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06/09/2017

Libero spaccia fake news razziste e pericolose sulle “malattie”


Occorre dirlo senza giri di parole: l’informazione spazzatura va sanzionata, soprattutto se procura allarmi e semina sostanze tossiche nel senso comune.

La prima pagina del quotidiano “Libero” ci ha abituato a titoli gridati e notizie spazzatura. Materiale odioso molto spesso, ma corrispondente all’ambiente che lo produce e lo recepisce. Ma è cosa totalmente diversa fare titoli come quello oggi in copertina, non solo perché palesemente falso (come stanno cercando di far capire decine di infettivologi intervistati dai media più diversi), ma perché semina volutamente allarmi infondati e istigazione all’odio; benzina sul fuoco sulla già rovente situazione in Italia.

Diffondere l’idea di un nesso tra immigrati e ricomparsa di malattie estinte nel nostro paese non solo è scientificamente sbagliato, ma è socialmente pericoloso.

L’unico “mediatore” esistente per tramettere il virus della malaria tra umani (a parte la trasfusione diretta, che nel caso di Trento non c’è stata) è la zanzara anofele. Nessun altro tipo di zanzara può riuscirci. Il ritorno o meno di questo tipo di zanzara sul territorio italiano dipende eventualmente dai mutamenti climatici, non dalle migrazioni. Se anche un “africano” volesse portarsi qualche zanzara al seguito (al guinzaglio, in valigia, ecc), questa non potrebbe sopravvivere in un clima inadatto.

Questo è quanto ci dice la scienza.

Naturalmente sappiamo bene che malattie un tempo debellate (al pari della malaria) oggi tornano ad affacciarsi. Basta pensare che sono stati chiusi ospedali dedicati e sanatori per alcuni casi di Tbc, la cosiddetta “malattia dei poveri”, che insorge a causa delle condizioni di vita (abitazione insalubri, scarsa o cattiva alimentazione, ecc.) che rendono vulnerabili all’eventuale contagio.

Ci sembra decisamente improbabile che i direttori di Libero (gli inquietanti Vittorio Feltri e Pietro Senaldi) non abbiano sentito nessun medico per informarsi meglio prima di fare un titolo così. Dunque è stata una decisione a mente fredda, volontaria e con l’intenzione scoperta di speculare sulla morte di una bambina di quattro anni.

Per questo riteniamo indispensabile, in casi come questo, sanzionare un organo di dis-informazione. A tutti – anche a noi – capita di sbagliare o di prendere fischi per fiaschi. Qui non c’è nessun errore, ma una volontà perversa, razzista, senza scrupoli.

Capiamo benissimo che invocare sanzioni contro l’informazione spazzatura e allarmista è un terreno scivoloso, così come sono evidenti i tentativi di enfatizzare le fake news per ridurre le possibilità che in Rete si sviluppi un serio sistema mediatico alternativo ed efficace, fuori e contro il monopolio mainstream di giornali e telegiornali.

Ma è anche necessario che chi fa informazione – così come medici o ingegneri – abbia e rispetti scrupolosamente un codice deontologico e, qualora non lo faccia, che gli organi preposti al rispetto di questo codice intervengano. In questo caso è l’Ordine dei Giornalisti.

Se l’informazione spazzatura diffonde invece allarmi sociali infondati, che possono innescare azioni e reazioni pericolose nelle relazioni sociali del paese, si configura un reato vero e proprio e qui non è più un problema deontologico, ma penale.

Il problema sorge quando l’“informazione spazzatura” coincide con la strategia non dichiarata di “autorità costituite”, che hanno contribuito al diffondersi di un clima razzista e xenofobo nel paese per legittimare agli occhi dell’opinione pubblica la nuova escalation colonialista verso l’Africa, fino a renderla la soluzione migliore e ineluttabile.

E’ un corto circuito pericoloso, in cui la prima pagina di Libero appare solo come un test: se passa anche questa senza incidenti si può procedere a tutto campo e senza più alcun freno inibitorio.

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