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31/08/2018

Palestina - Hamas/Israele, cessate il fuoco a ottobre

A ottobre sarà siglata una intesa per il cessate il fuoco con Israele. A prometterlo è stato ieri il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar. Secondo quanto ha detto ai giornalisti, infatti, il movimento islamico palestinese ha compiuto dei passi importanti verso la fine dell’assedio israeliano sul piccolo lembo di terra palestinese che dura da oltre undici anni. Ci vorrà del tempo, ha precisato il leader islamista, ma un accordo finale sulla tregua dovrebbe arrivare entro un paio di mesi grazie alla mediazione egiziana. Il cessate il fuoco – riferiscono fonti interne – dovrebbe portare all’apertura dei valichi verso l’esterno e uno scalo marittimo a Cipro. In cambio, Hamas porrebbe fine alla Grande Marcia del Ritorno (iniziata lo scorso 30 marzo) e al lancio di palloncini incendiari verso Israele.
 
Se fosse così, però, non si arriverebbe alla fine dell’assedio, ma soltanto ad una attenuazione dei suoi effetti disastrosi per la popolazione gazawi: la gravissima crisi umanitaria della Striscia potrebbe leggermente migliorare, ma i confini continuerebbero ad essere controllati da Israele.

Sinwar ha poi precisato che le forze di sicurezze di Gaza ricadrebbero sotto una “unità nazionale legittima”. In pratica un governo di unità nazionale che però, nonostante l’accordo di riconciliazione siglato un anno fa, Hamas e l’altro maggior partito palestinese (Fatah) non hanno mai implementato. Sulle capacità militari del movimento islamico, Sinwar ha poi chiarito che il suo gruppo non sta cercando alcun confronto con Israele, ma sarà pronto per ogni evenienza. “La resistenza continuerà a sviluppare le sue armi per proteggere il nostro popolo dalla ripetuta aggressione sionista” ha detto, secondo quanto riportato dal sito Internet di Hamas.

Mercoledì, intanto, gli Usa hanno pubblicato una dichiarazione in cui hanno esortato l’Autorità palestinese (Ap) ad avere un maggiore ruolo a Gaza. “L’Ap non può criticare restando ai margini” ha detto Jason Greenblatt, il capo negoziatore del presidente statunitense Donald Trump. “Il popolo di Gaza, e gli israeliani che risiedono vicino a Gaza, soffrono da troppo tempo. E’ giunta l’ora che l’Autorità palestinese guidi il popolo palestinese – tutti i palestinesi – verso un futuro migliore”.

La risposta di Ramallah alle parole statunitensi è stata immediata: i commenti di Greenblatt sono un “palese intervento” negli affari palestinesi. “C’è un chiaro tentativo americano di implementare il piano chiamato ‘affare del secolo’ nella Striscia di Gaza sotto forma di progetti umanitari e tregua” ha detto Ahmad Majdalani, membro del Comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp). Majdalani ha poi accusato l’inviato speciale Onu Nikolay Mladenov e il Qatar perché starebbero facilitando gli obiettivi americani. “Mladenov e il Qatar stanno discutendo con Israele la costruzione di un aeroporto, di un porto e altri progetti a Gaza. Questa è una violazione del mandato che Mladenov ha ottenuto dal Segretario generale delle Nazioni Unite”.

Ieri il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che il presidente palestinese Abbas sarebbe da un lato preoccupato dai negoziati che Hamas sta compiendo con Israele senza il coinvolgimento dell’Ap, ma dall’altro è restio ad assumersi la responsabilità di Gaza perché teme che l’Autorità palestinese possa essere punita qualora non riesca a impedire attacchi contro Israele da parte di piccoli gruppi armati della Striscia. Haaretz ha poi riportato un commento attribuito all’ambasciatore statunitense in Israele David Friedman secondo cui ogni trattativa che non include l’Ap rappresenta “un premio straordinario per Hamas”.

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