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20/07/2014

Thyssen-Krupp di Terni: 550 "esuberi"

Deindustrializzazione totale. ThyssenKrupp ha confermato ieri che "nell'ambito del nuovo piano industriale per Ast" è prevista una riduzione di costi in tutte le aree - dall'operativo agli uffici vendita - per  oltre 100 milioni di euro l'anno. Di conseguenza, il personale "dovrà" essere ridotto di circa 550 dipendenti nell'arco dei prossimi cinque anni. In pratica, il 20% della forza lavoro totale. Peggio ancora, per le prospettive dell'impianto, è prevista anche la chiusura del secondo forno, sui due esistenti, entro i prossimi due anni. Di fatto, un passo avanti verso lo smantellamento della storica acciaieria (ex Italsider, quando c'era l'industria pubblica nel sistema a "economia mista" che ha fatto la fortuna dell'Italia del dopoguerra).

I vertici di ThyssenKrupp Business e Acciai Speciali Terni (Ast) «hanno incontrato le istituzioni e le organizzazioni sindacali per un confronto in merito al piano industriale di Acciai Speciali Terni (Ast), che mira a un rilancio dell'azienda ternana come player sostenibile nell'industria dell'acciaio inossidabile».

Alte, come sempre, le lamentele imprenditoriali sulle "difficoltà" incontrate sui mercati globali da quando la crisi si è manifestata con tutta la sua evidenza: Ast «ha attraversato un periodo difficile, che ha comportato delle perdite significative attribuibili alle avverse condizioni di mercato e a inefficienze strutturali comprendenti il mix di prodotto e il contenimento del raggio di commercializzazione a livello territoriale».

L'azienda ha dunque deciso di intraprendere un «piano di azione strategico globale, in grado di ristabilire la profittabilità sostenibile dell'azienda, nonostante il difficile quadro del mercato caratterizzato da un'esistente sovraccapacità».

Sul piano produttivo, l'obiettivo è quello di concentrarsi soprattutto «sui laminati a freddo e un incremento delle vendite rivolte agli utenti finali. Questo nuovo approccio strettamente legato all'andamento del mercato presuppone un cambiamento nella produzione che deve limitare i propri volumi in base alle vendite redditizie. Ciò comporta l'incremento delle capacità nella produzione dei laminati a freddo affiancata da un'ottimizzazione dell'efficienza nella fase liquida e una contemporanea chiusura del secondo forno entro il 2015/2016. La chiusura del secondo forno potrebbe essere riconsiderata solo se le condizioni di mercato miglioreranno notevolmente e tutti gli obiettivi saranno stati raggiunti».

Nel testo si fa esplicitamente riferimento alla "missione" dell'industria, che è di "creare valore per gli azionisti", e a culo tutto il resto...

Non l'hanno ovviamente presa bene né gli enti locali, che si trovano ora una nuova crisi industriale da gestire, in un territorio che non offre alternative occupazionali valide per così tante persone, né i sindacati "ufficiali", che fin qui avevano fatto della assenza di ostilità verso l'azienda uno stile di comportamento. Anche la Fiom, che in Ast era rappresentata dall'ala "camussiana". Tutti, però, sono stati questa volta obbligati a dire che come tale il "piano industriale" è "irricevibile".

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