La destra generalmente ha una incapacità progettuale pari alla capacità predatoria.
La destra non è in grado di pensare al futuro, non è in grado di avere una progettualità che vada oltre l’accaparramento delle risorse attuali. La destra è saccheggio, è sfruttamento, è caporalato, è razzismo, è classismo.
La destra dà un senso all’estinzione dell’umanità.
Ma prima che accada dobbiamo sopravvivere alla loro avidità.
La pandemia è stata gestita a livello centrale dalla destra di maggioranza formata da PD e M5S ma, a livello locale, anche dalla destra di minoranza formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Gli esponenti politici delle destre hanno capacità insufficienti per gestire il covid di un canile, figuriamoci una pandemia che attanaglia l’intera nazione.
35.000 morti sono un bilancio vergognoso per maggioranza e minoranza, e la distruzione dell’economia non poteva trovare attori peggiori.
Il Consiglio dei Ministri presieduto da Conte è incapace di attuare una politica nazionale, non è all’altezza del compito, è costituito da una manica di incapaci che non si vergognano nemmeno di rendere nota la loro inadeguatezza al punto da chiamare in soccorso personaggi esterni per costituire Task Force.
Gli inglesismi, letti dall’esterno, danno un’aurea di grandiosità, ma le Task Force in realtà certificano la esternalizzazione delle funzioni ministeriali per inidoneità manifesta.
Il Presidente del Consiglio Conte (che tutti si ostinano a chiamare premier per abuso di inglesismo idiota) nella incapacità personale e nella incapacità dei suoi Ministri di uscire dalla melma nella quale si sono impantanati, ha dunque chiamato mr. Colao a capeggiare una Task Force; il quale ha accettato, senza alcun compenso diretto, di redigere un piano che metta in salvo tutti gli amichetti del capitalismo neoliberista, ma che lasci scivolare nella povertà anche chi finora era riuscito a rimanere a galla.
Questo buontempone, insieme ad un parterre di figuranti secondari, messi lì per fare numero, ha redatto 121 cartelle con 102 obiettivi, uno più farlocco dell’altro nelle indicazioni nominali, ma decisamente criminale nelle finalità sottese, sapendo che la maggior parte delle forze politiche avrebbe taciuto, giustificando e sposandone le descrizioni di facciata, pur di partecipare al banchetto spartitorio che quel piano ha prospettato nella sua interpretazione autentica.
Insomma un papello posto alla base della trattativa Stato-lobby, per dividersi 173 miliardi di prestiti.
Quando le generazioni future dovranno restituirlo, saranno costrette a svendere la Fontana di Trevi e il Colosseo, se saranno ancora in mano pubblica.
Dall’inglesismo sono passati ad un francesismo e il convegno di presentazione del papello lo hanno chiamato “Gli Stati Generali”, mutuandolo dall’Assemblea elettiva che fu riunita in Francia nel maggio del 1789, prima dello scoppio della Rivoluzione.
Forse Conte, ma anche Colao, dimenticano che tre anni dopo l’indizione di quella Assemblea – che non risolse la crisi economica francese – il Re di Francia fu ghigliottinato insieme a molte altre persone.
Dunque evocare gli Stati Generali non è proprio una ideona.
Tralasciamo di rilevare come il papello sia deficitario su alcuni punti chiave come il divario tra nord e sud, l’agricoltura, la scuola, il lavoro o la sanità. Ma non si può non rilevare come il piano Colao sia privo di una visione politica generale che tenga conto delle cause che hanno portato allo stato attuale, perché l’obiettivo reale è quello di mantenere intatte le cause e avvitarsi in soluzioni che, senza rimuoverle, peggioreranno le condizioni di chi ne ha subito gli effetti.
A ben vedere, l’obiettivo del papello è proprio quello di tacere sulle responsabilità della crisi fino al punto di premiare e rafforzare la posizione di chi ne è la causa.
In sintesi è un piano criminale.
Nel merito, le soluzioni prospettate sembrano appiccicate con lo sputo su un tessuto economico sfaldato e la prospettiva dichiarata di risanamento ha già tutti gli ingredienti del fallimento.
