di Michele Paris
Poche ore prima
che Edward Snowden ottenesse l’asilo temporaneo dalla Russia
lasciando l’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, il sito web del quotidiano
britannico The Guardian aveva pubblicato una nuova rivelazione
che descrive un altro sconcertante programma clandestino dell’Agenzia
per la Sicurezza Nazionale (NSA) degli Stati Uniti, grazie al quale i
suoi analisti hanno la facoltà di monitorare l’intero traffico internet
degli utenti americani e del resto del pianeta senza alcuna
autorizzazione preventiva.
L’articolo firmato dal reporter e
attivista statunitense Glenn Greenwald è la conferma documentata delle
dichiarazioni che lo stesso Snowden aveva rilasciato nel mese di giugno
sempre al Guardian e nelle quali affermava che un analista nella sua
posizione, “seduto ad una scrivania, è in grado di intercettare
chiunque, da un giornalista al suo commercialista, da un giudice
federale al presidente [degli Stati Uniti], se soltanto è in possesso di
un indirizzo e-mail personale”.
Il programma smascherato questa settimana è denominato “XKeyscore” e il Guardian ha
pubblicato alcune slide, destinate alla formazione di dipendenti e
contractor dell’NSA, che lo spiegano nel dettaglio. Attraverso di esso è
possibile accedere ai dati internet di centinaia di milioni di persone
conservati in un gigantesco archivio semplicemente riempiendo un modulo
digitale e fornendo solo una generica motivazione che giustifichi la
ricerca da effettuare. Ogni analista qualificato può procedere in questo
modo, senza che un proprio superiore all’NSA o, tantomeno, un’autorità
giudiziaria valuti l’ovvia e illegale invasione della privacy dei
cittadini.
Nei documenti in questione viene detto senza mezzi
termini che il programma XKeyscore permette di sorvegliare “praticamente
tutto ciò che fa un utente normale su internet”, incluso il contenuto
delle sue e-mail, ma anche i siti web visitati e le ricerche effettuate,
oltre ovviamente ai cosiddetti “metadati” che, in teoria, non
dovrebbero consentire il riconoscimento di chi viene intercettato.
Addirittura, l’attività su internet di un qualsiasi utente può essere
facilmente monitorata anche in tempo reale.
La lettura della
posta elettronica personale degli utenti intercettati o delle loro
attività sui social network è dunque interamente fattibile e avviene
ogni giorno in modo molto semplice. Gli analisti del governo,
infatti, non devono far altro che inserire nel già ricordato modulo
digitale del programma XKeyscore l’indirizzo e-mail della persona
interessata o, ad esempio, lo username per accedere a siti come
Facebook, assieme al range temporale prescelto, per accedere alla
visualizzazione del contenuto dei messaggi o dei post pubblicati.
Il
monitoraggio del traffico internet e la raccolta delle relative
informazioni sono possibili una volta acquisiti dati come l’indirizzo IP
o di posta elettronica degli utenti, cosa che l’NSA è in grado di fare
quando questi ultimi accedono ad un sito web che gli analisti decidono
di tenere sotto controllo.
La quantità di dati raccolti in questo
modo è a dir poco enorme e aumenta al ritmo di 1 o 2 miliardi di
singoli “records” al giorno. Per questo motivo, la maggior parte delle
informazioni viene conservata per un breve periodo. Il contenuto di
e-mail o conversazioni in chat è accessibile fino a cinque giorni,
mentre i “metadati” rimangono nel database dell’NSA per circa un mese.
Per
risolvere il problema dello spazio, tuttavia, l’agenzia di Fort Meade
ha creato un sistema che consente di conservare più a lungo le
informazioni ritenute “interessanti” in archivi separati, come quello
denominato “Pinwale” che può custodire dati per un periodo massimo di
cinque anni. Secondo i documenti pubblicati dal Guardian, nel corso del
2012 l’archivio del programma XKeyscore ha raccolto almeno 41 miliardi
di “records” ogni singolo mese.
Come per gli altri programmi di
sorveglianza, anche per quest’ultimo l’NSA agisce in violazione dei
limiti già irrisori imposti alla propria attività di intelligence dai
vari interventi legislativi ad hoc decisi dalla politica di
Washington nell’ultimo decennio. A regolare le operazioni dell’agenzia
dovrebbe essere in particolare il “FISA Amendments Act” del 2008, il
quale, nel caso di obiettivi americani da intercettare, prevede
l’emissione preventiva di un mandato da parte di un apposito tribunale
che, peraltro, si riunisce e delibera in totale segretezza.
