Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

12/06/2015

Richiesta d'arresto per Azzollini (Ncd), una mina per Renzi

Il governo della precarietà universale – per chi lavora – si scopre precario. E non gli piace affatto.

L'ultima grana è la richiesta di arresto della Procura di Trani per il senatore Antonio Azzollini, vecchio esponente berlusconiano passato con Alfano pur di restare in area governativa e far pesare il suo voto in una situazione – al Senato – dove la maggioranza è risicata. Azzollini è indagato per il crac della Divina Provvidenza (anche la scelta dei nomi per le società rivela un immaginario da presa per i fondelli), una catena di case di cura mandate in bancarotta per totale di 500 milioni euro. Sai quanti esodati della Fornero ci potevi sistemare...

L'inchiesta ha portato per ora all'arresto di dieci persone, comprese due suore (garanti per la provvidenza celeste?), con l'accusa di associazione a delinquere a fini di bancarotta fraudolenta. Manca solo l'arresto di Azzollini, appunto, per il quale sono stati comunque richiesti gli arresti domiciliari, senza passaggio per le patrie galere (mica è un pericoloso valsusino, lui...). Tra gli indagati a piede libero c'è anche un altro deputato, purtroppo per il Pd eletto grazie al Pd, Raffaele Di Gioia (Psi-Gruppo misto).

Gli altri arrestati sono invece un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dell’Ente.

Il presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere, Dario Stefano (Sel), ha convocato per oggi alle 14 l'ufficio di presidenza per calendarizzare la richiesta. Inevitabile dover decidere in fretta, perché il governo sta venendo in questi giorni preso in una tenaglia puzzolente, tra gli sviluppi di Mafia Capitale e altre inchieste minori, e le opposizioni – quella vera del Movimento 5 Stelle, quelle finte della destra smandrappata – non mancheranno di cogliere l'occasione per alzare i toni.

Ma la rogna per Renzi è maledettamente insidiosa. Al Senato i numeri sono ballerini e risicati, per la sua maggioranza. E anche un solo voto in meno può diventare determinante. Se dicono sì all'arresto si espongono al rischio numerico, se dicono no si danno la zappa sui piedi politicamente, incrementando la fuga degli iscritti e soprattutto quella del consenso sociale residuo.

La situazione è complicata dal valzer continuo dei cambiamenti di schieramento. Pochi giorni fa gli esponenti di Gal (ciò che restava del vecchio gruppo di parlamentari guidati da Mario Monti) si erano sfilati dalla maggioranza di governo, anche se soltanto alcuni (gli altri avevano preferito mantenere le poltrone da sottosegretario). Restano importanti in Commissione Affari Costituzionali, ma anche in altre commissioni la maggioranza non è tale, tra fuoriusciti dal Pd, da Forza Italia e dall'Ncd alfaniano.

Quest'ultima formazione è ormai una tela strappata, dove ognuno lavora per il proprio futuro (chi verso la Lega, chi verso il post-berlusconismo). E dove bisognerà vedere fino a che punto sarà tollerabile la pressione dello scandalo Mafia Capitale, che ha coinvolto Giuseppe Castiglione – l'uomo di Alfano in Sicilia, unico insediamento territoriale serio dell'Ncd – per le vicende del Cara di Mineo, hub della distribuzione dei migranti in tutta Italia.

Tanto più che lo stesso Azzolini è, eufemisticamente, una vera mina vagante. L'anno scorso, in occasione di un'altra richiesta di indagine da parte della magistratura, tenne sospeso il parere su Italicum e Jobs Act fin quando la Giunta non si pronunciò a suo favore. Ora potrebbe fare agevolmente il bis con il decreto sulla scuola o le altre riforme ora al Senato.

Il precedente più famoso è quello di Clemente Mastella, che nel 2008 rimase coinvolto in un'inchiesta giudiziaria assieme alla moglie e, non ottenendo solidarietà dal governo, votò contro la fiducia chiesta da Prodi, risultando determinante per la sua caduta.

Sarebbe divertente che il “rottamatore”, dopo aver avuto successo nel rendere totalmente "liquido" il Parlamento, seguisse la stessa strada, affogandovi. Ma non lo farà. Le “regole” sono completamente saltate. Se si può impunemente non eseguire una sentenza della Corte Costituzionale, rifiutare di far arrestare un senatore è una bazzecola...

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento