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12/12/2020

Il biopotere evolve. Intelligenza artificiale e nascita della clinica

1) Nascita della clinica e diffusione del biopotere

I concetti di nascita della clinica, di biopotere, i fenomeni dell’intelligenza artificiale e della robotica, non solo hanno origine nel ‘900 ma sono anche ben radicati nella storia del secolo breve. Tuttavia da allora l’antropologia del potere li ha analizzati in modo separato: da una parte il campo di forza clinico, spesso ridotto al tema della pressione disciplinare del potere istituzionale e medico sul corpo, dall’altra quello tecnologico che vive continuamente il rischio di una sua riduzione al tema del potere assunto dallo spossessamento del sé di fronte alle evoluzioni di intelligenza artificiale e robotica. Non che da entrambi i campi, separatamente, non siano arrivate intuizioni, e analisi, anche notevoli ma il punto è che oggi la riunione di questi fenomeni in un unico campo di forza ci spiega molto della evoluzione del potere clinico, del biopotere, dell’uso esteso di AI e robotica nei processi di medicalizzazione e, in definitiva, della mutazione di ciò che chiamiamo potere. Insomma, un vero grande campo di forza nel quale si gioca una ridislocazione, logistica e concettuale, della clinica che contiene, oltre al protagonismo dell’evoluzione tecnologica, estensione e diffusione di un potere di tipo nuovo.

Guardiamo quindi al concetto di nascita della clinica in Foucault che emerge da un vero corpo a corpo teorico, con epistemologia e medicina, e che produce nel filosofo di Poitiers una storia dello sguardo attraverso il quale il potere medico analizza il paziente. Clinica e potere medico moderno nascono così attraverso uno spostamento dello sguardo verso specifiche zone del corpo del paziente che, di conseguenza, comporta mutazioni, e innovazioni, nelle tecniche mediche e di logistica sanitaria. Si passa così, nelle procedure di individuazione della cura, dall’interrogazione “come ti senti” rivolta al paziente alla formulazione “dove ti fa male“: lo sguardo e l’interrogazione medica da legate alla sensazione generale della persona, cambiano, si localizzano, si concentrano su zone specifiche del corpo. A partire da questa mutazione le tecniche di diagnosi, l’organizzazione del sapere medico, la logistica ospedaliera e gli equilibri dei poteri che innervano questa dimensione dello sguardo e dell’interrogazione finiscono per ristrutturarsi anche bruscamente. La nascita della clinica è conseguenza di questo spostamento dello sguardo e dell’interrogazione sul paziente e il suo significato sta nelle pratiche discorsive, che si assemblano continuamente tra loro, presenti in medicina, architettura, logistica, amministrazione.

Il concetto di biopotere, che ha provocato una forte attenzione nella letteratura secondaria su Foucault lungo tutto l’ultimo quarto di secolo, riguarda un nuovo modo di intendere, da parte della modernità, l’insieme della popolazione, ad un certo punto concepita come corpo compatto, da far crescere “sano” perché governato da un insieme di leggi, norme e dispositivi amministrativi. L’insieme di questa modalità di governo applicata alla popolazione si chiama biopotere e, in questa dimensione, emergono discipline di supporto al potere medico come la demografia e la statistica. Tramite questo percorso di analisi Foucault procede individuando il legame tra biopolitica e capitalismo: il biopotere assicura la produttività dei processi economici generali proprio nel momento in cui mette in sicurezza la salute della popolazione come insieme. Assumendo questa funzione il potere biopolitico produce parametri – legislativi, normativi, etici – di misurazione del benessere, favorendo l’evoluzione delle tecniche mediche che, a loro volta, si ristrutturano per rispettare questi parametri. Il biopotere è così sia un potere antropologico profondo, che fa presa sulla crescita del vivente, sia un potere legislativo, normativo, etico che favorisce, nello specifico, l’evoluzione delle tecniche mediche.

