L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. La votazione si è conclusa con 128 voti a favore e 9 contrari, mentre 35 Paesi si sono astenuti. Prima del voto, il presidente americano Donald Trump aveva lanciato un avvertimento ai 193 Paesi dell’Assemblea Generale: gli Usa “stanno guardando” chi voterà contro e ha minacciato rappresaglie contro quelle nazioni che sosterranno la risoluzione di condanna.
La bocciatura della decisione americana di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite è dunque stata netta. Ma alcuni paesi hanno ceduto alle minacce degli Stati Uniti ed hanno preferito astenersi piuttosto che votare contro Washington. Dei 193 paesi che fanno parte dell’Assemblea, 128 hanno votato a favore della risoluzione che condanna la decisione dell’amministrazione Trump, fra questi figura anche l’Italia. Nove paesi hanno votato contro: Stati Uniti, Israele, Guatemala, Honduras, Togo, Micronesia, Nauru, Palaos e le Isole Marshall. Un sintomo del fatto che le minacce di Washington hanno pesato sul comportamento di molte capitali, ha visto però 35 stati astenersi – fra questi il Canada, il Messico e l’Argentina, ma anche tre paesi dell’Unione europea come Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca – mentre altri 21 paesi non hanno preso parte alla votazione.
Sprezzante come al solito la reazione israeliana: “Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della storia”: così il rappresentante israeliano ha criticato parlando all’Assemblea generale dell’Onu la risoluzione che condanna la decisione degli Usa. Di tutt’altro tenore la valutazione della delegazione palestinese alle Nazioni Unite: “Questa decisione ribadisce ancora una volta che la giusta causa palestinese gode del sostegno della comunità internazionale e che nessuna decisione da qualsiasi parte può cambiare la realtà: Gerusalemme è un territorio occupato in base alla legge internazionale” ha detto Nabil Abu Rudeineh, rappresentante palestinese all’Onu. “Continueremo i nostri sforzi all’Onu e nelle organizzazioni internazionali per mettere fine all’occupazione e stabilire il nostro stato di Palestina con Gerusalemme est sua capitale”, ha concluso.
Adesso l’Onu dovrebbe dare attuazione alla risoluzione approvata. Se così fosse gli Stati Uniti e Israele dovrebbero essere sottoposti a sanzioni da parte della comunità internazionale. Ad altri paesi, per molto meno di quello che Israele compie quotidianamente a danno dei palestinesi, sono state imposte sanzioni, embarghi e spesso interventi militari ostili. Ma di risoluzioni Onu sulla Palestina nel corso degli anni ne sono state approvate molte. La loro mancata attuazione rappresenta gran parte del problema dell’illegittimità e delle complicità verso l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi.
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