La situazione di emergenza sanitaria legata alla pandemia ha colpito il salario dei lavoratori in forme diverse, spesso tra loro collegate ma sempre con l’effetto di assottigliare le buste paga. Tra queste forme il massiccio impiego della CIG, del FIS che è stato utilizzato per gestire la flessione dei volumi, in tantissimi altri casi le ditte hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali anche in assenza di crisi.
Così milioni di lavoratori si sono ritrovati con il salario decurtato e in attesa dei soldi della CIG da parte dell’INPS. Per di più chi è stato posto in CIG/FIS, in questi giorni sta ricevendo la tredicesima resa più povera a causa del mancato riconoscimento dei ratei, in molti casi riscuotendo un assegno dimezzato o anche peggio.
Da tempo chiediamo una riforma degli ammortizzatori sociali, che garantisca una reale tenuta del salario (80% dell’ultima retribuzione), diversamente CIG/FIS sono oggi utilizzati dalle aziende come un bancomat per tagliare i costi e finanziare le ristrutturazioni.
Nonostante gli ammortizzatori sociali siano in buona parte sostenuti con i soldi versati dai lavoratori nelle casse dell’INPS, sono i datori di lavoro ad avere ampio margine di utilizzo e accesso agli ammortizzatori, questo anche grazie ad una drastica riduzione della contrattazione sindacale e ai pochi controlli sugli abusi.
Libertà di lasciare a casa i propri dipendenti senza l’onere dello stipendio, che in questo frangente drammatico, ha colpito soprattutto le categorie deboli, i lavoratori più esposti sindacalmente, confermandosi come uno strumento impiegato per punire e discriminare i lavoratori.
In prossimità delle festività di fine anno, quando i consumi dovrebbero avere un’impennata, i media si chiedono come mai la popolazione spenda sempre meno. Il motivo è semplice: la crisi la stanno pagando i lavoratori con salari e tredicesime ridotti!
Occorre contrastare gli accordi in perdita che fanno proprie le richieste datoriali, in alcuni casi limitandosi alla richiesta di anticipo delle spettanze dell’INPS e dimenticando la giusta copertura salariale dei lavoratori.
Di fronte all’approccio della parte datoriale è determinante il nostro ruolo nella contrattazione, dove occorre lottare per conquistare quanto altrimenti non viene riconosciuto: anticipo da parte dell’azienda delle spettanze dell’INPS; riconoscimento dei ratei che fanno maturare gli istituti differiti come ferie, rol, premi, tredicesima e quattordicesima laddove riconosciuta;
rotazione equa tra tutti i lavoratori in caso di lavoro ridotto, per evitare discriminazioni e un’integrazione economica per fare pesare meno il macigno della CIG sul salario.
Il tema del salario e con esso del diritto all’emancipazione richiede risposte ora!
Chiediamo ammortizzatori sociali che riconoscano l’80% dell’ultima retribuzione e salario minimo per legge a partire da 10€ lordi per la paga oraria.
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