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15/03/2014

Libano - Tripoli ostaggio degli scontri tra sciiti e sunniti


Ieri è stato un giorno di sangue per la città libanese di Tripoli, dove sono esplosi nuovi scontri tra fazioni rivali sostenitrici e oppositrici del presidente siriano Bashar Al-Assad. La guerra civile siriana continua così a contagiare il vicino Libano: il bilancio di ieri è di due morti, tra cui una bambina di soli dieci anni, Fatima Ayyash.

Le violenze sono esplose dopo che in mattinata uomini armati hanno aperto il fuoco contro Walid Barhoum, un sunnita membro di una famiglia sciita alawita, la stessa comunità religiosa di cui è parte la famiglia Assad. Barhoum, sposato con un alawita e residente in una zona sciita, è morto poco dopo. Subito sono scoppiati gli scontri tra il quartiere sunniti di Bab al-Tabbaneh e quello sciita di Jabal Mohsen, lasciando sul terreno anche 18 feriti, tra cui due soldati e un poliziotto.

L’esercito libanese è intervenuto compiendo un raid nelle case di due sospettati dell’omicidio, Omar Mikati e Fayez Othman, senza però trovare nulla, mentre alcuni miliziani lanciavano granate contro le pattuglie militari posizionate lungo Syria Street, la strada che divide i due quartieri di Bab al-Tabbaneh e Jabal Mohsen.

Da tempo Tripoli, la seconda città del Paese dei Cedri, è teatro di scontri settari legati alla guerra civile siriana, tra sostenitori dei gruppi di opposizione e fazioni pro-Assad. Il mese scorso due persone sono state uccise e decine ferite dopo l’uccisione di Abdel-Rahman Djab, funzionario del Partito Democratico Arabo libanese, sostenitore del regime siriano. A gennaio erano state almeno dieci le vittime di cinque giorni di durissimi scontri tra le fazioni rivali.

Da quasi tre anni la città di Tripoli è ostaggio delle violenze settarie, fin dall’inizio della guerra civile siriana che ha impiegato poco tempo per contagiare il paese vicino, e in particolare la cosiddetta capitale del Nord, controllata da Damasco fino al mandato francese nel 1920. Alla vecchia occupazione siriana si aggiungono gli interessi esterni: parte delle armi dirette in Siria passano da Tripoli, che è diventata anche meta di 900mila profughi siriani.

Secondo alcune fonti governative raccolte dal quotidiano libanese The Daily Star, gli scontri sarebbero il messaggio lanciato dalla componente sunnita all’esecutivo di Tamman Salam dopo il blocco imposto da Hezbollah ad una dichiarazione comune del Consiglio dei Ministri: ieri il gabinetto si è incontrato per discutere dell’impasse politica interna, senza però giungere ad alcuna decisione finale.

Il timore è un’ulteriore escalation di violenza: oggi i corpi di 60 combattenti libanesi sunniti, residenti proprio nel quartiere di Bab al-Tabbaneh, torneranno dalla Siria.

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