2) Evolution

È proprio l’evoluzione delle tecniche mediche, la loro capacità di adattarsi ai parametri come di adattarli, di assorbire le rivoluzioni tecnologiche come di contribuirvi, che comporta, a sua volta, una mutazione del concetto di clinica, di quello di biopotere e delle relazioni di potere che attraversano entrambe le dimensioni. Il paradigma delle mutazioni del concetto di clinica e di quello di biopotere si riassumono così oggi in due passaggi: quello dello sguardo – dal primato dello sguardo clinico naturale in presenza del paziente all’emersione di quello tecnologico dove l’ottica artificiale prima e la distanza telematica poi giocano un ruolo decisivo nella mutazione del concetto di diagnosi – e quello dell’assorbimento delle tecniche e delle discipline mediche da parte di intelligenza artificiale e robotica. In questo senso, clinica e biopotere, vengono così attraversati da nessi di potere sia tradizionali che di tipo nuovo componendo un nuovo livello di equilibrio del potere medico nel suo rapporto col potere tecnologico: quello dove AI e robotica, sullo sfondo di una innovazione dettata da convulsi processi di finanziarizzazione, diventano in ogni caso elemento costituente di questo tipo di potere.

Questa immissione tecnologica, questo spostamento nell’equilibrio dei poteri tra clinica e biopotere a favore delle tecnologie, non neutralizza affatto i conflitti microfisici nel mondo medico, come testimonia efficacemente questa antologia Diagnostic Controversy. Biopotere e clinica si rivelano poteri che fanno presa sulla popolazione, subiscono resistenze alla loro presa anche nel nostro mondo, come testimoniato da Diagnostic Controversy, e sono ugualmente attraversate da conflitti interni anche quando vedono intrecciarsi il loro campo semantico, le loro pratiche discorsive, i loro nessi di potere con l’evoluzione tecnologica. Questo a conferma del fatto che la tecnologia non è solo neutralizzazione dei conflitti ma anche ridislocazione di una microfisica del conflitto che, in questo caso, avviene entro una marcata evoluzione di clinica e biopotere che si confermano come campi di potere legati alla cura del malato e della popolazione ma che, per mantenersi come tali, devono assorbire le mutazioni tecnologiche e lasciarsi assorbire da loro.

L’intreccio tra clinica, biopotere ed evoluzione tecnologica non è quindi, come si intuisce, privo di conseguenze: lo testimonia un lavoro collettivo come Emerging Technologies for Health and Medicine che registra come tanto più la tecnologia fa valere il proprio peso sulla cura del malato e della popolazione tanto più clinica e biopotere assumono significati differenti. Prima di tutto perché la loro presa di potere non è più solo sull’insieme astratto della popolazione e sul terreno, sul piano dell’urbanistica medica visto che si estende anche allo spazio digitale. Ed è proprio questa estensione, che fa dello spazio digitale un nuovo terreno medico e della cura, che fa capire come AI e robotica siano un nuovo attore egemone sulla scena del potere clinico e del biopotere. E, come accade per tutti gli altri terreni del reale, le mutazioni di AI e robotica non sono solo tecniche ma hanno effetti medici, sulla cura, sull’organizzazione della clinica e sulla presa complessiva della società da parte del biopotere. Visto anche che AI e robotica sono fenomeni di riorganizzazione tecnologica di quello sguardo che, nel sapere occidentale e in Foucault, è il fondamento della costituzione della clinica e del biopotere così in Emerging Technologies sia la realtà aumentata che quella virtuale sostengono l’evoluzione di questo genere di sguardo costituente dell’universo clinico.

