Tra Stati Uniti e Canada si registra un’ondata di caldo senza precedenti che ha fatto schizzare le temperature fino a +47,9°C! Si tratta di valori mai registrati prima, a conferma di un cambiamento climatico in atto a livello globale e che non risparmia alcun angolo del nostro Pianeta.
Sulla costa occidentale di Stati Uniti e del Canada sta imperversando un’ondata di caldo rovente: le temperature registrate sono all’incirca di 20°C più alte rispetto alle medie climatiche di riferimento. A Lytton, nella Columbia britannica, il termometro ha raggiunto i 47,9°C: un record assoluto per il Canada. Anche poco più a Sud, nello stato di Washington, la colonnina di mercurio ha infranto i record precedenti in molte città. A Seattle sono stati toccati i 40°C, a Shelton i 41,6°C.
Si tratta di centri urbani vicini al 50° parallelo Nord e che non hanno nai avuto a che fare con un clima di questo tipo.
La causa va ricercata in una possente figura di alta pressione, “heat dome” (cupola di calore) come è stata chiamata dai meteorologi. In parole semplici, è una cupola che intrappola e cristallizza il caldo, permettendo alle alte temperature di persistere per diversi giorni.
Il Canada come paese è spesso associato al freddo e alla neve. In realtà il suo clima è tanto vario quanto il suo paesaggio. Ci sono infatti quattro stagioni ben distinte, in particolare nelle regioni più popolate lungo il confine con gli Stati Uniti.
Ma le temperature estive diurne possono salire fino a 35°C e oltre, mentre non sono rare minime di -25°C in inverno. Le temperature più moderate sono la norma in primavera e in autunno.
Le estati canadesi possono essere calde e secche nelle praterie, umide nel Canada centrale e più miti sulle coste. In alcuni rari casi le temperature sono salite fino a sfiorare i 40 gradi, ma nulla di quanto sta accadendo era mai accaduto.
La BBC riferisce che la polizia nell’area di Vancouver ha contato più di 130 morti improvvise da venerdì. La maggior parte erano anziani o avevano condizioni di salute pregresse. Lisa Lapointe, capo medico legale della British Columbia, ha affermato che tra venerdì e mercoledì pomeriggio sono stati segnalati 486 decessi, un periodo in cui normalmente sarebbero documentati circa 165 decessi.
Il premier della British Columbia John Horgan ha affermato che la settimana più calda che la provincia abbia mai vissuto ha portato a “conseguenze disastrose per le famiglie e per le comunità”
Prima di colpire il Canada il 26 e il 27 giugno scorso, nei giorni precedenti aveva determinato temperature asfissianti negli USA. A Palm Springs, in California, si sono toccati ad esempio i 50,6°C, mentre a Las Vegas, in Nevada, la temperatura è stata di 45,5°C.
Anche negli Stati Uniti le autorità hanno sottolineato l’eccezionalità dell’evento climatico. “Questo evento sarà probabilmente una delle ondate di calore più estreme e prolungate registrata nella storia dell’entroterra nordoccidentale”, ha affermato in una nota il National Weather Service.
Il New York Times riporta una nota della la dott.ssa Jennifer Vines, l’ufficiale sanitario della contea di Multnomah secondo cui “Questa è stata una vera crisi sanitaria che ha sottolineato quanto possa essere mortale un’ondata di caldo estremo, specialmente per le persone altrimenti vulnerabili”. Quest’anno uno studio ha scoperto che il 37% dei decessi legati al calore potrebbe essere collegato al cambiamento climatico. Il riscaldamento globale ha aumentato le temperature di base di quasi 2 gradi Fahrenheit in media dal 1900, affermano gli esperti.
“Il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza, l’intensità e la durata delle ondate di calore”, ha affermato Kristie Ebi, professore presso il Center for Health and the Global Environment dell’Università di Washington. “Quando guardi questa ondata di caldo, è così lontano dal range di normalità”.
Si tratta di un serio avvertimento per il futuro. Il riscaldamento globale fa aumentare di intensità e frequenza gli eventi climatici estremi, dai tifoni alle ondate di calore.
Neanche il “rallentamento” di molte attività dovuto alla pandemia di Covid-19 sembra aver contribuito a ridurre gli effetti delle attività umane sui cambiamenti climatici.
L’allarme contenuto nell’anticipazione del Rapporto dell’IPPC di cui abbiamo riferito alcuni giorni fa sul nostro giornale, sottolinea proprio come i “tippings point” (punti di non ritorno) si stiano avvicinando pericolosamente.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento