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14/07/2024

“Il nemico interno”. Anche in Italia i liberali gettano la maschera

Qualche giorno fa era stato Angelo Panebianco a rompere i freni inibitori e ad evocare in un editoriale sul Corriere della Sera la categoria del “nemico interno da battere” in un contesto di forte crisi internazionale.

Domenica, e non poteva mancare, è stato il direttore de La Repubblica, Molinari, a fare altrettanto, sottolineando “l’estensione della guerra segreta che, dal veleno sui social network ai piani di eliminazione fisica, Mosca ed i suoi alleati stanno conducendo dentro i confini dei nostri Paesi”. Ovviamente Molinari aggiunge qualche nota di servizio pro domo ad Israele e contro l’Iran.

Per Panebianco “La crescita del «nemico interno» (le forze anti-sistema) può essere favorita da cambiamenti negli equilibri internazionali. Cambiamenti che innescano circoli viziosi: la governabilità è vieppiù compromessa, l’insoddisfazione degli elettori cresce, le forze anti-sistema guadagnano spazi e influenza”.

Per Molinari invece, il problema è certo la longa manu della Russia nei paesi occidentali, ma è anche il sostegno iraniano alle proteste anti-Israele in America che “descrivono i contorni della guerra segreta che Mosca ed i suoi alleati stanno conducendo sui territori del loro avversario: i Paesi democratici”.

Rispetto a Panebianco c’è parecchia malafede in più. Il primo appartiene alla generazione della Guerra Fredda per cui il nemico viene sempre da Est. Per Molinari – e i suoi mandanti – la estesa mobilitazione contro il genocidio dei palestinesi da parte di Israele è un problema forse ancora maggiore della contrapposizione con la Russia ed ha assunto sicuramente una dimensione e una influenza di massa superiore alle mobilitazioni contro la guerra in Ucraina.

Quali conclusioni trarre dai due editoriali dei due maggiori giornali liberali italiani?

È che coloro che si considerano gli unici titolari delle libertà sono prontissimi a vederle sopprimere nei confronti di quelli che loro considerano “il nemico interno” o un ostacolo al ristabilimento della “interrotta” egemonia sionista sulla narrazione della questione palestinese.

Ragione per cui chi manifesta contro la guerra in Ucraina e l’invio di armi italiane al fronte o in solidarietà con il popolo palestinese, non va considerato come una opzione politica con crescenti consensi nella società ma alla stregua di un nemico da colpire e neutralizzare, né più né meno dei fanti russi o dei combattenti palestinesi.

È probabile che gli editoriali di Panebianco e Molinari troveranno orecchie attente e disponibili nel governo della destra e nei suoi apparati repressivi. Anche sul piano della comunicazione e dell’informazione.

Del resto gli scenari che abbiamo visto delinearsi in Francia sono la conferma che i liberali preferiscono i fascisti ai comunisti e i guerrafondai ai pacifisti. Lo hanno detto e fatto sempre nella storia europea. Con i tragici esiti che abbiamo conosciuto dagli anni Trenta in poi.

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