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12/09/2015

Kiev: aumenta il bilancio militare, precipita la spesa sociale

Gli ordini non si discutono: la Nato “raccomanda” ai paesi membri dell'alleanza di innalzare sempre più la percentuale della spesa militare nei propri bilanci e quei paesi che aspirano ardentemente a fare il salto di qualità, da partner a membri a pieno titolo, sono i primi a seguire la raccomandazione.

L'Ucraina al limite del default economico porta quindi il proprio bilancio per la “difesa”(!) al 5% del PIL: per l'esattezza, 4,1 miliardi di $ nel 2016, vale a dire, il doppio del 2015 e il Ministro della difesa lo definisce una “impresa civile del popolo ucraino". Forse a ragion veduta, il presidente Porošenko si era lasciato sfuggire ieri di non prevedere la validità degli accordi di Minsk sul Donbass per il 2016. Al Ministero della difesa non nascondono il fatto che, se nell'autunno 2014 l'Ucraina poteva schierare 50 battaglioni effettivi, a settembre 2015 questi sono diventati ben 150.

Si comprende così che, con un bilancio da mesi al limite del collasso; con le agenzie finanziarie internazionali che tentennano sempre di più a gettare soldi in quello che da tempo pare esser diventato un pozzo senza fondo di accaparramenti privati, “valli europei contro i russi” e armamenti per una guerra che ha tutta l'apparenza di dover continuare a lungo – pur se, al momento, a “bassa intensità” – mancano ovviamente i soldi per le necessità vitali della popolazione.

L'agenzia nnr.su riportava ieri alcuni dati interessanti (e preoccupanti) che fanno ancor più luce su aspetti sociali fondamentali della strada intrapresa un anno e mezzo fa dalla junta “riformatrice” ucraina.

Come risultato delle scelte economiche dettate da FMI e Banca Mondiale, strettamente seguite dalla leadership industrial-bancaria Porošenko-Jatsenjuk, il tasso di natalità in Ucraina sta rapidamente diminuendo. A Zaporože, capoluogo della regione che, ancora di recente, in occasione della discussione sulla cosiddetta riforma costituzionale – che non ha concesso alcuno status speciale al Donbass, come invece previsto dagli accordi di Minsk – aveva posto il problema di uno status autonomo, gruppi di mamme, armate di sonagli, si sono riunite di fronte all'edificio dell'Amministrazione regionale, per attirare l'attenzione del potere sui problemi sociali.

Le organizzatrici della manifestazione lamentano che la politica sociale di Kiev segue la logica dello “stringere sempre di più la cinghia”. A parte il generale rincaro – dettato dagli sponsor mondiali della junta – di tariffe e prezzi, nello specifico sono stati tagliati i contributi per il secondo e il terzo figlio ed eliminati gli aiuti per l'assistenza fino al terzo anno di età. Ci sono inoltre sempre meno posti disponibili nei nidi, il livello dell'assistenza medica è precipitato, le liste d'attesa per i vaccini si allungano. “Il potere non fa altro che proclamare le proprie realizzazioni, che però noi non percepiamo”, dicono le mamme; “così oggi ci siamo riunite coi sonagli, per mostrare che sappiamo far risuonare i nostri problemi”. Le manifestanti sottolineano che per far fronte alle spese (vestiti, medicine, scuola) anche di un solo figlio, sono costrette a ridurre il congedo di maternità e tornare al lavoro.

Secondo i dati ufficiali, il nido costa circa 6mila grivne (poco meno di 250 euro) e altrettanto l'accesso alla prima elementare. Dal luglio 2014, il sussidio di maternità per il primo figlio (41.300 grivne) è stato ridotto di una volta e mezza rispetto a prima; così è stato anche per il secondo (62.000 grivne) e per il terzo figlio (124mila grivne). Sembra che a Zaporože manchino circa duemila posti nei nidi e negli asili per i bambini dai 2 ai 5 anni. E' così che il tasso di natalità generale ucraino, nei primi cinque mesi del 2015, è sceso del 14%.

In questa situazione, si avvicinano sempre più spavaldamente ai centri abitati, quegli elementi selvatici che rimanevano sinora ai margini delle zone meno urbanizzate. Ecco che, dopo aver sperimentato nel suo paese d'origine le “riforme” sociali liberiste e stanco di continuare la gavetta alla periferia del paese di immigrazione, l'ex presidente georgiano e attuale governatore di Odessa, Mikhail-vi-faccio-vedere-io-come-si-fa-Saakašvili, annusando l'odore della carne viva nella persona dell'ormai destinato a una brutta fine – il premier Arsenij Jatsenjuk – non esita a cominciare a dargli qualche zannata, per ora solo ai polpacci. “L'economia dell'Ucraina è precipitata al livello di quella del Gabon” e, per tornare ai livelli del deposto presidente Viktor Janukovič, “occoreranno almeno 15 anni”. Già comincia la competizione tra le fiere per agguantare la parte migliore della preda: se la candidata yankee al posto di premier, l'attuale Ministro delle finanze Natalija Jaresko, aveva proclamato nei giorni scorsi che tra 25 anni l'Ucraina raggiungerà il livello di benessere della Svizzera, ecco che il candidato a vice premier, l'immigrato Mikhail, prova a fare ancora più colpo sul pubblico e si accontenta di una quindicina d'anni. “Il PIL dell'Ucraina si è ridotto da 184 a 115miliardi di $” ha detto Mikhail; “cioè, ci siamo ridotti molto velocemente al livello del Gabon. L'Ucraina, con tutto il rispetto per l'Africa, è come il Gabon” – bontà sua per il rispetto! “Con uno sviluppo del 2-3% annuo – Natalija-Dipartimento-di-stato-Jaresko prevede il 4% – torneremo al livello del 2013 solo nel 2030”. Mikhail, riporta la russa RT, ha anche sottolineato “il sensibile aumento dell'economia sommersa, dal 32 al 47%” e ovviamente, ecco la stoccata da maestro alla vittima predestinata, ciò è avvenuto “nell'ultimo anno e mezzo dell'attuale governo” Jatsenjuk.

Porošenko aveva dunque visto bene, quando – su “suggerimento” d'oltreoceano – aveva nominato Mikhail suo consigliere speciale, offrendogli la cittadinanza ucraina e, dopo, elevandolo a governatore di quella regione che i suoi interessi personali (e solo un po' di stato) gli imponevano di sottrarre all'influenza del magnate suo concorrente ed ex governatore di Dnepropetrovsk Igor Kolomojskij.

I professionisti si riconoscono nelle situazioni più difficili e Mikhail Saakašvili sente ora avvicinarsi il momento in cui è chiamato ad assestare la zampata finale.

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