Il
programma XKeyscore, però, viene utilizzato al di fuori di ogni
controllo o supervisione, ufficialmente perché l’NSA giustifica
l’ottenimento senza autorizzazione delle comunicazioni elettroniche di
cittadini USA quando questi ultimi entrano in contatto con quelli di
altri paesi sottoposti a intercettazione.
Il direttore
dell’Intelligence Nazionale degli Stati Uniti, James Clapper, proprio
qualche giorno fa aveva ammesso in una lettera indirizzata al Senato il
superamento dei limiti imposti dalla legge all’NSA, attribuendo però il
comportamento illegale dell’agenzia soltanto a “errori umani” e a
“problemi tecnologici”.
Le operazioni condotte dagli analisti
dell’intelligence a stelle e strisce grazie al programma XKeyscore, in
ogni caso, smentiscono clamorosamente le dichiarazioni rilasciate nelle
ultime settimane dai vertici dell’apparato della sicurezza nazionale. Lo
stesso Clapper, così come il direttore dell’NSA, generale Keith
Alexander, e membri di altissimo livello dell’FBI hanno infatti ripetuto
fino alla nausea che non esisteva alcuna possibilità di accedere al
contenuto delle comunicazioni elettroniche degli americani senza il
permesso o la supervisione di un’autorità giudiziaria. Queste menzogne
sono state spesso pronunciate di fronte a membri del Congresso ma
nessuno dei responsabili è stato finora chiamato a rispondere delle sue
parole.
Ancora più imbarazzante è stata poi la coincidenza delle
ultime rivelazioni di Edward Snowden con la pubblicazione da parte della
Casa Bianca di documenti classificati relativi ad una sentenza del
cosiddetto Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera
(FISC). Con essi, l’amministrazione Obama intendeva mostrare come l’NSA
agisca nei limiti di legge, nel caso specifico descrivendo come
l’agenzia è entrata in possesso dei dati telefonici dei clienti della
compagnia americana Verizon solo dopo avere ricevuto il via libera dal
Tribunale.
Lo sforzo dei politici americani di convincere i
propri cittadini che l’NSA opera all’interno dei debolissimi limiti
legali posti alla propria attività - cosa che non corrisponde comunque
alla realtà - non può cambiare i fatti rivelati dai documenti forniti da
Snowden e cioè che i programmi segreti di sorveglianza vengono messi in
atto dietro le spalle degli americani e, soprattutto, rappresentano una
indiscutibile e inquietante violazione delle garanzie costituzionali.
Il
Quarto Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti protegge infatti
senza alcuna eccezione - nemmeno per necessità legate a presunte
minacce alla sicurezza nazionale - da perquisizioni e confische in
assenza di un valido motivo.
La
palese illegalità con cui opera il governo per tenere sotto controllo
il dissenso domestico e qualsiasi minaccia ai propri interessi
all’estero sta comunque producendo una forte opposizione popolare nei
confronti di una classe politica già ampiamente screditata. Per cercare
di dare una qualche apparenza di legittimità alla condotta delle agenzie
di intelligence, il Congresso americano ha perciò avviato da qualche
tempo un “dibattito” sulle questioni sollevate dalle rivelazioni di
Snowden.
Così, proprio mercoledì la commissione Giustizia del
Senato ha tenuto un’audizione sui programmi di sorveglianza interna,
principalmente allo scopo di dare l’occasione ad alcuni suoi membri di
atteggiarsi a critici dell’NSA. Se pure i toni della discussione sono
apparsi a tratti accesi, praticamente tutti i membri del Congresso
sostengono l’operato dell’agenzia, mentre alcuni chiedono, tutt’al più,
la fine degli abusi legali più evidenti, una maggiore “trasparenza” o
una supervisione più rigida.
Il fatto che nessun membro del
Congresso e dei media più importanti abbia finora chiesto la fine senza
condizioni dei programmi di sorveglianza dell’NSA o ne abbia messo in
dubbio la costituzionalità testimonia quindi dell’ormai quasi totale
scomparsa di voci autenticamente democratiche all’interno
dell’establishment politico americano.
Una realtà, quest’ultima,
che appare d’altra parte inevitabile, visto che l’intera classe politica
è essa stessa pressoché interamente coinvolta nella creazione di un
sistema di controllo e di sorveglianza della popolazione così capillare e
pervasivo da fare impallidire quelli messi in atto dalle dittature più
repressive finora conosciute.
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