Partivano da Domusnovas, in Sardegna e arrivavano a Ta’if e Jeddah, in Arabia Saudita, poi venivano utilizzate per bombardare e uccidere i civili houthi nello Yemen. Le bombe in dotazione all’aviazione saudita che hanno provocato finora più di 10mila vittime in Yemen riportano spesso lo stesso codice di fabbricazione: A4447. La produzione è italiana, negli stabilimenti della tedesca Rwm, a Domusnovas, vicino a Iglesias. A denunciarlo, oltre ai militanti antimilitaristi sardi e italiani che lo hanno fatto per mesi, è una inchiesta sintetizzata in un video del New York Times “Bombe italiane, morti yemeniti”. E’ un affare che vale 440 milioni di euro nel solo 2016.
L’inchiesta ricostruisce il viaggio degli ordigni Mk-80 dalla Sardegna fino all’Arabia Saudita, e coinvolge tutte le più alte autorità del governo. Il Nyt riporta le immagini del primo ministro Paolo Gentiloni e del ministro della Difesa Roberta Pinotti.
Fonti della Farnesina di fronte allo scandalo reso pubblico dal New York Times hanno provato a replicare con una forte dose di ipocrisia che: “L’Italia osserva in maniera scrupolosa il diritto nazionale ed internazionale in materia di esportazione di armamenti”. Una modalità smentita però dagli esperti che hanno esaminato le informazioni raccolte dal quotidiano statunitense secondo i quali: “Queste vendite violano le leggi italiane e internazionali sul commercio di armi”.
Attraverso dei controlli incrociati sui documenti di spedizione ai quali hanno avuto accesso, i reporter americani hanno scoperto che gli ordigni sono stati trasportati con dei tir dal luogo di fabbricazione – Domus Novas – fino all’aeroporto di Elmas o al porto di Cagliari. Sempre scortati da volanti della polizia o da mezzi dei vigili del fuoco che “solo in quelle occasioni” avevano accesso anche alle aree riservate degli scali. Prova questa del fatto che il governo era perfettamente informato di queste vendite offrendo copertura e sostegno alla spedizione delle bombe in Arabia Saudita.
Dai vari scali le bombe vengono poi caricate su aerei, destinazione Ta’if, oppure su navi cargo che, passando dallo Stretto di Suez, attraccavano al porto saudita di Jeddah.
Sulla vicenda è intervenuto il senatore del M5S Cotti rivelando che “Dopo mesi di stretta collaborazione con il NYT, a cui ho fornito video, foto, documentazione, contatti, ecco ora l’inchiesta della prestigiosa testata americana”. In una nota, il senatore del M5s Roberto Cotti ha sottolineato come. “La denuncia è forte, le prove schiaccianti, le responsabilità del Governo italiano evidentissime. Un Governo che continua ad autorizzare l’export delle bombe nonostante le mie denunce, con ben 6 interrogazioni parlamentari a cui non si sono degnati di rispondere per cercare di giustificare il loro operato. Un impegno, il mio, finalmente premiato. Sono orgoglioso – ha aggiunto – di avere collaborato all’inchiesta giornalistica, evidenziando l’importante ruolo del M5s nella denuncia di questo immane crimine”.
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