La clinical logistics è quindi l’effetto amministrativo, logistico della ristrutturazione della clinica e del biopotere che registra il peso di AI e robotica nella determinazione stessa della cura e proprio della clinica e del biopotere. Un testo come Innovative Healthcare cerca invece di registrare, oltre a queste, il piano complessivo delle mutazioni della dimensione medica fino all’economia della clinica e del biopotere: dalla gestione del capitale umano al risk management particolarmente complesso in un settore dove alle criticità della gestione della salute si sovrappongono quelle della governance finanziaria sanitaria. Nasce così una nuova clinica il cui sguardo costituente e il discorso che interroga il paziente non sono più quello dell’occhio naturale o dell’interrogazione medica che da esistenziale si fa confidenziale, perché “ascolta” parti discrete del corpo, ma quelli dell’ottica artificiale e delle piattaforme digitali, della AI e della robotica che, assorbendo le funzioni dell’occhio naturale, si intrecciano con i saperi, e i poteri medici tradizionali, in un equilibrio nuovo nel quale le trasformazioni tecnologiche influiscono su cura, organizzazione della clinica e biopotere. Quando Foucault parlava di tecnologie si riferiva, soprattutto, alle tecnologie del sé oggi, nel sapere medico e nel biopotere, l’intervento tecnologico è in senso letterale e pervasivo ed è sia tecnologico sia assorbimento ed estensione del potere medico e dello sguardo medico nello spazio digitale.

Se, in senso tecnologico, la nuova clinica nasce grazie all’occhio elettronico, sulle piattaforme digitali anche il biopotere subisce importanti trasformazioni nella medesima direzione. In Biopower, Foucault and Beyond, testo collettivo edito da Cisney e Morar, si rimarca infatti come il biopotere sia sempre un un concetto che va oltre i tradizionali concetti di potere della modernità (quelli del bene che si possiede o meno) e sia quindi continuamente sottoposto a mutazioni intrecciandosi con la dimensione tecnologica. E infatti, proprio in materia di biopotere, ecco annunciato il passaggio in Legal, Ethical and Social Perspectives in Health and Technologies, un testo collettivo che mette in programma proprio l’analisi del concetto di biopotere tra medicina e tecnologia. Il biopotere non si estende quindi sulla vita partendo dal solo sguardo naturale, utilizzando la classica clinica disciplinare come suo strumento e campo di potere e le norme come cornice giuridica, ma lo fa partendo dallo sguardo tecnologico usando una clinica mutata e ponendosi come intersezione tra la cornice giuridica delle norme e la regolazione tecnica che evolve sfuggendo alle norme stesse. In questo modo il biopotere è sia istituzione che extra istitituzionale. Non che non sia mai stato solo istituzionale ma stavolta la sua extra istituzionalità coincide con la disruption tecnologica.

Ecco quindi, unificando antropologia critica medica e tecnologica, il vero grande campo di forza nel quale si definisce una mutazione, logistica e concettuale, della clinica che contiene, oltre al protagonismo dell’evoluzione tecnologica, estensione e diffusione di un potere di tipo nuovo: quello digitale innervato nel potere medico il quale si comporta in modo diverso dal tradizionale biopotere legato alla protezione della popolazione essendo meno legato alla dimensione normativa, al legame sociale e più alle improvvise innovazioni tecnologiche, meno alla logica della mediazione e più a quella della disruption presente in AI e robotica.

Qui i concetti di biotechnological e di biopower, presenti nei testi qui citati a diverso titolo, escono da questo campo di forza, quello che produce la nuova clinica, ricordandoci la presenza di una nuova nozione di governamentalità che si fa più regolazione tecnica che giuridica, una nuova tecnologia di governo che, come ogni fenomeno di questo tipo, produce le proprie catastrofi che, nel nostro mondo, significano assenza di risorse finanziarie per dispositivi così complessi, espulsione della popolazione – a differenza di clinica e biopoteri tradizionali – inadatta o troppo costosa per questi processi, egemonia di una AI magari non propriamente friendly per il personale medico e la popolazione curata. Ma il vasto campo antropologico dell’unificazione tra medico e tecnologie è davanti a noi con i suoi effetti e la sua, enorme, portata. E qual è oggi il legame tra biopolitica e capitalismo? Il biopotere passa dall’essere un processo di legittimazione della cura della popolazione assieme alla produttività economica ad uno che deve anche contenere la disruption tecnologica in questi processi, assieme al convulso mondo finanziario che la sostiene, non senza difficoltà, di fronte alla popolazione, e con incidenti tipici dell’alta complessità presente nel capitalismo odierno.

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