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07/11/2018

Contro la gente perbene

Un’inquietante cardine della retorica delle nuove destre è che il voto sovversivo, che scatena odi razziali e si nutre di ostilità e frontiere, sia fatto da gente perbene. Sia Nigel Farage che Matteo Salvini hanno ripetuto parole molto simili: a victory for real people, a victory for ordinary people, a victory for decent people (una vittoria di gente reale, ordinaria, di gente perbene. Nigel Farage, discorso subito dopo il Brexit), oppure La gente perbene vive dappertutto (Salvini sul suo profilo Facebook).

Gente perbene è qui caratterizzato dalla paura di tutto: dall’immigrazione alla criminalità, dall’identità sessuale alla sessualità più in generale, una crisi pressoché totale e continua dovuta quasi interamente a politici corrotti del passato. L’inquietudine di fronte a cambiamenti percepiti come troppo rapidi o mal gestiti si trasforma in un malumore diffuso e qualunquista. Inutile cercare di razionalizzare e spiegare che i cambiamenti sono sempre in corso, e la realtà non è gestita o gestibile, poco conta anche osservare quanto possano rubare nel frattempo i politici attuali. Una volta scatenata la furia, la gente perbene non si ferma più. Questo è il paragone inquietante con gli anni tra le due guerre. Perché la paura è infinita. La corruzione è degli altri, quelli che non sono perbene. Non c’è più uno scontro tra visioni diverse della società ma tra gente perbene e politici corrotti, e cioè gli avversari, additati dai quotidiani in un mescolarsi di lotte combattute a colpi di magistratura, opinioni, giornali.

La sfera pubblica è fatta nella sua essenza di interessi che confliggono, dove ci sono gli altri è chiaro che ci si incontra e scontra. Quando il campo politico diviene dominato dai me ne frego fascisti o dai vaffa’ di Grillo, gli altri non sono più avversari, ma criminali da perseguire.

Shakespeare scrive il meraviglioso Measure for measure quando i puritani iniziano a chiudergli i teatri, e oggi siamo di fronte a qualcosa di molto simile. Accusare gli altri di corruzione significa autoescludersi da una categoria, è come dire che sono loro a essere cattivi, noi siamo buoni, perbene, dalla parte giusta della storia.

Al contrario, la corruzione è uno dei cardini del compromesso. Quella economica è facilmente identificabile, se qualcuno ha rubato lo si vede facilmente da un conto in banca. Ma se a corrompere, come nella prima repubblica, era un partito come la DC o il PSI che avevano di fronte un PCI finanziato dall’URSS? O, se vogliamo rovesciare la prospettiva, un PCI che aveva di fronte DC e PSI filo americani? Se dai rimescolamenti morali che sono seguiti un cattolico si trova in un partito dove un’altra corrente è favorevole ad aborto, divorzio, contraccezione? È più grave la corruzione politica o quella religiosa? O viceversa, se per un convinto liberale l’unico modo per essere eletto in una certa regione è compiacere opinioni conservatrice? Per non parlare di quanto è sempre corrotta l’intimità di due innamorati, tra intensità e intenzioni divine e calcoli economici su eredità o stipendi, figli che sono investimenti, rischi di fallimenti.

Parlare contro la corruzione, per tornare a dirla con lo Shakespeare inorridito dall’ondata puritana, è immaginarsi fuori dal male, e non c’è nulla di più temibile della gente perbene. La corruzione non è di destra o sinistra, in un modo o nell’altro attraversa tutta la vita associata, non solo dei politici ma anche delle famiglie e delle amicizie. Anche dell’individuo quando di fronte al proprio Dio o alla propria coscienza, misura l’ambiguità delle proprie intenzioni, fa i conti con le ambizioni sbagliate, con le lezioni che ci dà sempre la realtà di fronte al delirio narcisistico della propria purezza.

Quello che è spaventoso e al momento cavalcato dalla destra in Europa e negli USA e nel Brasile, ma che è certamente stato cavallo di battaglia di tanta storia della sinistra, inclusa quella della diversità morale del PCI, è il contrapporre l’onestà, l’essere perbene, all’illegittimità degli avversari. Spacciare un’immaginaria altra epoca che ci saremmo perduti alle spalle, o un mondo di là da venire, finalmente regolato dalle persone perbene.

