In tanti mi state scrivendo per domandarmi perché ho deciso di votare per Potere al Popolo. Rispondo qui alle domande più insistenti.
da poterealpopolo.org.
Ti candidi? No.
Odi D’Alema (O Bersani, Renzi, ecc)? No. Ma io non faccio testo, non odio nemmeno il tizio che mi ha fregato la bici, che è il mio unico mezzo di locomozione. E non perché ho letto Vonnegut – un po’ anche sì, temo – o perché sono più buona di chi invece odia D’Alema ma solo perché sono stata più fortunata di lui: non sono mai stata licenziata – mi sono licenziata spesso – ho sempre fatto un lavoro che mi piaceva e mi lasciava tanto tempo libero, ho ereditato una casa. Non ho le ragioni per odiare che hanno i parenti dei migranti morti in mare o dei civili morti sotto le bombe della Nato, delle donne e degli uomini licenziati per ingiustificato motivo e che però – grazie a una delle molte legge ingiuste approvate da D’Alema e dagli altri – non hanno diritto al reintegro, degli ammalati che non possono permettersi la sanità privata e muoiono in attesa di quella pubblica, dei milioni di poveri e sfruttati traditi dai governi di centrosinistra e da quelli di larghe intese e da quelli di centrodestra, che però da quelli se lo aspettavano).
Penso che D’Alema, Renzi, Bersani siano responsabili di questa povertà, di questa ingiustizia, di questo sfruttamento, di questa violazione dei diritti umani, di questo odio (la cosa che meno perdono loro: aver costretto le persone a odiare) avendo votato e voluto i provvedimenti che hanno prodotto tali conseguenze e per questo li considero avversari politici. Potrei mai votare per quelli che considero avversari politici? Naturalmente no, mi stupisce lo stupore di chi si sorprende della mia decisione e del fatto che siamo in tanti a pensarla così.
Ma non saresti felice se Bersani – e Bassolino, Speranza ecc. ecc. – cambiassero idea?! CERTO!! Se ammettessero di essersi sbagliati sarei felicissima, e li accoglierei a braccia aperte, e li inviterei a distribuire volantini e raccogliere firme ai banchetti ma non li candiderei: perché molti elettori li odiano, molti altri non si fidano più, e quell’odio e quella sfiducia hanno ragioni comprensibili e legittime. Se invece cambiano idea ma non ammettono di aver sbagliato non li metterei nemmeno a raccogliere le firme perché farebbero scappare la gente dai banchetti e sarebbe controproducente:
– Ehi, ma tu non sei quello che mi ha allungato l’età pensionabile?!
– Indubbiamente c’è stata una sottovalutazione degli effetti della crisi finanziaria globale sul prodotto interno lordo...
– Ma tu hai votato a favore del pareggio di bilancio in Costituzione!
– C’era l’allarme Spread che ci imponeva di...
- Ma tu hai cancellato l’articolo 18!
- Si poteva fare meglio, ma un intervento sull’eccessiva rigidità delle clausole che...
- Ma vaffanculo, sai dove te lo infilo questo volantino di merda?
Ma non era meglio... NO!
Se penso a quanti compagni preparati e generosi ho visto in questi anni spendersi in partiti che non li convincevano fino in fondo o affatto, e farlo con la speranza di cambiarli, di modificare i rapporti di forza, di costringere i segretari a cambiare la linea, di spostare il dibattito politico sui temi che ci stanno a cuore di avanzare una proposta di legge per combattere lo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente, per garantire a tutti gli stessi diritti sociali e civili. Se penso a quante di queste proposte di legge siano state presentate (poche) e approvate (due o tre in vent’anni: provvedimenti simbolici, la maggior parte monchi), concludo che quelle energie sarebbe stato più utile e più entusiasmante spenderle in un partito più convinto di quelle ragioni, meno ostile, più accogliente.
