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19/12/2020

Il ministero della salute fa il solletico alla giunta lombarda

È noto che la famigerata legge 23/2015 della regione Lombardia, quella che ha provocato lo sfascio della sanità regionale, deve essere sottoposta a verifica entro la fine dell’anno. Con tutto quello che è successo negli ultimi mesi, con il crollo della decantata “eccellenza sanitaria” che ha provocato 24.000 morti in regione, 5 volte quelli di tutta la Cina, ci si aspettava dal governo una presa di posizione netta contro tale legge.

Una posizione che, al contrario, il Ministero della Salute non ha preso, inviando alla Regione circa settanta pagine di osservazioni che, al di là di alcune critiche ovvie, non mettono in discussione la colpa principale della sanità lombarda, che sta nella prepotente, illimitata e incontrollata presenza dei privati nel sistema sanitario.

In Lombardia, dalla gestione Formigoni a oggi, si è passati dal 10% a oltre il 40% di prestazioni fornite dai privati su quelle totali. Tali prestazioni sono ovviamente selezionate dai privati tra quelle maggiormente remunerative, con un vero saccheggio dei fondi pubblici, sottratti alla sanità pubblica.

Uno scandaloso regalo, a questo proposito, è stata l’invenzione, unica in tutta Italia, dei “gestori” per le malattie croniche, che costituiscono un succulento mercato. Un meccanismo perverso con il quale una struttura privata o una cooperativa di medici possono prendere in carico i pazienti cronici e gestirne a proprio piacimento le terapie, decidendo dove praticarle, dove far effettuare i test clinici e con quali budget di spesa. Eppure, su questi punti, il documento governativo tace.

Poco importa che il Ministero solleciti alla Regione la necessità di ripristinare i Dipartimenti di prevenzione e di salute mentale e i Distretti sanitari, presenti in tutta Italia ma aboliti in Lombardia. Sarebbe stato insostenibile non indicare nemmeno queste necessità, dopo che la pandemia ha messo in luce i guasti dovuti alla distruzione della medicina territoriale.

Ora la Giunta lombarda ha tempo 120 giorni per rispondere al Ministero, ma il presidente Fontana ha già detto che ne occorreranno molti di più. Tuttavia, al di là di qualche scontata schermaglia, certamente Fontana e Gallera la faranno franca e riusciranno a non dover mettere in discussione la loro impostazione privatistica.

Tutto ciò dimostra che tra le forze di governo e la destra non esiste un reale contrasto sulla scottante necessità di rilanciare veramente la sanità pubblica, separando decisamente pubblico e privato e abolendo il deleterio principio di sussidiarietà tra i due settori.

Ciò è peraltro confermato anche dal progetto di riforma sanitaria regionale del PD, che non mette affatto in discussione tale principio.

Sul tema della riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio, che appare sempre più a rischio, giungono novità dal neo ricandidato sindaco milanese Sala. Di fronte alla necessità di offrire un servizio di trasporto pubblico meno pericoloso, Sala sta per emettere un’ordinanza che posticipa l’apertura dei negozi non alimentari alle 10.15 del mattino (allo studio anche l’apertura degli uffici pubblici alle 10), mentre le scuole dovrebbero aprire i battenti, in modo scaglionato, tra le 8 e le 9.30.

Questa sarebbe la “riorganizzazione dei tempi della città”, tanto sbandierata quanto inutile, poiché i negozi di generi non alimentari, soprattutto nel centro, aprono già, nella maggioranza, alle 10 del mattino. Quindi, una foglia di fico di 15 minuti per celare gli affollamenti che si sono verificati negli ultimi giorni soprattutto nella metropolitana, il mezzo di trasporto collettivo che presenta le maggiori criticità.

L’unica vera soluzione sarebbe quella di aumentare le corse dei mezzi pubblici, ma Sala ha più volte dichiarato che ciò non è possibile perché mancano mezzi e personale. Ben sapendo che nei garage delle aziende di noleggio degli autobus sostano inoperosi tutti gli automezzi che venivano utilizzati per trasporti e viaggi privati prima della pandemia. Tali mezzi potrebbero essere requisiti per supportare il servizio dell’Azienda Tramviaria Municipale.

Così, mentre l’indice Rt e la percentuale di positivi ai tamponi tornano a rialzarsi e si parla di una “terza ondata”, quando in realtà la seconda è ancora in pieno dispiegamento, si continua a prendere provvedimenti che non servono a nulla.

Naturalmente, per non prendere l’unica decisione che avrebbe potuto portare dei veri miglioramenti, vale a dire la chiusura totale di luoghi di lavoro, cantieri e centri commerciali.

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