Questa furia di gente perbene si contrappone al disordine morale che inevitabilmente attraversa le vite degli adulti, esposti a scelte difficili, in cui si deve esercitare maturità e consapevolezza (del resto se questo disordine, nelle vite nostre e degli altri non esistesse, quali virtù si esprimerebbero nella temperanza, nella giustizia, nell’amore per la libertà?). Sappiamo che nostro cugino sta divorziando, che il collega ha fatto carriera perché fa l’amore con il figlio o la figlia dell’amministratore delegato, che quel concorso pubblico è stato pilotato e via dicendo, e solletichiamo in un pubblico esausto la nostalgia di quando eravamo obbedienti e bambini, prima di incontrare cattive compagnie, il sesso, l’alcol e le droghe, l’avidità, l’invidia, il tradimento, quando eravamo figli, e papà e mamma ci dicevano cosa fare e il male non esisteva. Quindi non sentivamo tentazioni trasgressive (sessuali, intellettuali, o le droghe) e di fronte a chi ci invitava a fare il male potevamo contrapporre l’obbedienza, la legge del padre. A Eva che arrivava con una mela potevamo dire: papà ha detto di non mangiarla, va via.

Ora bisognerebbe partire da questo primo momento: credo che anche le persone religiosamente più devote concorderanno sul fatto che non è che dal Paradiso terrestre siano stati cacciati alcuni e altri no. E non è neppure il caso di immaginare che se della gente perbene si mette a far la spia per il potere o ad assecondare l’autoritarismo dei reazionari per loro, perché sono stati così buoni, si possano fare delle eccezioni. In altre parole, Dio non è la nostalgia di un leader forte che ci consenta di non guardare le nostre debolezze, non è qualcuno che è rimasto indietro, nel paradiso da cui siamo stati cacciati, al contrario parla attraverso le cose, nel mondo, nei problemi concreti che ci troviamo ad affrontare, e parla attraverso la nostra umanità e intelligenza, il nostro comprendere quello che abbiamo di fronte.

Come ricorda Pico Della Mirandola nel De Dignitate Hominis, ci ama più dei suoi angeli proprio perché ci ha messo in un mondo reale fatto di scelte e di esseri, non nell’immaginazione di Beppe Grillo, Salvini o Di Maio. Non nell’invitare gli smarriti a rifugiarsi nel perbenismo, ma nell’interrogare il nostro tempo; non in nostalgie senescenti per come immaginiamo fosse il passato o potrebbe essere il futuro, ma per un continuo lavoro nel cercare di comprendere il mondo. Un mondo dove l’immigrazione è la diretta conseguenza di guerre e carestie, e per coprire il dovere morale che sentiamo di fronte alla sofferenza ci vogliono tante, tante chiacchiere!

Oggi la gente perbene ha inventato la categoria di migranti economici sostanzialmente per umiliare chi arriva. Come ne avesse ancora bisogno, dopo aver attraversato il deserto e il mare, dopo campi di detenzione, spieghiamogli bene che se è un futuro migliore che vorrebbe, la gente perbene vuole fargli capire qual è il suo posto! Dall’altra parte migliaia di persone che si mettono in marcia verso la frontiera. Cosa farete di noi?

Io so da sempre e con orrore cosa siano le persone perbene, conosco il modo in cui mi hanno additato nell’adolescenza e hanno commentato la vita mia e di tutti i miei amici, di tutto il mondo. I pettegolezzi contro Bocca di rosa e le fobie per la contestazione. E so che se avvicinati, riconciliati con i loro demoni, neppure loro sono perbene nel senso orrendo evocato da Salvini e Farage. Potendo accedere a un’educazione, se possono leggere Pasolini, Moravia e Morante, Bob Dylan, Tolstoj e Manzoni, Dante e Machiavelli, il loro conformismo si dilegua, riemergono persone. Questo è il lavoro che fanno insegnanti di tutti i livelli dell’educazione. Poi purtroppo dalla ragionevolezza delle cose discusse in classe si cade in un mondo primitivo, nella colpa degli altri e alla fine in guerre terribili. Anche queste di solito volute dai vecchi e combattute dai giovani.

Non solo quindi abbasso Salvini, di Maio, Grillo, i conformismi, ma benvenuto mondo con tutti i tuoi problemi, benvenuti migranti e mondo ricco di difficoltà attraverso il quale, grazie alla nostra umanità e non contro di questa, cerchiamo di costruire un mondo giusto, libero e per tutti.

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