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27/08/2018

Scuola Diaz. Lo Stato chiede il risarcimento a poliziotti che non ha neanche licenziato

Con singolare noncuranza i principali media e la politica tutta (compresi i sedicenti progressisti di Leu e frattaglie varie) hanno ignorato una notizia che ovunque sarebbe un vera e propria “bomba”. La prendiamo così come l’ha segnalata l’agenzia Ansa:
La procura della Corte dei Conti della Liguria chiede un risarcimento danni di oltre 8 milioni di euro (3 milioni di danni patrimoniali e 5 per danno d’immagine) a 27 appartenenti ed ex appartenenti alla polizia di stato, per i pestaggi avvenuti alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. A essere citati dalla procura contabile sono i dirigenti e i funzionari dell’epoca, tra questi anche Francesco Gratteri, allora direttore del servizio centrale Operativo, il suo vice Gilberto Caldarozzi; il capo della Digos di Genova Spartaco Mortola oltre al comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, il suo vice comandante e i capisquadra; oltre agli altri funzionari coinvolti nei fatti. Per la procura, devono risarcire un danno patrimoniale indiretto, ovvero i risarcimenti alle parti civili pagati dal Ministro, oltre alle spese legali per i processi, il tutto per oltre 3 milioni di euro. Nei prossimi mesi sarà fissata l’udienza davanti ai giudici contabili che dovranno decidere nel merito.
Sintetizziamo: un organo dello Stato (la Corte dei Conti) chiede un risarcimento a favore dello stesso Stato a funzionari di polizia che – condannati in via definitiva – sono certamente colpevoli dei reati loro imputati.

La cifra è ragguardevole, ma neanche tanto, a confronto dei danni provocati, ma facciamo finta che vada bene.

Ci si attenderebbe che ora quei funzionari siano da considerare ex, visto che la condanna definitiva – come per tutti i comuni mortali e sicuramente per i normali dipendenti pubblici che si macchiano, chessò, di far timbrare a qualcun altro il cartellino – avrebbe dovuto comportare il licenziamento. Tanto più questo minimo criterio di sicurezza e sanzione dovrebbe valere per ruoli dello Stato di grande delicatezza, che vanno a incidere sia sulla libertà/integrità fisica dei cittadini, sia per l’immagine/credibilità dello stesso Stato.

Sappiamo tutti che non è così. Tutti i condannati, cui giustamente ora la Corte dei Conti chiede di pagare i danni, sono stati non solo mantenuti nei ruoli o fatti rientrare dopo periodi di sospensione dal servizio, ma in quasi tutti i casi sono stati addirittura promossi ad incarichi di altissima responsabilità. Ben più alta di quella che avevano al tempo dei fatti di Genova.

Francesco Gratteri – il “più noto fra i condannati per il verbale fasullo” sulle molotov portate nella scuola Diaz da alcuni poliziotti – è uno di quelli che non è mai stato neanche sospeso. Fra il 2001 e il 2012 (data della sentenza definitiva) diventa prima capo dell’antiterrorismo, poi Questore di Bari e, con il grado di prefetto, coordinatore del Dac (Divisione Centrale Anticrimine). E’ “a un certo punto – spiega La Stampa – il numero 3 della polizia italiana e porta avanti inchieste cruciali con successo”. Poco dopo il pronunciamento della Cassazione va in pensione. Sostanziosa, immaginiamo...

Gilberto Caldarozzi è diventato poi vicedirettore della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia. Di fatto il leader operativo che ha il controllo delle inchieste più delicate. E’ tecnicamente un pregiudicato per falso: la Cassazione fissò una pena a 3 anni e 8 mesi poiché aveva firmato insieme a molti altri il verbale di perquisizione in cui si avallava il “ritrovamento” di due bottiglie incendiarie esibite la mattina successiva nel corso di una conferenza stampa. Al momento della condanna definitiva – 5 luglio 2012 – Caldarozzi era capo del servizio centrale operativo. Sospeso per l’interdizione dai pubblici uffici “era stato ingaggiato da Finmeccanica quando era presidente Gianni Di Gennaro, cioè il capo della Polizia nel periodo del G8”. Finmeccanica è una società controllata dello Stato, che dovrebbe spulciare con una certa scrupolosità i certificati penali dei suoi dipendenti; e a maggior ragione dei dirigenti...

Pietro Troiani (“per i giudici fece portare alla Diaz le false molotov”) “nel 2017 è diventato comandante del centro operativo della Polstrada a Roma“. La Stampa ricorda che “secondo le carte del caso Diaz, è l’uomo che nella notte del 22 luglio 2001 ordinò a un assistente di trasportare nell’Istituto le bombe trovate il giorno prima in tutt’altra parte della città... Ha preso 3 anni”.

Spartaco Mortola è stato invece condannato ad un anno e due mesi. A seguito della condanna il prefetto aveva annunciato le sue dimissioni, respinte dal governo, ottenendo pieno sostegno sia da parte degli esponenti dell’allora maggioranza di centro destra sia da parte di quelli dell’opposizione di centro sinistra. Il 22 novembre 2011 il sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello ha chiesto l’annullamento senza rinvio della sentenza di appello, richiesta accolta dalla corte di Cassazione che ha assolto Mortola e De Gennaro “perché i fatti non sussistono”

Vincenzo Canterini, comandante del reparto Mobile di Roma, uno dei responsabili dell’irruzione alla Diaz, condannato a 5 anni di reclusione (poi ridotti a 3 e 6 mesi dalla Cassazione per prescrizione di alcuni reati minori), ha poi scritto un libro su quanto avvenuto alla scuola Diaz di Genova, dopo il G8, in cui accusa gli alti vertici della Polizia di Stato, De Gennaro e Mortola, di aver cercato di depistare le indagini, scaricando tutte le colpe sui suoi uomini. «La Diaz fu una rappresaglia scientifica alla figuraccia mondiale per le prese in giro dei black bloc. Un tentativo, maldestro, di rifarsi un’immagine e una verginità giocando sporco, picchiando a freddo, sbattendo a Bolzaneto ospiti indesiderati assolutamente innocenti».

Ci fermiamo qui, inutile fare l’elenco completo, che gira da anni, del resto.

Quanto scritto basta e avanza per segnalare la contraddizione tra un potere dello Stato che chiede risarcimento a gente che ancora è stipendiata dallo Stato, e altri organi di quello stesso Stato che invece li tutela fino alla morte della ragione.

Ci deve essere un perché, e a noi sembra piuttosto chiaro...

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