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03/08/2013

USA, la morte della Costituzione

di Michele Paris

Poche ore prima che Edward Snowden ottenesse l’asilo temporaneo dalla Russia lasciando l’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, il sito web del quotidiano britannico The Guardian aveva pubblicato una nuova rivelazione che descrive un altro sconcertante programma clandestino dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale (NSA) degli Stati Uniti, grazie al quale i suoi analisti hanno la facoltà di monitorare l’intero traffico internet degli utenti americani e del resto del pianeta senza alcuna autorizzazione preventiva.

L’articolo firmato dal reporter e attivista statunitense Glenn Greenwald è la conferma documentata delle dichiarazioni che lo stesso Snowden aveva rilasciato nel mese di giugno sempre al Guardian e nelle quali affermava che un analista nella sua posizione, “seduto ad una scrivania, è in grado di intercettare chiunque, da un giornalista al suo commercialista, da un giudice federale al presidente [degli Stati Uniti], se soltanto è in possesso di un indirizzo e-mail personale”.

Il programma smascherato questa settimana è denominato “XKeyscore” e il Guardian ha pubblicato alcune slide, destinate alla formazione di dipendenti e contractor dell’NSA, che lo spiegano nel dettaglio. Attraverso di esso è possibile accedere ai dati internet di centinaia di milioni di persone conservati in un gigantesco archivio semplicemente riempiendo un modulo digitale e fornendo solo una generica motivazione che giustifichi la ricerca da effettuare. Ogni analista qualificato può procedere in questo modo, senza che un proprio superiore all’NSA o, tantomeno, un’autorità giudiziaria valuti l’ovvia e illegale invasione della privacy dei cittadini.

Nei documenti in questione viene detto senza mezzi termini che il programma XKeyscore permette di sorvegliare “praticamente tutto ciò che fa un utente normale su internet”, incluso il contenuto delle sue e-mail, ma anche i siti web visitati e le ricerche effettuate, oltre ovviamente ai cosiddetti “metadati” che, in teoria, non dovrebbero consentire il riconoscimento di chi viene intercettato. Addirittura, l’attività su internet di un qualsiasi utente può essere facilmente monitorata anche in tempo reale.

La lettura della posta elettronica personale degli utenti intercettati o delle loro attività sui social network è dunque interamente fattibile e avviene ogni giorno in modo molto semplice. Gli analisti del governo, infatti, non devono far altro che inserire nel già ricordato modulo digitale del programma XKeyscore l’indirizzo e-mail della persona interessata o, ad esempio, lo username per accedere a siti come Facebook, assieme al range temporale prescelto, per accedere alla visualizzazione del contenuto dei messaggi o dei post pubblicati.

Il monitoraggio del traffico internet e la raccolta delle relative informazioni sono possibili una volta acquisiti dati come l’indirizzo IP o di posta elettronica degli utenti, cosa che l’NSA è in grado di fare quando questi ultimi accedono ad un sito web che gli analisti decidono di tenere sotto controllo.

La quantità di dati raccolti in questo modo è a dir poco enorme e aumenta al ritmo di 1 o 2 miliardi di singoli “records” al giorno. Per questo motivo, la maggior parte delle informazioni viene conservata per un breve periodo. Il contenuto di e-mail o conversazioni in chat è accessibile fino a cinque giorni, mentre i “metadati” rimangono nel database dell’NSA per circa un mese.

Per risolvere il problema dello spazio, tuttavia, l’agenzia di Fort Meade ha creato un sistema che consente di conservare più a lungo le informazioni ritenute “interessanti” in archivi separati, come quello denominato “Pinwale” che può custodire dati per un periodo massimo di cinque anni. Secondo i documenti pubblicati dal Guardian, nel corso del 2012 l’archivio del programma XKeyscore ha raccolto almeno 41 miliardi di “records” ogni singolo mese.

Come per gli altri programmi di sorveglianza, anche per quest’ultimo l’NSA agisce in violazione dei limiti già irrisori imposti alla propria attività di intelligence dai vari interventi legislativi ad hoc decisi dalla politica di Washington nell’ultimo decennio. A regolare le operazioni dell’agenzia dovrebbe essere in particolare il “FISA Amendments Act” del 2008, il quale, nel caso di obiettivi americani da intercettare, prevede l’emissione preventiva di un mandato da parte di un apposito tribunale che, peraltro, si riunisce e delibera in totale segretezza.