Capisco chi si ostina a fare quel lavoro di convincimento nel Pd o nel Movimento Cinque stelle, grandi partiti che hanno al loro interno posizioni plurali: è lo sforzo ammirevole che fa, ad esempio, Manconi nel Pd: pur essendo in palese disaccordo con la gran parte delle scelte del segretario, combatte la sua battaglia per i diritti di alcune categorie di diseredati che altrimenti non avrebbero visibilità e rappresentanza, come le vittime delle carceri italiane o gli stranieri senza cittadinanza. “Per rappresentare gli interessi di gente che non vota, ha senso sfruttare l’opportunità di entrare nelle istituzioni che ti garantisce un grande partito”, è il ragionamento che fa Manconi. Ma non capisco perché fare questo immane sforzo in un piccolo soggetto che ha – come quello grande – al suo interno posizioni antitetiche e configgenti, leader che hanno difeso gli interessi delle banche, delle multinazionali, dei palazzinari e militanti che invece difendono quelli dei lavoratori e dei disoccupati e dei senza casa. Che senso ha? Non è meglio dare vita a un altro piccolo soggetto più coerente? Più convinto e di conseguenza più convincente? Mia opinione personale, eh: stima immutata per quelli che in buona fede continuano a sperare di egemonizzare con le loro idee – le nostre – i partiti ostili. Io non ce la farei perché non riesco a fare le cose senza entusiasmo. Le cose che contano, dico, tipo le lotte e le storie d’amore: senza entusiasmo riesco a malapena a buttare la spazzatura e stendere i panni, che infatti nemmeno stiro.
E se non superano il quorum? In parlamento, succede quello che sarebbe successo se non si fosse fatta la lista di Potere al popolo. Fuori dal parlamento, se non si fosse fatta la lista, in tanti non avrebbero votato. Ma soprattutto, non si sarebbero trovati, conosciuti, riconosciuti, non avrebbero avviato un percorso che andrà avanti dopo il voto e che saprà coinvolgere tanti altri nelle lotte e nelle pratiche degli uni in soccorso degli altri: tanti altri che oggi non si battono e non si spendono perché non sanno dove e al fianco di chi e come si fa. Come il compagno che votava Forza Italia e poi, frequentando Ex OPG Occupato – Je so’ pazzo , lavorando allo sportello migranti, al doposcuola per i bambini del quartiere Sanità, ha conosciuto e compreso la solidarietà di classe e la lotta di classe alla quale prima nemmeno sapeva di appartenere: quanti altri centri sociali accolgono chi vota Forza Italia? Quanti compagni hanno la forza e la pazienza di ascoltare le loro ragioni, le loro storie di vita? Quanti riconoscono in chi vota Forza Italia una vittima del sistema prima che un nemico politico? Se non ci si mette insieme, nemici e vittime del sistema, l’ingiustizia patita sfocia nel rancore di chi ha gli strumenti per capire e nell’indifferenza e frustrazione di chi quegli strumenti non li ha. Se invece ci si viene incontro, se si cerca e si trova il linguaggio per comunicare, allora l’ingiustizia patita produce la lotta gioiosa che ogni giorno anima le stanze dell’Ex Opg.
Suggerisco a chi non conosce cosa fanno e come nelle celle dell’ex ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli e nell’intera città di regalarsi una gita lì e comprendere cos’è la tenerezza della quale parlava Che Guevara: “La durezza di questi tempi non ci deve far perdere la tenerezza dei nostri cuori”. Rendere quante più persone partecipi di questa tenerezza, di questa lotta, quante più persone possibili capaci di provarla, alimentarla, combattere insieme, è un obiettivo infinitamente più urgente di piazzare un compagno in parlamento superando il quorum. O di piazzarne, due, dieci, la maggioranza: una maggioranza finalmente in grado di redistribuire le ricchezze e riempire la pancia ai poveri. Noi non ci accontentiamo di redistribuire la ricchezza, noi vogliamo redistribuire il benessere come quello che c’è all’Ex Opg – Je so Pazzo: un posto, un modo, un tempo dove si sta bene. Non basta riempire le pance, bisogna cambiare le teste, le teste di tutti noi.
Concludo con un appunto personale, quello che faccio a me stessa ogni giorno prima di scrivere, piccoli cenni per parlare agli sfruttati e conquistarli alla lotta:
Che posizione hai sul lavoro e il reddito? Sto al bancone dei surgelati, guadagno 1000 euro al mese e non ce la faccio più perché c’ho la bronchite cronica. Vorrei starmene a casa ma non posso perché se sto a casa non mi rinnovano il contratto e perdo il permesso di soggiorno. Allora sei negriano? No, sono pakistano.
Sforziamoci di studiare, di analizzare, di dibattere il giusto tra noi, ma sforziamoci anche di parlare la lingua che eravamo in grado di capire prima di aver studiato. Non so se sempre ci riesco ma sempre ci provo, è il mio modo per esprimere la gratitudine di aver avuto il tempo, il modo, la fortuna di studiare.
Buona lotta a tutti!
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