Le cittadine libanesi vicine al confine siriano sembrano ormai parte
del conflitto che da tre anni vede le forze governative fedeli al
presidente Bashar al Assad scontrarsi con i gruppi armati di
opposizione. Una guerra che ha fatto oltre 120.000 morti e ha provocato
una crisi umanitaria di proporzioni enormi, oltre a minacciare la
stabilità dell’intera regione.
Oggi almeno sei razzi hanno colpito i dintorni di Brital,
cittadina legata al movimento sciita libanese Hezbollah che ha schierato
i suoi miliziani al fianco delle truppe di Assad e domina la valle
della Bekaa, lungo la frontiera. Il lancio di razzi dalla Siria ha seguito di poche ore un attacco
contro un’altra cittadina libanese, Arsal, che invece è una enclave
sunnita a pochi chilometri dalla Siria. Elicotteri dell’aviazione di
Damasco hanno lanciato tre missili sulla città, colpendo la
piazza centrale e ferendo un numero imprecisato di persone. Non è la
prima volta che Arsal entra nel mirino delle forze governative fedeli ad
Assad, che cercano di interrompere il traffico di armi e il passaggio
di combattenti dalla porosa frontiera libanese. Gli sconfinamenti e i
lanci di razzi dalla Siria sono sempre più frequenti, mentre il Libano,
alle prese con instabilità politica, divisioni confessionali, crisi
economica e con il massiccio flusso di rifugiati siriani fatica a non
farsi trascinare nel conflitto alle sue porte.
Il regime di Damasco si sta preparando a sferrare una
massiccia offensiva contro i ribelli asserragliati nella città di
Yabroud, vicino al confine con il Libano che ormai funge da retrovia per i
combattenti di entrambi gli schieramenti. La città è l’ultimo
bastione dell’opposizione sulle montagne del Qalamoun, teatro di un'operazione
militare su vasta scala iniziata da Damasco lo scorso novembre con il
fondamentale sostegno militare di Hezbollah. La popolazione sta
abbandonando la città per rifugiarsi in Libano, soprattutto ad Arsal.
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