di Francesco Dall'Aglio
Al momento qualsiasi ragionamento sull'evoluzione della situazione in Siria e sul futuro del paese è abbastanza inutile. Quello che è certo è che il collasso del sistema governativo, così veloce e catastrofico, non può essere spiegato solo con la disaffezione popolare, che pure ha pesato, o con le capacità militari di HTS, mai impegnato in scontri seri contro forze, sulla carta, preponderanti e molto meglio armate. Anche le dichiarazioni ufficiali degli attori esterni (Turchia, Iran, Russia, USA), molto pacate e diplomatiche, lasciano intendere che sostanzialmente la spiegazione del tracollo è a monte: se non in un accordo internazionale alle spalle di Assad (o forse addirittura con la sua complicità, se messo di fronte a qualche ultimatum) almeno in un buon esercizio di realpolitik. Al di là però delle dichiarazioni, né gli USA né la Russia intendono lasciare le proprie basi in Siria, segno che le chiacchiere sulla necessità di rispettarne l'integrità internazionale eccetera sono, appunto, chiacchiere.
Chi chiacchiere non ne ha fatte, invece, è Israele, che ha preso il controllo di quattro insediamenti nella zona smilitarizzata del Golan siriano, per meglio proteggere il Golan israeliano (che non è proprio esattamente israeliano, ma lasciamo perdere), e non è detto si fermi lì, e sta bombardando varie installazioni militari (e non solo) siriane, ovviamente per impedire che il materiale finisca in mano all'HTS. Netanyahu è comparso in gran pompa al confine (confine che, abbiamo detto sopra, non è propriamente il confine, ma tant'è) intestandosi la vittoria – ovviamente non dicendo di avere armato o equipaggiato HTS, mai non sia, ma che gli eventi delle ultime due settimane sono stati causati dalle operazioni israeliane contro Iran ed Hezbollah, e non ha sicuramente torto.
Intanto il "whitewashing", come si dice ora, dell'HTS e del suo leader Abu Muhammad al-Jawlani procede speditissimo sulla stampa occidentale. Non è più apparentemente, l'ex Al Quaeda poi messosi in proprio con sulla testa una taglia di 10 milioni di dollari, ma il capo dei "ribelli", magari kantiani pure loro. Forse Taradash e Picierno ci credono davvero, che la transizione avverrà senza problemi dato che lui ha espressamente proibito saccheggi ed esecuzioni ai suoi compagni della foresta, ma purtroppo qualche decina (in una decina d'ore) di filmati li smentiscono, e non vedo come potrebbe essere altrimenti se anche il giovanotto fosse stato onesto.
Infine, il premio "ottimista dell'anno" va sicuramente a Lufti Firas, il Superiore dei francescani di Damasco, che spera (allego foto) che con i jihadisti si apra "una nuova epoca per i cristiani". Credo anch'io si aprirà, ma mi sa che non diamo al termine lo stesso significato.
Assad e la sua famiglia sono a Mosca, dove gli è stato concesso asilo politico. I "ribelli moderati", intanto, hanno fatto sapere che non toccheranno le sedi diplomatiche e le basi militari russe. Vedremo...
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