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11/12/2024

Siria. Tutti invocano la “non divisione” del paese

Il rischio di una divisione della Siria è al centro della dichiarazioni di molti dei soggetti in campo nel nuovo scenario.

Al Jazeera riferisce che un portavoce del Dipartimento degli Affari Politici del governo provvisorio di Damasco ha dichiarato che la Siria ha bisogno degli sforzi di tutto il suo popolo nel prossimo periodo. “La rivoluzione ha molti quadri e non ignoreremo le esperienze che esistevano in precedenza. Non accettiamo una Siria divisa e tutti devono prepararsi al cambiamento che è avvenuto. Non ci sarà spazio per il trasporto di armi al di fuori dello stato”.

Un comandante delle Forze democratiche siriane (SDF) a guida curda ha annunciato un cessate il fuoco con le milizie dell’Esercito Nazionale Siriano sostenuto dalla Turchia dopo diversi giorni di scontri vicino alla città settentrionale di Manbij.

Le forze guidate da Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) hanno conquistato Deir Az Zor, compreso il giacimento petrolifero di al-Taym che sarebbe caduto sotto il loro controllo, mentre le forze curde mantengono il controllo su parti del governatorato.

Il capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, il generale Michael Kurilla, ha visitato martedì le forze curde sostenute dagli Stati Uniti in “diverse basi” nel nord-ovest della Siria. “Ha ricevuto una valutazione di prima mano delle misure di protezione delle forze, della situazione in rapida evoluzione e degli sforzi in corso per impedire all’ISIS di sfruttare la situazione attuale. L’US CENTCOM rimane impegnato per la sconfitta duratura dell’ISIS”, si legge in una dichiarazione. E proprio i miliziani dello Stato Islamico (IS) sono rientrati in campo martedì uccidendo almeno 54 persone nella regione siriana di Homs, ritenute ex membri del governo di Bashar al-Assad.

Il network statunitense NBC News ha riferito che l’amministrazione Biden sta valutando la possibilità di rimuovere l’organizzazione Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) dalla sua lista di organizzazioni “terroristiche”.

Secondo l’agenzia Reuters l’amministrazione Biden sta comunicando con Hay’at Tahrir al-Sham in coordinamento con i suoi alleati nella regione, compresa la Turchia. L’amministrazione USA ha esortato HTS a non assumere la leadership, ma a formare un governo di transizione.

Gli attacchi israeliani sulla Siria sono continuati a seguito della caduta di Assad. Il quotidiano Haaretz ha riferito che sono stati segnalati attacchi nella città di Raqqa e nella campagna di Damasco, prendendo di mira fabbriche di sistemi di difesa aerea e ricerca scientifica nell’area di Aleppo, e siti militari che includono missili anticarro e antiaerei. Le truppe israeliane hanno consolidato la loro occupazione sul territorio del Golan siriano estendendo ancora una volta i propri confini.

In una dichiarazione pubblica Hezbollah ha denunciato come “L‘occupazione israeliana di un altro territorio siriano e la distruzione delle sue capacità militari è una grave aggressione. L’assordante silenzio a livello arabo, islamico e internazionale nei confronti dell’aggressione contro la Siria ha portato all’aggressione sionista contro i paesi della regione. Devono essere prese tutte le misure per impedire a Israele di raggiungere i suoi obiettivi in Siria”.

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina in un documento sulla situazione in Siria afferma “la sua ferma posizione nel sostenere il popolo siriano nel processo di cambiamento, costruzione e autodeterminazione per un futuro basato sulla giustizia sociale e la democrazia, affrontando qualsiasi ingerenza straniera contro la Siria e rispettando le scelte del popolo siriano. Sottolineiamo l’importanza di preservare l’unità, la piena sovranità e l’indipendenza della Siria. Affermiamo la nostra ferma posizione a fianco della Siria nell’affrontare l’aggressione sionista che prende di mira tutto il popolo siriano e le capacità, la sovranità e la stabilità dello Stato. Mettiamo in guardia contro i piani, soprattutto quelli occidentali e sionisti, volti a logorare e dividere la Siria e indebolire il suo ruolo. Crediamo con certezza che la Siria, con i sacrifici del suo popolo e la sua fermezza storica, rimarrà sostenitrice dei diritti del popolo palestinese.

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