Gli amministratori di sostegno dei Ministri hanno individuato 19 aree tematiche sulle quali ipotizzare le ricette di salvataggio dei loro amichetti, perché quando questa gente parla di economia, mentre tutti la intendono in riferimento alle risorse pubbliche per l’interesse generale, loro la intendono in riferimento ai patrimoni privati per l’interesse di pochi.
Al primo punto si sono preoccupati di salvare dalle responsabilità penali tutti i loro amichetti che sul posto di lavoro non solo non hanno adottato misure di sicurezza in relazione alla pandemia, ma erano già colpevoli di non aver attuato nemmeno quel minimo di tutele di protezione dagli usuali rischi biologici che per talune categorie prevedono finanche indennità stipendiali dagli anni ’90.
Al secondo punto hanno prospettato “un’opzione migliorativa sia della produttività sia delle condizioni lavorative” dello smart working (altro inglesismo, altra fregatura) senza preoccuparsi di valutare quali ricadute abbia nella vita dei lavoratori, e come l’assenza di vincoli orari e spaziali si traduca in maggiore sfruttamento non solo delle persone ma anche della appropriazione indiretta degli spazi privati dei lavoratori e soprattutto delle lavoratrici.
Parlano di adozione di codice etico, come se l’imprenditoria cialtrona italiana, che trova sempre il modo di smarcarsi dal codice penale, si lascierà impressionare da un codice etico.
Sospendere o differire i termini di pagamento delle imposte, per tutte le attività che hanno subito la chiusura, è ragionevole, ma questo non dovrebbe valere per tutte le imprese della Lombardia, ad esempio, che hanno imposto alle autorità di non bloccare la loro produzione, rendendosi responsabili della diffusione del contagio.
Eppure per loro non si farà differenza e usufruiranno delle stesse agevolazioni.
Si è prevista la rinegoziazione delle locazioni commerciali, mentre gli studenti universitari fuori sede, o le famiglie in fragilità economica, non sono menzionati.
L’assalto alla diligenza è stato prospettato al punto 3 quando si è ipotizzato di sospendere i vincoli del Testo Unico delle società a partecipazione pubblica, ovvero società a capitale privato con una percentuale di capitale pubblico, quel tanto che basta per scaricare sul pubblico ciò che non va e tenere al privato i benefici.
Non mancano gli incentivi e i sostegni alle imprese, in tutte le salse, proposti sotto ogni forma possibile, finanche premiante per i datori di lavoro in nero e per quelli che continuano a creare fondi neri all’estero.
Non poteva mancare un titolo speciale a favore del Terzo Settore, dove gli enti religiosi sguazzano perché gli è stato costruito su misura un modo di fare profitto senza essere vincolati ai regimi fiscali previsti per le imprese.
La sburocratizzazione è un altro passaggio inserito nel papello, da sempre cavallo di battaglia della imprenditoria cialtrona, per la quale ogni vincolo posto a tutela delle persone che lavorano o a tutela dell’ambiente, viene bollato come inutile burocrazia.
Fibra, cablaggio e infine 5G, tutti al traguardo senza passare dal via, mentre l’agricoltura, assente da qualsiasi forma di pianificazione, viene menzionata solo per dire che sarà il caso di incentivare il riutilizzo di acque reflue, poi ci andrà personalmente Colao a monitorare il tasso di inquinamento nelle fasi di riciclo delle acque.
Rimanendo in tema di acque, nel papello si prevede che le lobby della gestione idrica possano e debbano agire verso “le aggregazioni”, ma l’aspetto criminogeno sta nella prospettiva di “Rafforzare i meccanismi di riscossione dei crediti di tutta la filiera idrica”, come se non bastasse l’aumento tariffario attuato al di fuori di ogni controllo e il distacco delle utenze anche in situazioni di grave fragilità sociale.
L’elenco è ancora lungo, e la critica non si esaurisce né qui né ora.
Riepilogando.
Il crimine non deve essere inteso nell’unica accezione che lo riconduce a violazione di norme imperative di diritto penale.
C’è un altro significato del crimine, ed è la violazione di norme elementari di rispetto e tutela del prossimo, è la violazione di criteri economici di equità e solidarietà, è la violazione dei diritti umani fondamentali.
Il papello è un concentrato di regole sociali e diritti umani calpestati.
A buon diritto i suoi autori e i suoi esecutori possono essere perciò definiti come criminali, mentre chi li sostiene politicamente è complice.
Fonte
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