Varoufakis, per qualche tempo, è stato il campione di quanti pensavano di poter “cambiare l’Unione Europea”. Dall’alto della sua competenza e dell’esperienza diretta fatta nei sei mesi da ministro dell’economia di Atene, nel primo governo Syriza, aveva provato persino a mettere in piedi un movimento europeo fondato su quell’ipotesi. Naufragato, come sappiamo.
Lo spazio politico per “riformare l’Unione Europea” semplicemente non esiste, oppure è irrealistico sulla base dei rapporti attuali tra classi e Paesi.
Dunque che sia lui – oggi – il più duro critico della UE e del governo Draghi, lungi dall’essere sorprendente, è la dimostrazione che “i fatti hanno la testa dura” e le persone intelligenti lo sanno almeno riconoscere.
L’intervista che qui vi proponiamo, tradotta da L’Antidiplomatico, distrugge completamente la retorica e le attese intorno al Recovery Fund. Ma soprattutto indica il vero problema del dopo-pandemia: il ritorno pressoché immediato dell’austerità, visto che i relativi trattati europei (Fiscal Compact, Six Pack, Two Pack, ecc) non sono stati affatto cambiati, ma solo “temporaneamente sospesi”.
Buona lettura.
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Non era stato tenero, per usare un eufemismo, dopo la scelta di Mario Draghi di affidarsi alla multinazionale Usa McKinsey come consulente sul Recovery Fund, non lo è stato neanche adesso, l’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis rincarando la dose: non solo sul Recovery Fund, ma sull’intero piano di ristrutturazione economica post pandemia per l’Europa.
Intervistato da Daniel Denvir – della Lannan Foundation and Haymarket Books – sulla scelta dei paesi dell’UE sul debito comune come collante di qualsiasi unione monetaria, resta scettico.
Inoltre, l’ex ministro greco ricorda come i governi di Grecia, Spagna, Italia dovranno affrontare “una stupida regola”: far quadrare i bilanci. un deficit del 15%, causa pandemia, nel 2021 dovranno farlo scendere a zero. In che modo? Alla solita maniera, tagli ai salari, pensioni e sistema sanitario. Dal pantano economico non si esce con i 310 miliardi, non 750 del Recovery Fund sbandierati da media e politicanti, lo 0,65% del Pil dell’UE.
Varoufakis, questa grande truffa del Recovery Fund, la spiega partendo dall’esempio degli Stati Uniti d’America.
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Immagina di vivere negli Stati Uniti, in cui non c’è nessun Governo federale, una Tesoreria federale, ma c’è una FED, una Banca centrale USA, a cui non è permesso di salvare l’Arizona o il Missouri. Ricordate che nel 2008, il grande Stato del Nevada, che ha più o meno le stesse dimensioni dell’Irlanda,ed è basato su una bassa tassazione per le società e le costruzioni.
Immagina di essere nel 2008 quando tutto è crollato, con la proprietà immobiliare e le banche che sono andate in malora.
Immagina che il Governatore del Nevada avesse preso prestiti internazionali per pagare le Banche e la disoccupazione dei lavoratori edili a Las Vegas e ovunque stavano costruendo case. Allora immediatamente ciò che sarebbe successo è che il Nevada sarebbe andato in bancarotta e se il suo Governatore fosse andato al Fondo Monetario internazionale e avrebbe ottenuto un prestito a condizione dell’austerità, tagliando i salari e le pensioni, e quindi spingendo metà dei cittadini fuori dal Nevada. Lo Stato sarebbe andato ancora di più un bancarotta.
Questo è quello che è successo tra il 2010 e il 2020 in Europa. Questo che ho descritto è il funzionamento della zona euro.
Immagina, quindi, che 10, 12 anni dopo il Covid-19 arrivi in questo tipo di “Stati Uniti” che ho descritto, e che i ‘grandi’ e ‘buoni’ leader si riuniscano e concordino sul fatto che è il momento di avere un debito comune e di trasferire denaro tra i vari Stati.
