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18/12/2020

Parole come pietre


In queste feste natalizie in piena pandemia, si sta palesando agli occhi di tutti quella che abbiamo spesso definito come crisi della civilizzazione capitalistica.

A dimostrarlo sono le dichiarazioni del presidente della Confindustria di Macerata, Guzzini, sulla “leggerezza” dei morti da Covid rispetto al “retail” dell’economia. È stato costretto a dimettersi, ma è chiaro ormai che quel padrone delle ferriere ha detto quello che pensano, e dicono da mesi a mezza bocca, i suoi colleghi imprenditori.

Prima di lui, lo aveva fatto capire un altro presidente di Confindustria, quel Bonometti espressione dell’imprenditoria lombarda che, nel pieno della prima ondata della pandemia, affermava che “ora non farei il processo alle intenzioni, bisogna salvare il salvabile, altrimenti saremo morti prima e saremo morti dopo”. O anche che “Codogno è un paesino, si capisce che non fa testo”.

Quel Bonometti lì rivendicava infatti con orgoglio di aver fatto pressione su Regione e Governo affinché non venissero fermate le attività produttive mentre in Val Seriana, e tutta la Lombardia, le persone si ammalavano a migliaia e morivano come mosche.

Volendo aggiungere altro, non possiamo non segnalare l’europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca, secondo cui nella somministrazione dei vaccini il valore di un magazziniere lombardo è superiore a quello di un ministeriale romano. Ridotti a merce, pesati in termini di Pil, come pecore al mattatoio...

In questi anni abbiamo spesso segnalato che tirava aria di eugenetica sociale mentre si diffondeva la vecchia-nuova dottrina capitalista secondo cui, rivolti a noi, ci facevano intendere che “dovete morire prima!”.

Qualcuno l’ha presa come amara ironia e qualcun altro ci ha chiesto le prove. Per queste ultime, purtroppo, non abbiamo dovuto aspettare molto.

I dati della sindemia di Covid-19 stanno lì a dimostrarlo. Si, perché di sindemia e non di pandemia occorre parlare. Le disuguali condizioni sociali stanno facendo la differenza tra chi muore e chi no di fronte allo stesso virus. Il Covid-19 può colpire anche i potenti come Macron o Trump, o ricchi come Briatore e Berlusconi. Ma se scorriamo i nomi e le vite di chi è morto per il virus non vi troveremo né ricchi né potenti, tranne rarissimi casi.

A fronte di questo cinismo imperante e alla brutale selezione umana e sociale che ne deriva, non possiamo sottrarci dall’indicare il sistema capitalista dominante e i suoi disvalori di riferimento come i responsabili del piano inclinato sul quale sta scivolando l’umanità in tutti i suoi aspetti: da quello sociale a quello ecologico, da quello sanitario a quello morale.

Infine, ma non per importanza, non possiamo non segnalare l’indecenza della classe politica posta a dirigere il nostro e gli altri paesi in questa emergenza epocale.

In un recente articolo del nostro giornale – Le stalle di Natale – abbiamo messo in fila tutte le ottusità, le incertezze e le conseguenze nefaste dell’azione del governo (e dell’opposizione) nel cercare di salvare capra e cavoli di fronte alla strage derivata dalla seconda (e non ancora ultima) ondata del virus.

Non abbiamo molto da aggiungere a quanto scritto in quello e in decine di altri articoli, con cui abbiamo seguito gli avvenimenti e con cui abbiamo decostruito tutte le false verità che hanno cercato di negare l’evidenza: il primato dell’economia sulla vita umana nel capitalismo non è una eccezione, è la regola.

Se non si rovescia il paradigma, prepariamoci ad affrontare un imbarbarimento molto superiore a quello che abbiamo visto ad oggi.

Proprio per questo occorre arrivarci preparati e non come sprovveduti, con la testa rivolta in avanti – non all’indietro – e consapevoli che il nemico non prevede una visione diversa dalla propria.

È evidente a tutti che anche quello di Natale non sarà un pranzo di gala!

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