Il programma XKeyscore, però, viene utilizzato al di fuori di ogni controllo o supervisione, ufficialmente perché l’NSA giustifica l’ottenimento senza autorizzazione delle comunicazioni elettroniche di cittadini USA quando questi ultimi entrano in contatto con quelli di altri paesi sottoposti a intercettazione.

Il direttore dell’Intelligence Nazionale degli Stati Uniti, James Clapper, proprio qualche giorno fa aveva ammesso in una lettera indirizzata al Senato il superamento dei limiti imposti dalla legge all’NSA, attribuendo però il comportamento illegale dell’agenzia soltanto a “errori umani” e a “problemi tecnologici”.

Le operazioni condotte dagli analisti dell’intelligence a stelle e strisce grazie al programma XKeyscore, in ogni caso, smentiscono clamorosamente le dichiarazioni rilasciate nelle ultime settimane dai vertici dell’apparato della sicurezza nazionale. Lo stesso Clapper, così come il direttore dell’NSA, generale Keith Alexander, e membri di altissimo livello dell’FBI hanno infatti ripetuto fino alla nausea che non esisteva alcuna possibilità di accedere al contenuto delle comunicazioni elettroniche degli americani senza il permesso o la supervisione di un’autorità giudiziaria. Queste menzogne sono state spesso pronunciate di fronte a membri del Congresso ma nessuno dei responsabili è stato finora chiamato a rispondere delle sue parole.

Ancora più imbarazzante è stata poi la coincidenza delle ultime rivelazioni di Edward Snowden con la pubblicazione da parte della Casa Bianca di documenti classificati relativi ad una sentenza del cosiddetto Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera (FISC). Con essi, l’amministrazione Obama intendeva mostrare come l’NSA agisca nei limiti di legge, nel caso specifico descrivendo come l’agenzia è entrata in possesso dei dati telefonici dei clienti della compagnia americana Verizon solo dopo avere ricevuto il via libera dal Tribunale.

Lo sforzo dei politici americani di convincere i propri cittadini che l’NSA opera all’interno dei debolissimi limiti legali posti alla propria attività - cosa che non corrisponde comunque alla realtà - non può cambiare i fatti rivelati dai documenti forniti da Snowden e cioè che i programmi segreti di sorveglianza vengono messi in atto dietro le spalle degli americani e, soprattutto, rappresentano una indiscutibile e inquietante violazione delle garanzie costituzionali.

Il Quarto Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti protegge infatti senza alcuna eccezione - nemmeno per necessità legate a presunte minacce alla sicurezza nazionale - da perquisizioni e confische in assenza di un valido motivo.

La palese illegalità con cui opera il governo per tenere sotto controllo il dissenso domestico e qualsiasi minaccia ai propri interessi all’estero sta comunque producendo una forte opposizione popolare nei confronti di una classe politica già ampiamente screditata. Per cercare di dare una qualche apparenza di legittimità alla condotta delle agenzie di intelligence, il Congresso americano ha perciò avviato da qualche tempo un “dibattito” sulle questioni sollevate dalle rivelazioni di Snowden.

Così, proprio mercoledì la commissione Giustizia del Senato ha tenuto un’audizione sui programmi di sorveglianza interna, principalmente allo scopo di dare l’occasione ad alcuni suoi membri di atteggiarsi a critici dell’NSA. Se pure i toni della discussione sono apparsi a tratti accesi, praticamente tutti i membri del Congresso sostengono l’operato dell’agenzia, mentre alcuni chiedono, tutt’al più, la fine degli abusi legali più evidenti, una maggiore “trasparenza” o una supervisione più rigida.

Il fatto che nessun membro del Congresso e dei media più importanti abbia finora chiesto la fine senza condizioni dei programmi di sorveglianza dell’NSA o ne abbia messo in dubbio la costituzionalità testimonia quindi dell’ormai quasi totale scomparsa di voci autenticamente democratiche all’interno dell’establishment politico americano.

Una realtà, quest’ultima, che appare d’altra parte inevitabile, visto che l’intera classe politica è essa stessa pressoché interamente coinvolta nella creazione di un sistema di controllo e di sorveglianza della popolazione così capillare e pervasivo da fare impallidire quelli messi in atto dalle dittature più repressive finora conosciute.

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