Immagina che, rispetto al 7 o 8% del PIL che gli attuali governi stanno usando come stimolo fiscale, abbiano concordato di impegnare uno 0,7%. La prima cosa che diresti è: ‘Ragazzi, troppo poco e troppo tardi‘
In secondo luogo, ancora peggio, immagina se l’accordo fosse il seguente: i governatori degli Stati si sono seduti attorno ad un tavolo e sono arrivati all’accordo di accendere un “debito comune” – loro parlano di 750 miliardi, ma quando abbiamo guardato i numeri erano 310. Molto meno di quello pubblicizzato.
Oltre a questo, hanno concordato in anticipo come investire questo denaro. Ora, quanto otterrebbe l’Arizona? Quanto il Missouri?
Hanno deciso l’importo prima ancora di conoscere l’impatto del Covid-19 sia sui servizi sanitari, sia sulle economie di questi Stati. La Stato di New York e della California, che sono donatori, perché Stati più ricchi, dovrebbero concordare quanto debito assumere per conto del Missouri e del Nevada prima di avere i dati.
Se i Governatori di New York e California dicessero ‘no amico, non sono d’accordo‘? Allo stesso tempo ho un po’ di simpatia per il primo ministro olandese, pur non essendo della mia parte politica, quando dice ‘non parlarmi di solidarietà. Perché se italiani e greci mi chiedono solidarietà, io metto le mani in tasca e prendo i soldi che ho. Questa è la solidarietà: dai miei risparmi ti dò dei soldi. Ma la solidarietà non mi impone di entrare in banca con te e ottenere un prestito comune. Quindi, fuori dalle palle’.
Sono d’accordo con lui, perché la questione non è la solidarietà, è il buon senso. Il bello di un’autentica unione fiscale è che è automatizzata, almeno nella sua prima fase.
Quindi, torniamo al 2008, con il mio esempio Nevada-Irlanda. Il Governatore del Nevada non ha dovuto negoziare con nessuno. Automaticamente la Federal Deposit Insurance Corporation, istituzione governativa, la Federal Reserve, Banca centrale degli USA, hanno rilevato le banche fallite del Nevada, ne hanno vendute alcune, fuse altre, e salvate il resto.
Lo Stato, i cittadini del Nevada non hanno pagato per questo. Lo ha fatto la FED. Indennità, sussidi, cure mediche, stipendi, venivano pagati automaticamente dai californiani e dai newyorkesi, ma senza nessun abbraccio politico su chi riceve cosa o chi prende in prestito per prestare a qualcun altro. Se ci fosse quel processo di contrattazione politica negli Stati Uniti, entrerebbero in una nuova guerra civile tale da far sembrare la versione del 1860 una passeggiata in giardino.
Scusatemi, ma non celebrerò questi accordi ridicoli da parte dell’UE, soprattutto quando non discutono ‘dell’elefante nella stanza’.
Di cosa parlo? Hanno accettato di dividere 310 miliardi, la miseria dello 0,65% del PIL, cioè niente, non vale nemmeno parlarne da un punto di vista macroeconomico. Mentre abbiamo avuto queste discussioni su una cifra insignificante. non stanno parlando della vera minaccia: abbiamo uno tsunami in arrivo, tutti lo stanno ignorando.
L’austerità è questo tsunami, l’elefante nella stanza. Perché sai, l’anno prossimo il governo greco, italiano, spagnolo dovranno cominciare a far quadrare i loro bilanci. Come negli Stati Uniti, dove gli Stati devono far quadrare i loro bilanci, qui abbiamo una regola altrettanto stupida.
Cosa significa questo? Il nostro governo, come quello italiano e spagnolo, sta per avere un deficit di bilancio del 15% del PIL. Per passare da meno 15 a zero, è necessaria un’austerità fatta di tagli di almeno il 10%. Tagli alle pensioni, ai salari, riduzione degli investimenti nel settore sanitario.
la scelta di Mario Draghi di affidarsi alla multinazionale Usa McKinseyQuando i greci, gli italiani, i tedeschi, più o meno alla fine del 2021, si risveglieranno da questo pantano del Covid-19, cosa succederà? Un enorme martello li colpirà. La mazza dell’austerità derivanti dalle stupide regole fiscali. Questo è un altro modo dell’Unione Europea di non adempiere ai suoi doveri.
Il mio messaggio ai miei amici in America è di smetterla di celebrare l’Europa come la via da seguire. Non lo è.
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