Lo scorso agosto, la Casa Bianca annunciava
minacciosa che avrebbe difeso i “ribelli siriani” da lei addestrati da
qualunque attacco, anche se a farlo fossero state le truppe governative.
Oggi, invece, viene fuori che c’è ben poco da difendere: un centinaio
di reclute, a detta del Sottosegretario alla Difesa Christine Wormuth.
In realtà, sul campo, a combattere sotto la guida di Washington ci
sarebbero “forse quattro, cinque ribelli”.
E’ la clamorosa rivelazione fatta ieri dal generale Lloyd Austin,
capo del comando militare centrale statunitense, alla Commissione dei
Servizi Armati del Senato. Alla domanda su quanti uomini stesse
realmente addestrando in Siria l’esercito Usa, la risposta di Austin è
stata chiara: “Si tratta di un piccolo numero. Quelli che sono in
battaglia… saranno quattro o cinque”. Troppo pochi per quel mezzo miliardo investito dagli Stati Uniti nell’opposizione anti-Assad dall’inizio del conflitto in Siria, troppo scarsi per continuare con le stesse regole di ingaggio.
Il generale Austin lo aveva annunciato prima di snocciolare i numeri:
“Allo stato attuale – ha dichiarato ieri in Senato – con un ritmo più
lento del previsto, gli obiettivi iniziali di formazione sono
irrealistici”. Obiettivi che comprendevano la formazione,
l’equipaggiamento e la protezione di circa 5.400 miliziani anti-Assad
che Washington, lo scorso maggio, giurava avrebbe messo insieme. Il
primo lotto di combattenti era entrato in scena lo scorso agosto nel
nord della Siria per contrastare le milizie dell’Isis: meno di 60 uomini
attaccati subito dal fronte al-Nusra, la maggior parte catturata o
uccisa, il resto fuggito.
Che l’addestramento Usa non fosse il più allettante per la ribellione
siriana, schiacciata nel nord del Paese tra esercito governativo,
fronte al-Nusra e milizie dell’Isis non è una novità: a marzo, ad
esempio, il gruppo Harakat Hazm, riccamente finanziato e
supportato da Washington per tre anni in chiave anti-Assad, annunciava
il suo scioglimento, decretando ancora una volta il fallimento della
politica Usa di sostegno di certi gruppi di ribelli che non sembrano
godere di molto supporto tra la popolazione locale. Sfiancato
da cocenti sconfitte e la perdita di molti uomini, il gruppo si
arrendeva agli islamisti di al-Nusra e cedeva la base militare 46 di
Aleppo, usata come proprio quartier generale: una delle tante brigate
del cosiddetto Esercito Libero Siriano che negli anni è stata annientata
dai gruppi jihadisti, evidentemente meglio pagati da certe
petromonarchie del Golfo, oppure vi si è incorporata.
Ora si parla di cambiamento urgente di strategia: lo hanno detto alcuni funzionari Usa alla Reuters,
rivelando che è in corso una revisione che potrebbe ridurre
notevolmente il programma. Lo ha confermato anche il Sottosegretario
alla Difesa Wormuth ieri in Senato: il Pentagono starebbe considerando
opzioni che includono il ridimensionamento degli obiettivi del programma
per inserire piccoli numeri di ribelli addestrati dagli Stati Uniti
nelle unità più grandi nel nord della Siria. Questo, secondo le
rivelazioni fatte alla Reuters, creerebbe una forza
“abilitante”, che potrebbe integrarsi con altri gruppi di combattenti
allineati all’Occidente oppure potrebbe aiutare a “chiamare” i raid Usa
contro il cosiddetto Califfato.
Un’ennesima sconfitta per l’amministrazione Obama, che continua a
tenere il piede in una guerra che non riesce a gestire. Ma soprattutto
un ricco bottino per i Repubblicani, umiliati dal respingimento della
mozione da loro proposta contro l’accordo sul nucleare con l’Iran: il
senatore Jeff Sessions, repubblicano dell’Alabama, ha semplicemente
decretato “il totale fallimento” della politica Usa in Siria. Più
arzigogolato è stato invece il senatore McCain, vecchio rivale di Obama e
presidente della Commissione dei Servizi Armati del Senato, che ha
condannato la campagna del presidente Usa contro l’Isis: “A un anno
dall’inizio di questa campagna – ha detto ieri – sembra impossibile
affermare che (lo Stato islamico) stia perdendo e che stiamo vincendo. E
se non stai vincendo in questo tipo di guerra, si sta perdendo”.
Fonte
Una sagacia da filosofo quella di McCain, questa è la pasta degli ex-militari ed attuali falchi guerrafondai della classe dirigente USA...
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