Almeno otto donne e due ragazze yemenite che ritornavano a casa da un
matrimonio sono state uccise in un raid aereo saudita nel distretto di
Hreib Karameesh (centro-ovest dello Yemen). La strage sarebbe avvenuta nella notte tra sabato e domenica:
secondo l’agenzia Saba vicino ai ribelli houthi, la coalizione guidata
da Riyadh avrebbe colpito tre volte il convoglio di civili che tornavano
dalla festa di nozze. Le vittime appartenevano tutte alla famiglia
Haysan: l’età delle donne uccise andava dai 30 ai 50 anni. Sconosciuta,
invece, quella delle due ragazze.
Il massacro delle donne, come potrebbe essere chiamato quello che è accaduto domenica, è solo l’ultima strage della coalizione saudita negli ultimi giorni. E’ stato infatti un week end di orrore e sangue anche in altre parti dello Yemen: tra venerdì e sabato sono state almeno 70 le vittime dei raid sauditi avvenuti nel nord e centro del Paese.
Particolarmente grave è stato l’attacco al villaggio di al-Mazaraah,
nella provincia di al-Hodeida, dove sono stati uccisi per lo più bambini
e donne. A Taiz è stato centrato un mercato.
Attaccati pesantemente ormai dai giorni, i ribelli houthi
hanno risposto lanciando sabato un missile balistico a medio raggio
(Qaher M-2) contro un centro di comando militare di Riyadh nella
provincia meridionale saudita di Jizan. Secondo al-Masirah, la
tv legata agli houthi, il razzo avrebbe centrato l’obiettivo. Notizia
non confermata però dai sauditi che al momento non hanno rilasciato
alcun comunicato.
Come era prevedibile, l’uccisione lo scorso 4 dicembre
dell’ex presidente yemenita Saleh per mano houthi ha aumentato le
tensioni in un Paese già devastato dalla guerra (oltre 10.000
morti, 2.000 vittime di colera e 7 milioni di persone a rischio fame).
Le forze pro-governative del presidente Hadi, forti del sostegno saudita
e dei fedelissimi di Saleh dopo la rottura con gli houthi, stanno
avanzando lentamente nelle aree centrali del Paese. E mentre i massacri
sauditi si ripetono, la comunità internazionale per lo più tace.
Ieri ha alzato la voce contro l’Arabia Saudita Penny Mordaunt, segretaria britannica alla sviluppo internazionale.
Secondo Mordaunt, Riyadh “non ha scuse” per bloccare gli aiuti in Yemen
e che “usare l’arma della fame” è una violazione della legge
umanitaria. La segretaria ha quindi annunciato che il Regno
Unito offrirà un pacchetto d’aiuti del valore di 50 milioni di sterline
per nutrire milioni di yemeniti vittime di quella che ha definito “la
peggiore crisi umanitaria del mondo”. Mordaunt ha poi promesso
voucher di cibo per 3,4 milioni di yemeniti per un mese, 106.000
tonnellate di grano e il carburante necessario per far funzionare gli
ospedali e pompare acqua potabile.
Bisogna vedere quanto queste promesse saranno rispettate: l’ufficio
delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari ha fatto sapere ieri che lo
Yemen aveva bisogno nel 2017 di 2,3 miliardi di dollari in aiuti, ma
che ha ricevuto “solo il 61%”.
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