Pur non essendo mai completamente cessati, i colpi delle artiglierie ucraine a cavallo di fine anno contro i centri della Repubblica popolare di Donetsk si sono fatti ancora più intesi in coincidenza della visita al fronte del senatore USA John McCain, accompagnato da Petro Porošenko. In generale, come dichiarato dal vice comandante di corpo della DNR, Eduard Basurin, citato da dan-news.info, le artiglierie della 36° brigata della fanteria di marina ucraina hanno esploso oltre 350 colpi contro i villaggi della DNR di Kominternovo, Sakhanka e Leninskoe, limitrofi a Mariupol e Širokino, controllate dalle forze di Kiev. In tal modo, ha detto Basurin, “il comando della 36° brigata ha voluto mostrare a McCain le proprie capacità combattive”. E il suo valletto di compagnia deve esser rimasto a tal punto impressionato da tale dimostrazione di potenza di fuoco, tanto che nel discorso alle truppe, schierate a Mariupol, sembra esser caduto in una sorta di lapsus freudiano, parlando di temporanea occupazione ucraina: “Cari nostri compatrioti” ha farfugliato Porošenko, citato da RIA Novosti, “l'occupazione ucraina è temporanea. Senza dubbio ci riuniremo. L'Ucraina è una. Gloria all'Ucraina”, come se lui stesso si consideri soggiogato sotto il tallone di Kiev!
In effetti, la visita del senatore yankee deve aver avuto così poco a che vedere con l'appoggio a Porošenko, quanto con gli interessi economico-militari e geopolitici USA, che il presidente ucraino deve essersi davvero sentito come ospite in casa propria. Non è poi passato così tanto tempo, infatti, che lo stesso McCain, in duo con Hillary Clinton, sponsorizzava il principale concorrente d'affari di Porošenko, l'oligarca ed ex governatore di Dnepropetrovsk, Igor Kolomojski, nella disputa per il controllo sulle maggiori compagnie di trasporto energetico ucraine da parte dei colossi gas-petroliferi occidentali.
Anche dalla LNR parlano di concentramenti di truppe e armamenti pesanti a ridosso del fronte. Il portavoce ufficiale della Repubblica popolare di Lugansk, maggiore Andrej Maročko, ha parlato di una ventina di mezzi blindati della 54° brigata, affluiti nella zona di Razdolovka, da essa controllata.
D'altronde, l'inasprimento della situazione, iniziato con l'ennesima offensiva ucraina fallita nell'area di Debaltsevo, a metà dicembre, oltre che un omaggio al falco statunitense, sembra esser stato un ossequio al simbolo storico-ideologico dell'odierna Ucraina golpista. Ieri sera, infatti, nelle maggiori città ucraine, Žitomir, Zaporože, Rovno, Dnepropetrovsk, Odessa, Ivano-Frank e soprattutto Kiev, squadristi dei battaglioni neonazisti e loro accoliti nazionalisti hanno inscenato fiaccolate in occasione del 108° anniversario della nascita del principale collaborazionista nazista, Stepan Bandera, innalzato da Petro Porošenko a eroe nazionale. Urla contro “i giudei” e “Ucraïna ponad use” (il tedesco Ukraine vor allem), tanto per non lasciar dubbi, erano gli slogan più scanditi dai neonazisti. Le bandiere erano quelle di Svoboda, Pravyj Sektor e dell'UPA, il cosiddetto esercito insurrezionale ucraino di Stepan Bandera e Roman Šukhevič, schierato con le SS naziste e responsabile dei massacri di decine di migliaia di civili polacchi, russi, ucraini, nonché di soldati dell'Armata Rossa. Tanto che già nei giorni scorsi, anche da Varsavia erano giunti ammonimenti alle autorità ucraine dalle ennesime manifestazioni pro OUN e UPA.
Per la verità, come riporta rusvesna.su, le fiaccolate di ieri sono state meno rumorose e, soprattutto, molto meno affollate rispetto allo scorso anno. Il fatto è che, come riporta la corrispondente di Komsomolskaja Pravda, Polina Orlovskaja, ad esempio, nel pomeriggio del 31 dicembre, alla stazione degli autobus di Kiev, i mezzi provenienti da Mosca erano pressoché vuoti, mentre una massa nervosa e scalpitante si accalcava presso quelli in partenza per la Russia: “un'autentica evacuazione”. Non ultimi, molti giovani che tentano di sottrarsi alla mobilitazione.
Orlovskaja ricorda come, prima del 2007, le fiaccolate in onore a Bandera venissero disperse dalla milizia del Berkut e come dopo, invece, avessero assunto carattere di massa e, a partire dal 2013, siano caratterizzate dalla retorica antirussa. D'altra parte, come dichiaravano alcuni dei manifestanti, intervistati dalla televisione ucraina, “oggi i nemici vengono dalla Moscovia; l'occidente ci è amico”. Amico, alla maniera di John McCain.
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