata almeno una volta.
Si calcola che le attività criminali connesse alla droga hanno rappresentato il 60% delle attività illegali stimate dalla contabilità nazionale e hanno pesato per quasi un punto percentuale sul Pil.
Se nel 2020 i sequestri di cocaina erano stati di 13.595 kg, nel 2021 erano saliti a 20.075. Eppure nello stesso periodo si registrano assai più consistenti sequestri di Marjuana dai 19.930 kg del 2020 al doppio nel 2021 ossia 46.853kg.
Anche nel caso dell’hascish si è passati dai 9.758 kg del 2020 ai ben 20.859 kg del 2021, quasi a indicare che i sequestri di droghe leggere siano stati perseguiti con maggiore determinazione di quelli di droghe pesanti. I sequestri di eroina sono rimasti praticamente uguali: 513 kg nel 2020, 567 nel 2021.
Per la Meloni e la destra “le droghe sono tutte uguali” e la strada da perseguire è soltanto quella repressiva, che si abbatte sia sugli spacciatori che sui consumatori.
I risultati di questa logica ci dicono che negli ultimi vent’anni circa un detenuto su tre che entra in carcere lo fa per violazione dell’articolo 73 del Dpr 309/1990, il Testo Unico sulla droga.
Il trend riflette gli effetti della legge Fini-Giovanardi, solo parzialmente corretta della sentenza della Consulta 32/2014, che ha bocciato la legge nella parte in cui non distingue tra droghe leggere e droghe pesanti.
Oggi sono perseguite penalmente in ogni circostanza l’eroina, i derivati della Cannabis (hascish, marijuana), la cocaina, gli allucinogeni, l’extasi e alcuni prodotti analoghi.
L’articolo 73 del Testo Unico del 1990 prevede fino a 20 anni di reclusione per chi “coltiva, fabbrica, estrae, raffina, offre o mette in vendita, cede o riceve a qualsiasi titolo, distribuisce, commercia, acquista, trasporta, esporta, importa, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo o comunque illecitamente detiene sostanze stupefacenti o psicotrope”.
Ciò vale non solo per gli spacciatori ma, in teoria, anche per chi acquistasse droga per un familiare o un amico tossicodipendente. Le stesse pene, inoltre, si applicano per le sostanze per cui è consentito l’uso terapeutico qualora vengano utilizzate per altri scopi, indipendentemente dal fatto che siano state reperite utilizzando una ricetta medica.
Tuttavia l’articolo 75 introduce una eccezione per chi illecitamente detiene sostanze stupefacenti o psicotrope per uso personale. In questo caso sono previste solo sanzioni amministrative (es. la sospensione della patente di guida o del passaporto).
Confessando che non abbiamo mai nutrito molta simpatia né per gli ‘sconvoltoni’ né per gli ‘sconvoltini’ – oltre che inimicizia totale per ogni tipo di spacciatori – occorre ammettere che l’eventuale legalizzazione della sola cannabis, strapperebbe ai mercanti di droga un mercato di 4,5 milioni di consumatori e magari ridurrebbe anche il numero di detenuti in carceri talmente sovraffollate da scoppiare. Inoltre manderebbe un segnale vero di controtendenza.
Da quanto dimostrato dai risultati sul campo, l’impostazione meramente repressiva non riesce – e non riuscirà mai – a debellare né il lucrosissimo mercato criminale delle droghe né le tossicodipendenze, un po’ come avvenuto con la ludopatia.
In questo caso la legalizzazione ha arricchito sicuramente lo Stato e i padroni delle sale giochi, sicuramente non ha arricchito le tasche e le relazioni sociali dei ludopati.
Ma non sarà proprio per questo che tale “devianza” (nell’accezione meloniana) sia stata legalizzata ed altre no?
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