Il governo polacco ha deciso che andrà avanti comunque sulla controriforma della giustizia, nonostante la decisione della Commissione Europea di attivare l’articolo 7 del Trattato di Lisbona contro la Polonia, a causa della violazione dello stato di diritto. Lo ha dichiarato il ministro della giustizia polacco Zbigniew Ziobro, secondo il quale “si tratta di una mossa politica” di Bruxelles, che cerca di esercitare pressioni. “La Polonia”, ha aggiunto, “rispetta lo stato di diritto e le soluzioni che si propone di implementare in questo paese esistono in altri diversi paesi”.
La norma dei trattati europei prevede che “il Consiglio, deliberando alla maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri previa approvazione del Parlamento europeo, può constatare che esiste un evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro”. Il comma 2 dello stesso articolo stabilisce che successivamente, all’unanimità, i paesi membri possono decidere la sospensione di “alcuni dei diritti derivanti allo Stato membro in questione, compresi i diritti di voto, in seno al Consiglio”.
Nella sua proposta, la Commissione europea ha chiesto quindi ai governi della Ue di prendere posizione contro Varsavia, ma al tempo stesso ha deciso di dare al governo polacco tre mesi di tempo per modificare la riforma della magistratura
Lo scontro politico su questo tema si trascina da tempo in Polonia. Già nel 2016 il Tribunale Costituzionale polacco aveva decretato che la norma approvata dal Parlamento, che ridisegna le funzioni del Tribunale stesso, violava la Costituzione. L’Esecutivo dominato dalla destra, per contro, aveva affermato di non essere interessato a prendere in considerazione la sentenza stessa perché sarebbe illegale.
Le motivazioni che hanno mosso la Corte a rigettare la riforma riguardano l’impossibilità, per lo stesso Tribunale, di svolgere le proprie funzioni in modo appropriato. La riforma, secondo quanto riferito dai giudici, interferirebbe con l’indipendenza della Corte e, soprattutto, attaccherebbe la separazione dei poteri all’interno dello Stato polacco.
Per tutta risposta l’Esecutivo aveva deciso di ignorare il verdetto della Corte, in modo che questo non diventasse vincolante.
Il nuovo premier polacco Morawiecki, designato dieci giorni fa a Varsavia, ha presentato il suo esecutivo e, con i ministri, ha giurato davanti al Capo dello Stato. L’atteso rimpasto del Pis, il partito di destra al governo, ha visto le dimissioni della ex premier Beata Szydlo, diventata però vicepremier del nuovo esecutivo con la delega degli affari sociali.
Morawiecki è un ex banchiere d’affari che ha lavorato per il Banco di Santander. E’ stato un consulente economico dell’attuale presidente del Consiglio europeo Donald Tusk , filo tedesco e ordoliberista convinto. La sua nomina serve a rassicurare gli investitori internazionali sulla stabilità della Polonia nonostante le tensioni con Bruxelles sulla controriforma della giustizia e rispetto delle quote di rifugiati da accogliere.
È la prima volta che la Commissione europea invoca l’articolo 7 dei Trattati europei, così come modificati nell’ultima Convenzione (2002-2003) e che hanno portato a una nuova versione del Trattato di Lisbona (inteso dalle oligarchie europee come una sorta di costituzione). In passato sanzioni diplomatiche furono imposte contro l’Austria diciassette anni fa quando l’allora cancelliere democristiano Wolfgang Schüssel formò un controverso governo con il Fpo il partito di destra guidato da Haider.
Oggi in Austria, con la coalizione di governo tra il giovane cancelliere Sebastian Kurz e il capo dell’Fpö Heinz-Christian Strache, lo scenario è esattamente identico a quello di allora, ma non si parla più di sanzioni né di contromisure.
Dopo quanto avvenuto in Ucraina, Ungheria e Spagna i nazisti e i fascisti sono ormai sdoganati in tutta l’Unione Europea, anzi sembra proprio che in questa pulsi sempre più forte quel “cuore reazionario” che è proprio della sua natura. Prima si rompe questa gabbia reazionaria meglio sarà per le istanze di progresso e giustizia sociale in questa parte del mondo.
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