Berlusconi, e non solo lui, avrebbe rosicato parecchio. L’ambizione italiana di essere almeno “ultima tra i primi”, quando al massimo riusciva ad essere “prima tra gli ultimi”, è riuscita a Giorgia Meloni e non a lui.
A certificare questa stranezza è esattamente quella “stampa anglosassone” che per decenni è stata nemesi e maledizione dei governi italiani del post Maastricht, siano essi di destra che di centro-sinistra.
Secondo il settimanale britannico The Economist, l’Italia è tra i protagonisti della ripresa economica globale del 2024. Definita “un tempo emblema dei problemi della zona euro”, oggi, secondo il settimanale, l’Italia è un esempio di progresso economico, posizionandosi tra i primi cinque Paesi più performanti grazie a miglioramenti significativi su più fronti. Nonostante sfide come i prezzi dell’energia e una produzione manifatturiera debole, l’Italia è riuscita a superare molte aspettative, affiancandosi a Spagna e Grecia in quella che il settimanale definisce “una rinascita mediterranea”.
In pratica l’Italia si conferma come “regina” dei sempre bistrattati PIGS euromediterranei. Ma c’è anche qualcosa di più.
Giorgia Meloni ha anche vinto il premio di politico “most powerful” nella classifica della rivista Politico delle 28 persone più influenti d’Europa. Pr il giornale statunitense, la Meloni è “la persona più potente d’Europa” secondo la classifica per il 2025 della sua edizione europea.
Il motivo? “Chi chiami se vuoi parlare con l’Europa? Se sei Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero da chiamare è quello di Giorgia Meloni”.
Nelle motivazioni vengono elencati una serie di meriti della premier. Per primo quello di essere riuscita a trasformare un partito di destra in un partner stabile e affidabile sia per Bruxelles, sia per Washington.
“Mentre il suo governo ha espresso preoccupazione per il declino democratico, in particolare per quanto riguarda la libertà di parola, l’Unione Europea ha ampiamente trascurato tali questioni, ha dato il sostegno della Meloni su questioni chiave come la migrazione. Ha lavorato con i leader dell’UE, in particolare assicurando accordi sulla migrazione con paesi come Tunisia ed Egitto. Il suo approccio alla gestione della migrazione ha influenzato le politiche dell’UE e le sue azioni sono ammirate dai partiti di estrema destra in tutta Europa”.
Come spiegare questa anomala e straordinaria indulgenza dei giornali anglostatunitensi verso il governo Meloni?
Il problema è il contesto. Tutti gli altri governi europei che contano – Francia, Germania, Gran Bretagna – sono lessi e in caduta verticale di consensi e credibilità politica. Le loro economie si sono prima suicidate con il coinvolgimento nelle sanzioni e nella guerra contro la Russia in Ucraina, poi con la guerra commerciale con la Cina. Non contenti hanno imposto di nuovo la camicia di forza del Patto di Stabilità ai paesi europei. Infine sono alle prese con una crisi di sovraproduzione che è l’indicatore più temuto di ogni crisi di sistema, in particolare di quello capitalistico.
Crescere meno, ma un po’ di più di altre economie, colloca l’Italia improvvisamente al primo posto perché tutti gli altri competitori europei sono bruscamente arretrati. Il problema, già nell’immediato futuro, è che l’industria italiana è sovraesposta nella subfornitura alle imprese tedesche che stanno andando in crisi, ragione per cui l’onda lunga di quella crisi arriverà ben presto anche sul “prospero” triangolo industriale italiano (Emilia-Lombardia-Nordest).
Lo stesso è avvenuto sul piano politico, con governi traballanti come quello di Macron in Francia o di Scholz in Germania, mentre l’esecutivo italiano riesce ancora a galleggiare nonostante i calci negli stinchi che si assegnano tra loro gli alleati di governo.
Infine, e non certo per importanza, l’Italia della Meloni si è confermata come pedina allineata di Washington più che di Bruxelles, alimentando quella cordata interna alla UE che guarda più alla strategia atlantica che a quella europea. È stato un asset per Biden, lo sarà anche per l’amministrazione Trump.
Dunque l’Italia della Meloni è al momento “prima tra gli ultimi” dopo essere stata per anni “ultima tra i primi”. Indubbiamente è un momento di gloria per il governo di destra, unica casa danneggiata rimasta ancora in piedi, ma circondata dalle macerie. Un po’ come la battuta sull’orbo di un occhio in un mondo di ciechi.
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