Se nell’Italietta di oggi qualcuno sente “odore” di anni ‘70 merita un tso immediato. Eppure la sedicente “classe politica” non parla d’altro, in queste ore.
Merito della provocazione di Beppe Grillo, che sul palco della manifestazione di sabato ha pronunciato due parole che – a questo punto – qualcuno proporrà di abolire dal vocabolario: “brigata” e “passamontagna”.
Se dovesse avvenire, l’esercito si troverebbe nella spiacevole condizione di dover riformulare la propria composizione interna (ogni divisione è composta da reggimenti o brigate), cancellando bandiere, targhe commemorative o di indicazione logistica, gradi e quant’altro.
Naturalmente non avverrà nulla di tutto ciò. Le stumentalizzazioni da quattro soldi, nel panorama infame della politichetta nazionale, durano un titolo di giornale, poi si passa ad altro, ma allo stesso infimo livello.
La “polemica” – come dicono i professionisti della disinformazione di regime – ha come sempre preso il via da una o due parole messe fuori contesto ed elevate ad unico tema di cui discutere.
Per la cronaca, Grillo stava parlando del povero cittadino che era stato multato per aver coperto a sue spese e fatica una buca nella “pubblica via” (ci sono vigili urbani che non hanno niente altro da fare, pare), suggerendo appunto di imitarlo e organizzare “brigate” di “riparazione panchine rotte” nei giardinetti pubblici.
Un modo, vien da pensare, di trasformare gli “umarell” in riparatori attivi, invece di restare commentatori passivi dei lavori pubblici fatti da altri. Non proprio un anticipo di “lotta amata”…
Smettiamola di scherzare, anche se è difficile restar seri davanti ai pagliacci di Palazzo. Sapete tutti che mezzo Pd si è “ribellato” a Elly Schein, “colpevole” di aver fatto la furba – è nella sua natura, che volete farci… – andando alla manifestazione “contro la precarietà” organizzata dai colleghi-rivali Cinque Stelle.
I D’Amato, i Marcucci, i sindaci che nelle stesse ore stavano ringraziando il governo Meloni per la “riforma” che cancella l’abuso d’ufficio, ecc, si sono immediatamente candidati a fare – come i Renzi e i Calenda – il futuro “supporto esterno” per la maggioranza a trazione fascista.
Chiaro a questo punto il “plot” che stanno tutti recitando.
La manifestazione di sabato 17, ripetiamo era stata presentata come “contro la precarietà”. E chi ha governato negli ultimi 30 anni – piddini, berlusconiani, leghisti, fascisti – ne porta appieno la responsabilità (dal “pacchetto Treu” all’abolizione dell’art. 18, fino ad oggi).
Quasi intollerabile che una delle forze che hanno questa responsabilità (i Cinque Stelle) chiamino “le masse” a protestare soltanto ora. Ma ci può stare, se ci si rende conto che questo è uno dei problemi principali che stanno a cuore alla popolazione tutta e che lo spazio politico-sociale, per chi sta ora all’opposizione, è su queste cose.
E infatti nel corteo si sono sentiti molti slogan e letti molti cartelli che pretendono il “salario minimo”, il lavoro stabile, stipendi dignitosi, un’età pensionabile meno irraggiungibile da vivi.
Si detto con chiarezza: sono tutti temi che stanno anche, più seriamente e credibilmente, nella piattaforma del corteo di sabato 24 giugno, promosso da una vasto arco di forze politiche, sindacali associative, sotto l’indicazione generale “contro il governo Meloni” e “giù le armi, su i salari”.
Perché la guerra in Ucraina – come uscirne, metterle fine, negoziare la pace, fermare l’escalation, cessare l’invio di sempre nuove e più potenti armi – costituisce la cornice entro cui ogni rivendicazione sociale viene compressa e stravolta.
Diciamolo altrimenti: la gente soffre i bassi salari, la precarietà e la paura di una escalation nucleare. Governo e opposizione parlamentare (mica ci vorrete vendere la bufala di Elly Schlein “pacifista”, no?) sono assolutamente sulla stessa posizione: w la guerra e il riarmo, bassi salari e mano libera alle imprese.
Le differenze sono minime e tardive (i Cinque Stelle ora chiedono lo stop all’invio di armi all’Ucraina, ma lo avevano votato quando stavano nel governo insieme a Draghi), per questo conviene a tutti – sia ai Grillo-Conte che al Pd e alla maggioranza di destra-centro – esagerarle come se fossero “epocali”.
E quindi da una parte si gioca con le “parole proibite”, dall’altra si soffia su paure borghesi mai del tutto sopite.
Ad entrambi gli schieramenti parlamentari fa gioco. In questo modo i problemi della popolazione – salari, prezzi alle stelle, guerra, precarietà, ecc – restano fuori dai telegiornali e dagli editoriali da operetta. Sotto il “passamontagna”, insomma, c’è meno di niente…
È bene saperlo. Ci vediamo in piazza questo sabato, per cominciare a fare opposizione sul serio. Ovvero su quello che conta per milioni di persone.
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