La Corte dei conti francese presenterà giovedì 23 il suo rapporto. La rete Lgv non rende, ha un buco di 44 miliardi di euro e allo Stato tocca finanziarla per l’80%. Erano stime troppo ottimistiche quelle che volevano la Francia a “Tutta velocità”.
La Corte dei conti francese presenterà giovedì 23 il suo rapporto sulla redditività e le condizioni finanziarie della rete ferroviaria ad alta velocità sul territorio nazionale. Da sempre molto critica, la Corte dei conti alza ora il tiro denunciando le cattive condizioni in cui versa il trasporto ferroviario, a partire dalle società che lo gestiscono, Sncf e Rff. Qualche indiscrezione compare prima della presentazione annunciata su «Contexte», sito di attualità politica francese ed europea, ripreso il 17 ottobre da «Le Figaro».
«Contexte» mette tutti sotto accusa: Stato, Regioni, dirigenza Sncf e Rff. Tutti hanno concorso a “far deragliare il Tgv”, poiché la sua bassa redditività continua a indebitare il sistema ferroviario e lo Stato che deve contribuirvi.
Del resto, denuncia la Corte dei conti, gli studi di redditività sono sistematicamente troppo ottimistici prima che una nuova linea venga progettata, salvo accorgersi dopo la sua realizzazione che la resa è di parecchio inferiore. Ne sa qualcosa la Lgv Nord la cui produttività è del 3% contro una previsione del 12,9%, o la linea mediterranea che arriva al 4,1%, ovvero due volte in meno del previsto. Il che significa che lo Stato, calcola la Corte dei conti, arriva a finanziare l’80% della rete ad Av francese: per rispondere cioè alla pressione delle Regioni finisce per perdere di vista la razionalità economica di un progetto, che ci si accorge oggi non essere riuscito a coprire un vasto territorio come quello francese. Il sistema ad Av serve 230 stazioni ma fa dire a «Le Figaro» “una pianificazione del territorio rovinosa”.
Un secondo errore risiede nella ricerca dei finanziamenti, che arriva sempre troppo tardi. Per esempio per la linea Tours-Bordeaux si cominciò a pensarci 12 anni dopo l’inizio degli studi, mettendovi mano soltanto quattro anni prima dell’inizio effettivo dei lavori, senza peraltro mettere in conto la levitazione dei costi in corso d’opera. Problema più generico, ma grave, è che la stessa Europa non ha pianificato una rete ferroviaria che copra capillarmente e organicamente il continente, finendo per concentrarsi ossessivamente soltanto su progetti come la Torino-Lione o il collegamento tra Bordeaux e la Spagna.
E i conti da fare sono tanti: l’esosità dei biglietti che non coprono però i costi, gli scatti salariali automatici dei dipendenti, e soprattutto quel debito di 44 miliardi di euro che pone il gruppo francese Sncf ed Rff in una posizione di estrema fragilità.
Tuttavia, la politica francese e l’amministrazione dello Stato continuano a dar segni di bipolarismo, finanche clinico. È da poco stata sospesa la ecotaxe i cui proventi sostenevano la rete dei trasporti; la Corte dei conti, ormai si sa, presenterà i suoi conti, ma soltanto il 17 ottobre a Chambery, dalla sede di Ltf, il premier francese Manuel Valls fa sapere che la Torino-Lione “è un progetto entusiasmante, dal punto di vista economico ed ambientale-ecologico, che darà lavoro a migliaia di persone e che guarda all’avvenire” (Ansa). Convinto della sua indispensabilità.
Che faccia farà Valls il 23 ottobre?
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