Tra i sempre più ammaccati governanti europei e nei mass media sempre più autoreferenziali, aleggia la felicità per la partecipazione di Joe Biden al Consiglio della UE.
Dopo il cattivo Trump che snobbava l’Europa, ecco finalmente un presidente USA che riconosce il nostro ruolo, sembrano dire trionfanti tutte le autorità che hanno dato una comune pessima prova sul Covid.
Solo che Biden non partecipa al vertice europeo per spartire i vaccini delle multinazionali del suo paese, che si è accaparrato. Anzi semmai farà capire che non gradisce che si acquisti il vaccino Sputnik.
Né, tantomeno, il presidente chiederà di riflettere sul fatto che gli USA e la UE assieme abbiano a carico già più di un milione e mezzo di morti per la pandemia, la netta maggioranza di quelli di tutto il mondo.
No Biden non viene al vertice per ragioni umanitarie, ma per guerre umanitarie. Quelle che gli USA vogliono rinfocolare nel mondo, soprattutto ora che il loro impero è sempre più in difficoltà, di fronte alla crescita impetuosa della Cina e di altri paesi.
Gli USA vogliono la completa servitù della UE nella loro politica guerrafondaia verso Russia e Cina e, come primo atto di fedeltà rinnovata, chiedono che salti il gasdotto NorthStream tra Russia e Germania, che le multinazionali americane del petrolio non gradiscono.
Naturalmente tutto questo verrà presentato come un “nobile impegno per sanzionare chi viola i diritti umani”. Che, se fosse autentico, per i prossimi cento anni, dovrebbe essere rivolto prima di tutto verso gli USA.
Il ritorno del padrone al tavolo di comando dell’Europa, come ai bei tempi della guerra fredda, fa felici coloro che si definiscono euroatlantici, non a caso rispolverando la parola di cui si facevano scudo i peggiori politicanti reazionari degli anni cinquanta del secolo scorso.
Sì, la comunità euroatlantica puzza lontano un miglio di vecchi sporchi affari imperialisti e di guerra. E in Italia, il fatto che tutto il Parlamento sia un coro euroatlantico, con Draghi direttore, sottolinea il particolare degrado ottuso e servile della politica.
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