di Francesco Dall'Aglio
Come era prevedibile, alla fine il Senato USA non ha trovato l’accordo per far partire il pacchetto di aiuti all’Ucraina (e a Israele) bloccato ormai da un bel po’.
Le cause, più che in una improvvisa resipiscenza, vanno trovate nel cecchinaggio reciproco tra Dem e Rep per la legge sull’immigrazione e ovviamente in vista delle presidenziali, ma quale che sia il motivo per ora non parte nulla (hanno tempo per trovare un accordo, mi pare, fino al 15, e ricordiamoci sempre che nei film di Hollywood la cavalleria arriva all’ultimo minuto, quindi un accordo in extremis non mi stupirebbe).
Biden, poveraccio, è dovuto correre a favore di telecamera con un discorso apparentemente a metà tra il patetico e il disperato: i repubblicani stanno facendo un regalo a Putin bloccando gli aiuti, e bisogna provvedere prima della pausa di Natale, perché “è importante vedere la cosa sul lungo periodo. Continuerà [Putin] ad andare avanti. È stato molto chiaro su questo […]
Se Putin dovesse attaccare un alleato della NATO, se andrà avanti e poi attaccherà un alleato della NATO, quando noi come NATO ci siamo impegnati a difendere ogni pollice di territorio NATO, allora avremo qualcosa che non vogliamo e che oggi non abbiamo: truppe americane che combattono contro truppe russe“.
Il concetto della Russia pronta a invadere l’Europa dopo l’Ucraina, che è sempre stato un cavallo di battaglia di Zelensky per ovvi motivi, ultimamente sta riacquistando vigore, portato avanti soprattutto dalla Polonia.
Giorni fa Jacek Siewiera, il capo dell’Ufficio Nazionale di Sicurezza polacco, molto ben introdotto negli USA (nel 2020 era a capo della missione medica militare polacca negli Stati Uniti, che ha parecchio aiutato col covid), ha dichiarato che i paesi orientali della NATo hanno tre anni di tempo per prepararsi per l’invasione russa, perché le fabbriche russe lavorano su tre turni e sfornano una quantità impressionate di armi ed equipaggiamenti.
A Siewera si è aggiunto, il 5 Dicembre, Stanisław Żaryn, plenipotenziario per la sicurezza dello spazio informativo della repubblica polacca (e poi io mi faccio problemi perché il mio non è un lavoro vero…), con un articolo pubblicato su National Review nel quale, dopo aver stabilito che le trattative per “congelare” il conflitto sono un’idea della Russia, che così avrà, tra gli altri vantaggi, quello di continuare la sua politica imperialista ed espansionista e dirigerla contro la NATO.
Ora, perché (e soprattutto COME) la Russia debba invadere la Polonia o i paesi baltici non è spiegato né da Siewiera né da Żaryn, ma secondo quest’ultimo la Russia la guerra contro la NATO l’ha già cominciata, “utilizzando provocazioni militari, propaganda, cyberattacchi, emigrazione, pressione diplomatica, ricatti (inclusi i ricatti energetici) e interferenze nelle elezioni degli stati democratici” e si è permessa di mettere in dubbio “l’attuale ordine internazionale“.
Per cui “bisogna dunque ipotizzare che l’Ucraina sia solo il primo passo in un assalto sostenuto contro la sicurezza europea“.
Żaryn aggiunge anche che per evitare tutto questo, a parte armarsi, i paesi NATO devono continuare a sostenere l’Ucraina, perché appunto “la minaccia russa deve essere neutralizzata, e questo è l’unico modo per farlo“.
Biden non ha fatto che ripetere lo stesso discorso, con qualche farfugliamento in più e qualche sistema metrico decimale in meno.
All’improvviso non è più vero che la Russia non ha più armi, deve importare le munizioni dalla Corea del Nord, tutti i suoi soldati professionisti sono morti e manda al fronte solo i carcerati: al contrario, è pericolosissima e dobbiamo armarci a più non posso, altrimenti i prossimi siamo noi.
Una forever war ma senza war (mica siamo scemi come gli ucraini noi, mica la facciamo davvero la guerra), un affare d’oro per l’economia USA e per le fabbriche di armamenti (pure quelle russe, eh. Purtroppo è inevitabile, si saranno detti polacchi e americani).
Quindi a breve aspettiamoci un bel po’ di articoli su quanto gli armamenti ed equipaggiamenti russi sono ottimi, migliori e più numerosi di quelli di prima (che è quello che dico da sempre perché ho, tipo, due occhi per vedere le fotografie e quello che stanno mandando al fronte ora non ha più niente a che vedere con quello che mandavano un anno fa), che dobbiamo tagliare un altro po’ di spesa pubblica per metterci in pari con le armi.
E magari, trovandoci, comprimere un altro po’ di libertà individuali, che qua il nemico ci ascolta.
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