Da quando la coalizione Cambiemos guidata dall’imprenditore Mauricio Macri è andata al potere in Argentina, l’ortodossia neoliberista è ripiombata drammaticamente nella vita del popolo argentino. Con il suo corollario, ampiamente previsto, fatto di repressione e miseria crescente.
Dopo due anni di neoliberismo selvaggio il bilancio è catastrofico: le principali tariffe, ossia acqua, energia elettrica e gas hanno subito forti rincari che vanno dal 200% al 2000%. L’inflazione ha fatto registrare un’impennata che l’ha portata al 50%, mentre la moneta nazionale, il Peso, si è svalutato del 40%.
La politica di austerità selvaggia imposta dal regime macrista ha avuto un impatto drammatico sulle classi popolari, la vita economica e lo sviluppo del commercio. Secondo la Chiesa Cattolica 1,4 milioni di argentini sono scesi sotto la soglia di povertà. Nella capitale Buenos Aires, il tasso di povertà è passato dal 20% al 33%. Secondo dati resi noti dall’Istituto Nazionale di Statistica e Censimento (INEC), il 32% della popolazione vive in povertà – quindi parliamo di 8,7 milioni di persone – mentre 1,3 milioni di persone, il 6,3% degli argentini, vive in condizioni di povertà estrema.
Il Fondo Monetario spinge l’Argentina verso il baratro
Mentre davanti agli occhi abbiamo ancora le immagini della repressione scatenata contro chi ha osato contestare una riforma pensionistica che porta l’età per il ritiro dal lavoro attivo a 70 anni.
Questo, evidentemente, non è abbastanza per il Fondo Monetario Internazionale. L’istituzione che professa di «promuovere la cooperazione monetaria globale, assicurare la stabilità finanziaria, facilitare il commercio internazionale, promuovere un alto tasso di occupazione e una crescita economica sostenibile e ridurre la povertà in tutto il mondo», mentre impone scellerate misure economiche che gettano i popoli nella povertà più nera, favorendo, al contempo, gli interessi delle élite.
Dunque, nelle sue raccomandazioni per l’economia argentina, il Fondo chiede alla nazione sudamericana di operare una «diminuzione della spesa pubblica», accompagnata da privatizzazioni per «aumentare la produttività».
Insomma, si chiede a Macri di implementare in maniera ancora più selvaggia le politiche che negli ultimi due anni hanno affossato l’economia dell’Argentina. A tal proposito, senza attendere le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale, i politici argentini hanno votato la scorsa settimana per ridurre l’aliquota dell’imposta sulle società del paese dal 35 al 25% e aumentare l’età pensionabile a 70 anni per uomini e donne. Le misure introdotte, inoltre, prevedono una riduzione drastica degli investimenti pubblici nei piani pensionistici nazionali e nel welfare state.
Il rapporto del FMI chiede di «ridurre i posti di lavoro nella pubblica amministrazione, congelando le assunzioni per i prossimi due anni». In linea con le raccomandazioni dell’organizzazione internazionale, il governo, ha deciso di non rinnovare il contratto a 15.000 lavoratori della pubblica amministrazione. I sindacati hanno risposto annunciando uno sciopero generale il 4 gennaio.
La scure neoliberista è calata anche sul diritto del lavoro con Macrì che minaccia di approvare una legislazione che vuole ridurre il potere di contrattazione collettiva sindacale. L’FMI chiede di tagliare le indennità e «semplificare le procedure per il licenziamento collettivo».
Lo scenario è il medesimo che ha prodotto il dramma della Grecia e di gran parte dei paesi dell’Europa del sud costretti a languire sotto il tallone di ferro di un’ottusa austerità che stritola le economie. Nonostante i governi, come quello italiano, parlino di crescita economica. Intanto la povertà continua a crescere in maniera esponenziale,
Negli ultimi trent’anni i critici del Fondo Monetario Internazionale hanno denunciato che l’organizzazione costringe i governi ad applicare politiche economiche draconiane che cancellano la sovranità nazionale. In Europa, attraverso la moneta unica, è stata cancellata anche la sovranità monetaria.
Nel caso dell’Argentina, il Fondo Monetario Internazionale, spinge il paese verso il baratro. Da dove il paese era stato faticosamente tirato fuori grazie agli anni di governo kirchnerista.
Fonte: TeleSur
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